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REVIEWSLE RECENSIONI
03/03/2023
Dewolff
Love, Death & In Between
Un viaggio al ritroso nel tempo, una full immersion nel cuore degli anni '70, raccontati con passione da una band cromosomicamente portata alla jam.

Attivi ormai da una quindicina d’anni, gli olandesi DeWolff, album dopo album, si sono costruiti lentamente una piccola, ma solida notorietà fuori dai confini patri, riuscendo finalmente a farsi notare anche in Italia, avendo aperto da noi il tour della reunion dei Black Crowes. Se la pandemia e il conseguente lockdown ne avevano bloccato l’ascesa internazionale, cancellando le date di promozione del loro Tascam Tapes (2019), il graduale ritorno alla normalità aveva, invece, condotto il successivo Wolffpack (2020) in cima alle classifiche nazionali, accreditando la band a una seconda posizione, abbastanza inusuale per un album di vintage rock.

Ora, la carriera del trio, composto da Pablo van de Poel, voce e chitarra, Luka van de Poel alla batteria e da Robin Piso, organi Hammond e Wurlitzer, ha subito un’accelerazione forse definitiva, grazie a questo nuovo Love, Death & In Between, un disco che affina il talento e le idee di una band, mai così consapevole dei propri mezzi e della propria appassionata visione musicale demodè. Questo, infatti, è un disco che catapulta l’ascoltatore nel bel mezzo degli anni ’70, decennio a cui le composizioni del trio olandese s’ispirano. Registrato dal vivo in studio, suono analogico al 100%, questo riuscito connubio fra rock, blues, gospel, soul e psichedelia è una macchina del tempo sonora che viaggia verso il passato. Tuttavia, non c’è nulla di posticcio nelle dodici tracce in scaletta, e tutto suona così autentico che l’impressione è veramente quella di avere tra le mani una ristampa classica e non un disco che è uscito soltanto qualche giorno fa.

Il viaggio comincia con il trascinante rock gospel di "Night Train", un singolo bomba, aperto da una voce alla James Brown, che scorre impetuoso in un mix perfetto di organo, chitarra, sezione fiati e sinuosi cori femminili. Un biglietto da visita che spiega a chi non li conoscesse chi sono i DeWolff e di che slancio verace si sostanzia questo disco, anche nei momenti, e sono tanti, decisamente più morbidi.

Ed è proprio questa predisposizione naturale alla jam, questo suonare in studio come se la band si trovasse sul palco, a essere il collante di tutta la scaletta, e a trovare il suo apice nei sedici, rocamboleschi minuti della torrenziale "Rosita", un brano che sembra nato come divertissement in studio e che raggruma, in una struttura a incastro, tutti i generi amati dalla band originaria di Geleen. 

Se canzoni come "Heart Stopping Kinda Show", che conquista per quel suo retrogusto alla Stones, "Wontcha Wontcha", con il suo ritornello orecchiabile e irresistibile, e "Counterfeit Love", dal gustoso interplay fra chitarra slide e organo Hammond, accelerano un po’ il ritmo, prevalentemente il disco sposa il mood della ballata calda e rilassata, con risultati adorabili in episodi come "Mr.Garbage Man" e "Gilded (Ruin Of Love)".

Forse qualche brano più tirato, come l’iniziale Night Train, avrebbe giovato alla resa finale dell’album, diversificando una scaletta attraverso un andamento più altalenante e movimentato. E’, tuttavia, il classico pelo nell’uovo, perché Love, Death & In Between resta un disco colorato e divertente, che conquisterà all’ascolto tutti quei nostalgici, il cui cuore è rimasto saldamente legato ai leggendari anni ’70.