Siamo in un non precisato futuro. Il mondo come lo conosciamo non esiste più: ha cambiato forma e fattezze geografiche. E le città non fioriscono più accanto a verdi praterie o intorno ai fiumi, o all’ombra delle montagne: oggi le città attraversano quelle distese verdi, quei fiumi, quelle montagne. Per sopravvivere, le città “trazioniste”, cioè mobili – in stile castello errante di Howl - sono diventate città predatrici: inglobano piccole città per impadronirsi delle loro ricchezze e per alimentare i motori che le spingono sempre più lontano.
La più grande e potente città trazionista è Londra, e fin dai primi minuti la vediamo impegnata in una caccia ad una piccola città mineraria incitata dai suoi abitanti che si affacciano alle balaustre per ammirare la nuova conquista.
Durante la caccia, il giovane storico londinese Tom viene inviato ad esaminare il bottino di guerra fatto per lo più di reperti come tostapane e fusibili. Incrocerà il suo cammino Hester Shaw, misteriosa ragazza arrivata a Londra durante l’assalto alla piccola città. Hester cercherà di uccidere, ostacolata da Tom, Thaddeus Valentine, un uomo potente con un ego smisurato e un passato oscuro.
Ritrovandosi improvvisamente sbalzato fuori dalla città dove ha sempre vissuto e costretto a vagare insieme ad Hester in cerca di riparo, Tom scoprirà che non tutto quello che gli hanno raccontato è vero e che le persone che fino a ieri erano nemici sono invece preziosi alleati.
Con un cast che va da Hugo Weaving (Matrix, Il Signore degli Anelli), nella parte di Thaddeus, a Robert Sheehan (Misfits) nella parte di Tom, Macchine Mortali, prodotto da Peter Jackson e prima regia di Christian Rivers, è un film di grande impatto visivo dall’iconografia steampunk.
Ma i primi dieci minuti di caccia serrata nei quali vediamo Londra in tutta la sua potenza non sono sufficienti a salvare un film che attinge a piene mani dall’immaginario fantastico di un trentennio almeno, ma lo fa senza garbo. Da Mijazaki a Star Wars, passando per Matrix e Terminator troviamo città erranti, automi killer e persino una sosia di Trinity.
Tratto dal romanzo di Philip Reeve, Città Mortali, è un film su cui avevamo investito tanto: aspettative, battaglie epiche e la tanto attesa erede dei franchise più famosi.
Ma non è con una sceneggiatura debole e con evidenti ellissi che si conquista il fandom che non può passar sopra all’ingenuità di alcuni dialoghi e agli evidenti errori di scrittura.
Bene, ma non benissimo. Per fortuna il periodo delle feste e appena iniziato, ma per Macchine Mortali il voto sotto l’albero è purtroppo un 4.