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REVIEWSLE RECENSIONI
19/09/2024
Life In The Woods
Looking For Gold
L'esordio sulla luga distanza dei romani Life In The Woods esplora con talento e freschezza il classic rock anni '70.

E’ il 2019, quando il power trio romano Life In The Woods (composto da il chitarrista e cantante Logan Ross, il bassista Frank Lucchetti e il batterista Tomasch Tanzilli) pubblica Blue, un EP contenente cinque brani, prodotti da Gianni Maroccolo, un nome che suggerisce immediatamente un alto livello di qualità. Poi, come successo a molti artisti, l’inevitabile battuta d’arresto dovuta alla pandemia e al lockdown, che ha rallentato il progetto, senza tuttavia cancellarlo.

Cinque anni dopo, esce finalmente questo Looking For Gold, un album di debutto che ripaga ampiamente del tempo perduto e che entra di diritto nel novero dei migliori dischi rock autoctoni del 2024.

Racchiuso nell’elegante copertina disegnata da Mark Kostabi, quotatissimo pittore californiano, che aveva già messo mano all’artwork di Use Your Illusion dei Guns, l’esordio dei Life In The Woods rende omaggio al classic rock di derivazione settantiana, l’approccio è energico e vibrante, la produzione (c’è anche lo zampino di Maurizio Orlando Becker, editor presso Classic Rock Italia e Ciao 2001) recupera la genuinità di quel suono antico che, grazie alla passione dei tre ragazzi romani, torna a scintillare come in quei gloriosi anni.

 

Il disco è zeppo di citazioni e rimandi a grandi band del passato (Led Zeppelin, Black Sabbath, Pink Floyd, etc.), ma inserite con gusto in canzoni che si distinguono per qualità di scrittura e il cui andamento, pur in un contesto riconoscibilissimo, è tutt’altro che prevedibile.

L’opener "Caravan" è un potente hard rock blues che deflagra dalle casse dello stereo, travolgendo con bordate elettriche che fanno venire in mente i migliori Rival Sons, i quattro minuti abbondanti di "Mountain" volano alle stesse vertiginose altezze del leggendario “dirigibile”, "Fistful Of Stones" incorpora elementi sulfurei che richiamano alla memoria luciferine atmosfere sabbathiane, mentre la scattante "Mad Driver" è attraversata da un’adrenalinica urgenza punk.

Non mancano momenti più riflessivi che vestono gli abiti della ballata, come nella malinconica title track (con il contributo del soprano Olivia Calò), che ammicca alla psichedelia dei Pink Floyd, in "Without A Name" dalle antiche fragranze folk o nella trasognata "Hey Blue", in cui sono riconoscibili, ancora una volta, come fonte d’ispirazione, i Led Zeppelin.

Chiude la scaletta "Manifesto", un magma sonoro di cinque minuti che dimostra l’abilità della band nel far convivere melodia e rumore, bordate hard rock e suggestive derive prog e psichedeliche.

 

Looking For Gold è un grande disco di rock, in cui il citazionismo, che altrove potrebbe rappresentare un limite, qui è semmai il carburante nobile per un filotto di canzoni esplosive e intense, solide nell’esecuzione e brillanti nella scrittura. Un progetto italianissimo, che non ha nulla da invidiare a più note realtà internazionali, a cui spesso, lo dico con una punta di orgoglio, manca il talento che, invece, abbonda nella musica dei Life In The Woods.