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REVIEWSLE RECENSIONI
Make It Right
Steve Wynn
2024  (Fire Records)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS ROCK
7,5/10
all REVIEWS
04/09/2024
Steve Wynn
Make It Right
Steve Wynn torna dopo dieci anni dalla sua ultima produzione singola, certificando definitivamente come possa essere considerato oramai un “classico” dell’American Way of Rock. Dieci brani per farci riscoprire il perché continuiamo ad amare questo grande artista. Un disco che dovrebbe essere letto in combo con il suo nuovo memoir “I Wouldn’t Say If it Wasn’t True” ma che, per chi ha una idiosincrasia per la lettura, basta e avanza da solo.

Il nuovo disco di Steve Wynn, Make It Right, è stato concepito dal musicista in parallelo alla redazione del suo nuovo libro autobiografico I wouldn’t Say If It Wasn’t True, che dovrebbe uscire per i tipi di Jawbone Press in questi giorni, in concomitanza con la pubblicazione nel suo nuovo album.

Il musicista, nelle note di presentazione dell’album, dichiara che le liriche dei brani del nuovo long playing sono state scritte contemporaneamente alla scrittura della nuova produzione letteraria sopra citata, ma che non devono essere lette come strettamente autobiografiche, anche se, in sincerità, la struttura dell’album risente del “viaggio della vita” di Steve Wynn.

Una chiave di lettura che viene rafforzata anche dalla lettura della scaletta delle canzoni che compongono l’album, la quale si apre con il brano “Santa Monica”, ovvero il sobborgo del grande agglomerato di Los Angeles dove il musicista è nato, e si chiude con “Roosevelt Avenue”, una via del quartiere di New York Queens dove Steve Wynn vive attualmente.

I brani dell'album (come immagino il libro) raccontano le scelte di vita, le decisioni, le impressioni del musicista legate alle proprie speranze, alle proprie riuscite, ai propri fallimenti ed alle proprie disillusioni. In sintesi, alla vita di uno dei più grandi musicisti americani degli ultimi quarant’anni.

 

Per i pochi che non lo sapessero, infatti, Steve Wynn è il fondatore dei Dream Syndicate, uno dei seminali gruppi del cosiddetto pasley underground, corrente musicale sorta nella California degli anni Ottanta volta al recupero del suono Sixties.

La band è stata da lui stesso risuscitata nel 2017 e, se mi posso permettere, è una delle poche reunion di storiche band del passato che ha donato agli ascoltatori della nuova buona musica e non una semplice riproposizione stantia di un passato oramai trascorso.

 

Per la realizzazione del suo terzo album solista, che esce dopo oramai più di dieci anni dalla realizzazione del disco precedente, Steve Wynn si è contornato di tanti musicisti che hanno accompagnato il suo percorso artistico musicale, da Dennis Dick a Mark Walton, chiedendo un aiuto anche a storici amici quali Mike Mills dei R.E.M., Vicky Peterson delle Bangles e Steve McCartney, componente di uno degli altri grandi gruppi del pasley underground, i Long Ryders.

Le dieci canzoni risultano così essere un ventaglio delle sonorità tipiche del rock statunitense: possiamo difatti trovare il con il country rock “miscelato” con la chitarra pedal steel influenzata ovviamente da Bob Dylan in pezzi come “Make it right” o “You’re halfway there” passando per suggestioni più marcatamente rock come quelle di “Santa Monica” e “Making good on my promises”, trovando altresì spazio un brano folk rock basato sulle chitarre acustiche come “Madly”.

E parlando di America ovviamente non potevano mancare dei brani blues come la bella “Simpler than rain” o la sussurrata “Then again”.

Le suggestioni del “sindacato del sogno”, invece, le ritroviamo in “What were you expecting” e la conclusiva “Roosevelt Avenue”.

 

Per una volta vorrei concludere con il testo del brano che è anche il titolo dell’album, perché chi di noi non si trova in qualche modo descritto da queste parole? E perchè è grazie a canzoni come queste che continuo a voler bene a Steve Wynn.

 

MAKE IT RIGHT (BENEDIKT’S BLUES)

Everything I touched turned to sand

Endless grains filtered through my hands

Time and time again

Everything I did turned to dust

In wintertime I know I must

Do my best to search for the light

I’m trying to make it right

Everything I did, I did with best intent

Every straight line I walked somehow got bent

Still I try to scale the heights

I’m trying to make it right

Seems like I’m caught with my finger in a Chinese puzzle

The harder I pull, the further I get from freedom

Lord knows that I try

I’m trying to make it right

 

FALLO BENE

Tutto ciò che toccavo si trasformava in sabbia, granelli infiniti scivolano tra le mie mani, ancora e ancora. Tutto quello che ho fatto, si è trasformato in polvere invernale, so che devo fare il mio meglio per cercare la luce. Sto cercando di fare la cosa giusta, Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con le intenzioni migliori. Ogni linea retta che ho percorso in qualche modo si è piegata. Cerco ancora di scalare le vette, sto cercando di fare la cosa giusta, mi sembra che il mio dito sia intrappolato in una scatola cinese, più tiro forte, più mi allontano dalla libertà. Il Signore sa che ci provo, sto cercando di fare la cosa giusta.