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REVIEWSLE RECENSIONI
19/12/2023
Ozric Tentacles
Lotus Unfolding
"Lotus Unfolding" è un viaggio cangiante e coloratissimo nel mondo dello Space Rock e della Psichedelia, dove gli Ozric Tentacles ci guidano mantenendo un livello di qualità e ispirazione sempre altissimo da quarant'anni.

A che numero di disco sono arrivati gli Ozric Tentacles? Difficile dirlo considerato che, tra le prime registrazioni in cassetta, gli album veri e propri, i live e le uscite a nome Ed Wynne, la produzione dell’ensemble britannico ha ormai assunto dimensioni spropositiate.

Difficile orientarsi, in questo mare magnum, per cui probabilmente la cosa migliore da fare, per chi non avesse famigliarità con questa bizzarra creatura, è quella di partire direttamente dalla fine, tanto più che di evoluzioni non ce ne sono state molte in questi anni, ed il livello qualitativo non è praticamente mai calato.

 

Lotus Unfolding è il seguito di Space for the Earth, uscito nel 2020 e dunque mai beneficiario di un vero e proprio tour, tanto è vero che poco dopo ne è stata realizzata una The Tour That Never Happened Edition con del materiale aggiuntivo registrato in studio.

Questa volta saranno in giro assieme ai Gong, loro compagni alla Kscope nonché altro nome storico di tutto ciò che ruota attorno al binomio Space Rock e Psichedelia. Siamo stati fortunati anche noi, perché li abbiamo visti a settembre a Veruno, in un concerto memorabile dove, in mezzo ai vecchi classici, è stata anticipata anche la titletrack del nuovo lavoro. Ovviamente speriamo tutti che possano ritornare a breve ma sarà difficile, sarebbe già un miracolo se se ne potesse parlare l’anno prossimo.

 

Registrato al “Blue Bubble”, il loro studio in Scozia, impreziosito da uno splendido artwork ad opera di Steve McKeown e Sally Clark, Lotus Unfolding è, nelle parole del loro leader, un “viaggio sonoro in alcuni dei regni musicali in cui ci siamo trovati questa volta”. Il titolo, rappresentato più che esplicitamente anche dalla copertina, ha a che fare con uno stato mentale positivo e rilassato perché, stando alle loro parole, “se la giornata sembra un loto che si dispiega, allora probabilmente sarà una buona giornata”.

È un concetto ben espresso dalla title track, che ha un ritmo rallentato e vede al centro il flauto di Saskia Wallander, a creare una serie di quadri di sospensione immaginifica utili per la mediazione a cui è talvolta associato il fiore del loto.

Per il resto, Ed Wynne sembra avere ancora una volta saldamente in mano la formazione (della quale i membri principali sono i suoi fratelli Brandi, al basso, e Silas, che si divide tra Synth e tastiere) e conduce le danze in maniera magistrale, con la sua chitarra che si mostra particolarmente incisiva sull’opener “Storm in a Teacup”, cavalcata energica a cui il lavoro di batteria di Tim Wallander dona una spinta davvero incalzante.

 

È un viaggio che non si preoccupa troppo della destinazione, procede per immagini e impressioni, sempre cangiante e sempre coloratissimo. Pochi punti di riferimento, il binomio chitarre/Synth crea le melodie, batteria e percussioni (menzione speciale per Paul Hankin in questo ruolo) dettano i tempi, per cui c’è una costante alternanza tra cose più dirette e robuste (“Deep Blue Shade”) ed altre dove è l’elemento psichedelico ad essere posto in primo piano (“Green Incantation”, in cui gioca un certo ruolo anche la chitarra acustica). Su tutti svetta poi un brano come “Crumplepenny”, lunga ed ispirata composizione dove tutti gli elementi che hanno resi famosi gli Ozric Tentacles vengono messi in fila uno dopo l’altro, senza per questo scadere nell’autocitazionismo.

Nonostante cotanta bellezza, anche questa volta non sarà possibile evitare quei commenti secondo cui “fanno sempre lo stesso disco”. Certo, non stiamo parlando di chissà quale varietà della proposta, ma la qualità e il livello di ispirazione rimangono sempre altissimi anche dopo quarant’anni di attività. Scusate se è poco.