Perché l'approccio alla narrazione, ai suoi protagonisti, è sicuramente anarchico, atipico, un corpo libero originale nella cinematografia di quegli anni e che risulta completamente avulso da ogni corrente ancora oggi, gli spettatori più giovani potrebbero bollare alcune sequenze come cringe, i due autori sembrano saltare dal cattivo gusto al grottesco, dall'idiota al più classicamente divertente fino all'imbarazzante, trovando una cifra stilistica personale e indovinata che rende Louise-Michel un ottimo film con pochi eguali (forse nessuno).
Louise (Yolande Moreau) vive in una triste provincia francese, donna di mezza età, analfabeta, vive vicino alla soglia di povertà circondata da un bel po' di squallore, insieme a molte colleghe lavora in una fabbrica che a causa della crisi (e per furberia dei padroni) continua a chiedere sacrifici alle sue dipendenti; rinuncia dopo rinuncia le operaie si troveranno con un camice nuovo e la fabbrica chiusa e svuotata nottetempo. Con un indennizzo statale di 2000 euro a testa una decina di loro si riuniranno per decidere sul da farsi, non riuscendo a trovare una soluzione credibile per far fruttare i pochi soldi ricevuti dallo Stato, Louise butta lì un'idea: perché non pagare con quella cifra un professionista per far ammazzare il proprietario della fabbrica? L'idea piace, i contatti giusti li ha la stessa Louise, purtroppo l'uomo prescelto, tal Luigi, ha preso a rigare dritto, non è più sul mercato. Louise allora incappa in Michel (Bouli Lanners), all'apparenza disposto a portare a termine lo scomodo lavoro, il problema è che se Louise è stramba Michel è meno in quadro di lei, l'eliminazione del capo diventerà una vera e propria avventura che porterà i due ben al di fuori dei confini della Francia.
L'approccio di De Kervern e Delépine alla narrazione è realmente originale, magari si può trovare qualche lieve rimando ad accomunare una piccola parte della loro sensibilità per la commedia al lavoro di qualche altro autore, ma sarebbe comunque una commistione di spunti che tutti insieme collimano in qualcosa di poco accostabile ad altre opere note, i due registi francesi adottano un registro che sembra non avere rispetto per nulla e per nessuno, si ride con tutto, con gli emarginati, con i malati terminali, con l'immigrazione clandestina, con le fissazioni bio, con l'omicidio, con l'identità sessuale; le situazioni oscillano dall'imbarazzante al comico senza soluzione di continuità, i due protagonisti principali sono messi in scena da due interpreti poco noti e perfetti, Louise è un orso ignorante che tenta di tenersi lontana dai vizi (non beve mai), attraversa le giornate con stolida apatia che viene smossa però dal vero orrore del film, quel sistema del capitale che nonostante venga sempre più spesso tirato a lucido non manca di produrre storture di cui qualcuno paga le conseguenze in maniera pesante, Michel è un idiota goffo e anche vigliacco (giustificato) a cui però i soldi fanno gola per uscire dalla miseria. Film piccolo ma girato in maniera molto professionale, la cadenza delle sequenze non perde un colpo, fotografia e scelta delle location aggiungono un tocco vitale ai contorni di per sé poco allegri, ne nasce un'avventura itinerante alla ricerca del capo da far fuori che al momento dei titoli di coda sembra essere finita troppo presto, riserva qualche sorpresa (molto bella la scena finale) e ci regala un'ulteriore sequenza delirante dopo i titoli di coda. La coppia di registi ha realizzato insieme una decina di titoli, almeno il successivo Mammuth aveva goduto di maggiore visibilità grazie alla presenza di Gérard Depardieu a fianco della stessa Moreau, un dinamico duo tutto da approfondire, non è da tutti realizzare un film infischiandosene completamente di dove tira il vento (ma lo faranno poi davvero?).