Quando i The Kingsmen pubblicano la loro versione di Louie Louie, corre l’anno 1963. A partire da questa data, per molti critici nascerebbe il rock come ora lo conosciamo, ed è opinione diffusa che in questa cover sgangherata (perché di cover si tratta) comincino addirittura a intravedersi i germogli del punk. Louie Louie non è quindi solo una (grande) canzone, ma una sorta di calco, di matrice dalla quale prende avvio l'evoluzione della musica popolare griffata dall’elettricità del rock.
Ascoltatela e poi confrontatela con qualcuno a caso dei riff più famosi che conoscete, che avete ascoltato centinaia di volte nel corso di una vita, e troverete un'infinita linea di parentele con quel modulo primigenio. You Really Got Me dei Kinks (che uscirà l’anno dopo), With A Girl Like You dei Troggs (1966), Smells Like Teen Spirit dei Nirvana, per citarne alcuni, sembrano, con stili ovviamente diversi, figli della medesima madre. E non è un caso che si tratti anche di una delle canzoni più coverizzate di sempre (sono più di 1200 le cover ufficiali!), come se per un rocker di razza eseguirla sia una sorta di ritorno al liquido amniotico o valga come un riconoscimento postumo di maternità.
Louie Louie venne scritta nel 1955 da Richard Berry, leader dei Pharaons, una misconosciuta band afroamericana che sbarcava il lunario suonando nelle sale da ballo. Leggenda vuole che dopo una serata andata malissimo, Berry si chiuse in camera e tentò di esorcizzare i fantasmi del fallimento. Buttò sulla carta due note di cha cha, che una chitarra ripeteva all'infinito, con l’idea di farle accompagnare da un pianoforte, da qualche coretto e da una sezione fiati discretissima. Nessun assolo, nessun fronzolo, un testo di una banalità sconcertante: un marinaio racconta ad un barman di nome Lewis le sue pene d'amore, ma a causa del gran quantitativo d'alcol ingurgitato, biascica le parole e storpia il nome dell'interlocutore in Louie. I Pharaons incideranno la canzone nel 1957, senza però alcuna fortuna, visto che sarà un flop totale.
Nel 1962, quattro ragazzi di Seattle, i Wailers, ritengono che la canzone, adeguatamente rimaneggiata, possa avere molte potenzialità. La reincidono, mettendo in primo piano la chitarra elettrica e accelerandone il ritmo. Il successo è buono, il brano passa spesso per le radio locali, ma non riesce a sfondare sul territorio nazionale.
Poi, 1963, ci provano loro, i Kingsmen, una garage band di Portland alle prime armi. Entrano in sala di incisione con un budget di soli 36 dollari con l'intento di registrare proprio Louie Louie come lato A di un 45 giri. Irruvidiscono un po’ i suoni, ci piazzano un assolo di chitarra, rendono più invasiva la sezione ritmica.
Il risultato è una mezza schifezza a causa di un missaggio a dir poco amatoriale: il brano sembra caotico, distorto, le note sono poco nitide e le parole del cantato sono pressoché indistinguibili. Nonostante ciò, i ragazzi distribuiscono comunque il 45 giri alle radio, imprimendo sul lato A la parola "Prova", sperando che il lato B faccia da traino a un improbabile successo.
Arnie Woo Woo Ginsburg, un dj della radio WMEX di Boston, passa per la prima volta la canzone un lunedì di ottobre del 1963, durante la sua rubrica intitolata "Il peggior disco della settimana". Qualche ora e le linee telefoniche della radio sono al collasso: tutti vogliono sapere come si chiama quel brano e chi è il gruppo che lo esegue. Succede così, che una stupida canzoncina sgraziata messa in onda per essere sbeffeggiata, diventi nel giro di poche settimane una hit planetaria.
Cosa aveva di magico Louie Louie? Era rumorosa, rabberciata in qualche modo, inconsapevolmente sporca e quindi, proprio per questo, alternativa, anticonvenzionale, trasgressiva. Se l'America conservatrice e bigotta già non guardava di buon occhio il nascente rock'n'roll, si sarebbe addirittura scandalizzata di fronte a un brano così rozzo e primordiale. Insomma, un bel colpo al cuore (e alle orecchie) di mamma e papà.
C'è di più, però. Il testo della canzone era incomprensibile, il vocalist del gruppo, Jack Ely, più che cantare sembrava biascicare le parole. Colpa della pessima qualità della registrazione, ovviamente. Tuttavia, nel giro di poco tempo, iniziò a circolare una strana leggenda metropolitana: il brano ascoltato a 33 o 78 giri avrebbe cioè diffuso messaggi subliminali. Non era vero, ma la gente ci credette. Così tanto che, a seguito di numerose proteste da parte di genitori inviperiti e di svariate associazioni cattoliche, la canzone venne bandita da tutte le radio e l'FBI iniziò a indagare sul gruppo e su quello stranissimo testo.
Salvo, poi, archiviare il fascicolo per mancanza di prove: le parole della canzone non contenevano nessun messaggio, erano semplicemente "incomprensibili". Ma la miccia ormai era accesa, tutti volevano possedere il vinile e fu così che Louie Louie rese ricchi e famosi i The Kingsmen. Alla faccia del povero Berry.