«Per me la musica deve contenere una certa malinconia, una dolcezza melodica, e ho trovato tutto questo nel blues, soprattutto in quello degli artisti di colore, Lightnin' Hopkins, Muddy Waters, Freddy King».
(Estratto da intervista a Fankhauser di Lesemne & Pfeiffer pubblicata su paris.move.com, Ottobre 2006).
“Don't you try to chase me
Don′t ever plan to chain me down
I'm a lonely love man
Riding ’round from town to town”
("Love Man Riding")
Philipp Fankhauser è un songwriter, cantante e chitarrista svizzero divenuto finalmente di successo in patria dopo due decenni di attività discografica. Nato nel 1964 a Thun, comincia a suonare alla fine dei Settanta, spinto dalla passione per il blues fin da adolescente. La vera folgorazione per la musica del diavolo avviene al Montreux Jazz Festival, nel 1981, dove assiste a un'entusiasmante esibizione di Albert Collins.
La sua predilezione verso questo genere, così lontano dalle sue origini, prosegue con personaggi del calibro di B.B. King, Koko Taylor, Willie Dixon, John Lee Hooker e Stevie Ray Vaughan, sempre osservati da vicino, nel tempo, durante quella magica kermesse ideata dal leggendario Claude Nobs. In particolare, un'esibizione del 1984 di Johnny “Clyde” Copeland lascia un'impressione duratura su Fankhauser; i due hanno pure l’occasione di incontrarsi e da allora la leggenda texana si trasforma in una specie di mentore per il novizio svizzero, che in seguito si trasferisce anche in America per stargli vicino.
Philipp e Johnny diventano inseparabili, suonano insieme e si scambiano partecipazioni sui palchi e nei rispettivi tour. Il primo, a cavallo dei Novanta e del nuovo secolo inizia a sfornare album a ripetizione, toccando l’apice successivamente, tra il 2004 e 2014, con Love Man Riding e Home, lavori acclamati da critica e pubblico. E proprio Love Man Riding contiene la toccante rilettura di “I Got a Love” del suo mai troppo compianto maestro, di musica e di vita, Copeland, scomparso nel 1997 a soli sessant’anni. Passeranno cinque lustri prima che il bluesman svizzero, colpito profondamente dalla perdita, riesca a dedicargli uno struggente tributo, Heebie Jeebies - The Early Songs Of Johnny Copeland, ove ripercorre l’inizio dell’avventura artistica del suo padre putativo.
Torniamo ora al bellissimo Love Man Riding: Fankhauser compone la maggior parte dei brani insieme al noto produttore Dennis Walker (B.B. King, Robert Cray, John Campbell), con il fidato Hendrix Ackle agli arrangiamenti e alle tastiere, e l’inossidabile Richard Cousins al basso. Si comincia con la title track, un pezzo malinconico dal piglio r&b con assoli di chitarra struggenti e si arriva senza accorgersi alla conclusiva “The Sundown”, un blues profondo guidato dalla sua onnipresente e affilata sei corde e con un organo da brividi.
Dodici canzoni che evidenziano, oltre al suo estro strumentale, uno stile di canto unico, una voce calda e ruvida allo stesso tempo, che cattura nelle ballate soul (“Easy for You to Say”), stupisce nelle incursioni a cavallo tra jazz e bossa nova (“Rio de Janeiro Blue”) e regala malinconia nei lenti (“I’m Finished Here” e “One of Them”). La scelta di inserire i fiati in alcune tracce crea un trascinante ponte tra il blues e lo swing come nel caso di “You Caught Me off Guard” e “Are You Outta Your Head?”, mentre il tema della solitudine, della nostalgia, il concetto di blues come salvezza dell’anima si riallaccia alla title song iniziale in “Lonely in This Town”, un gioiellino a metà strada fra Eric Clapton e Steve Winwood per un’altra vetta del disco.
“I’ve been playing this old guitar
The only friend I found
I'm all alone here in Detroit
Man, it’s lonely in this town”
("Lonely in This Town")
“I Didn’t See (The Best of You)” e “Call on Me” incarnano perfettamente il paradigma del blues a tinte soul della California meridionale e rappresentano, con le altre canzoni presenti nella raccolta, la musica con un valore senza tempo, qualcosa con un forte significato, un’espressione unica nel suo genere, quella di un bianco svizzero che suona e canta come un nero vissuto quasi un secolo prima in una piantagione di cotone.
Musicalità eccezionale e arrangiamenti di grande classe ed equilibrio, rispettosi delle radici e con uno sguardo al futuro: tutto questo in Love Man Riding, il viaggio spirituale di un uomo redento dalle dodici battute.