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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
23/12/2017
The Muffins
Manna/Mirage
In America, terra di rare brume e rarissimi lambiccamenti, con tracce folcloristiche legate soprattutto alle leggende dei nativi, il progressive attecchì poco. I Muffins derivarono la loro ispirazione in generale dal suono di Canterbury...
di Vlad Tepes

I Muffins[1], dal Maryland, assieme a Happy the Man, sono i più validi portabandiera dell'esigua truppa del progressive americano.

Essi agirono nell'area di Washington, ma in pochi si accorsero del trio di veri capolavori licenziato sul finire degli anni Settanta (Chronometers raccoglie registrazioni 1975-1976; Manna/Mirage è un live del 1978; 185 fu registrato proprio nel 1980, due anni prima della pubblicazione).

In America, terra di rare brume e rarissimi lambiccamenti, con tracce folcloristiche legate soprattutto alle leggende dei nativi, il progressive attecchì poco. I Muffins derivarono la loro ispirazione in generale dal suono di Canterbury (e dagli Henry Cow in particolare), miscelando un piacevole jazz-rock, ma su tale pianticella (comune anche in Italia, i primi Dedalus, ad esempio) furono innestati rametti zappiani che generarono un albero dai frutti insoliti, come si può ascoltare in “Manilla Robots” o, più palesemente, nella suite “Chronometers” (23'01''), in cui il fluido e primigenio tessuto progressive viene deliberatamente franto in una serie di intuizioni che generano un affascinante saliscendi musicale.

Tale tecnica verrà perfezionata in Manna/Mirage (di gran lungo il loro lavoro più conosciuto ed antologizzato), specialmente in “The Adventures of Captain Boomerang” (22’50’’), sorta di strumentale “Brown Shoes Don't Make It”, in cui le brillanti intuizioni musicali vengono bruciate l'una dietro l'altra in una teoria vertiginosa. Siamo già fuori dell'ambito progressive propriamente detto; 185 lo confermerà in pieno: “Angle Dance”, “Antidote To Drydock” sono composizioni d'avanguardia di grande levatura in cui l'elemento goliardico e l'iniziale, scorrevole free jazz, riaffiorano solo a tratti sacrificandosi alle dissonanze ed alle cacofonie organizzate.

L’importanza crescente del loro suono (ampiamente riconosciuta dagli epigoni, americani e non) portò ad uno loro riunificazione negli anni Duemila e ad una nuova serie di opere culminate con Palindrome, del 2010.

 

[1] Mike Zentner, chitarra; Dave Newhouse, tastiere; Tom Scott, fiati; Billy Swann, basso; Stuart Abramowitz, percussioni. In Manna/Mirage Zentner lascia, entra Paul Sears; in 185 lascia Abramowitz, partecipa Fred Frith.