Ed è in quest'ottica che guardiamo al primo vero successo commerciale di Spielberg, Lo squalo è un film di aperture e di record che hanno cambiato il modo di vedere il cinema; siamo a metà degli anni 70 negli Stati Uniti in piena New Hollywood, una corrente cinematografica nella quale gli autori contano più delle case di produzione, dove gli attori cambiano approccio e tratteggiano personaggi più credibili, più umani, sono anni che ci hanno regalato capolavori di altissimo livello e volti come quelli di De Niro, Pacino, Streep, Hoffmann, Nicholson e Jane Fonda per citarne solo alcuni tra i più celebri. In questo contesto di grande fermento si muovono alcuni registi/autori ai quali tutti gli appassionati di cinema guardano tutt'ora con amore, rispetto, gratitudine, idolatria e passione, parliamo di gente del calibro di Coppola, Scorsese, Spielberg, De Palma, Allen, Cimino, Pollack e ci fermiamo qui solo per non sfociare in un elenco troppo lungo.
Lo squalo arriva a spezzare un po' questa corrente autoriale, nonostante lo stesso Spielberg ci sia pienamente inserito nel mezzo, scombinando e sovvertendo diverse consuetudini consolidate; intanto si parla di un film costato nove milioni di dollari nel 1975, andando a sforare un budget previsto di quattro milioni, meno della metà, cifra all'epoca più che ragguardevole, sfora largamente anche i tempi di ripresa, cosa non facilmente consentita fino a quel momento, scombina le carte delle dinamiche distributive e di marketing usufruendo di promozione su scala nazionale e visibilità in un numero elevato di sale, tutte cose che in precedenza non esistevano o che al limite venivano realizzate in maniera graduale nel corso del tempo. L'incasso è stratosferico e, visto anche l'approccio spettacolare del film, con l'uscita de Lo squalo si va a datare per convenzione anche la nascita del blockbuster, spostando quindi l'attenzione delle case di produzione su questo nuovo filone che necessitava per forza di cose del loro intervento, i costi infatti erano alti, insostenibili per un modello di cinema indipendente, e gli effetti speciali non potevano contare ancora sull'economia del digitale.
Il film di Spielberg in poche parole cambia il cinema. Sul piano squisitamente narrativo Lo squalo viene indicato come una pietra miliare di quello che sarà il mood tensivo per il thriller e l'horror a venire e anche qui di cose ce ne sarebbero da dire a iosa. Indubbiamente la tensione crescente creata ad arte dalla scelta di non mostrare troppo spesso lo squalo (scelta dovuta anche al fatto che i quattro squali meccanici usati per le riprese continuavano a rompersi impedendone un uso più massivo) risulta vincente in tutta la prima parte del film, sottolineata in maniera perfetta dal ripetersi di quelle due note ormai storiche di John Williams che con questo tema musicale estrae la matta dal mazzo.
Spielberg scombina bene le carte allungando i tempi di attesa del confronto, costruisce la situazione, quando ci si aspetta la nuova vittima si viene smentiti, quando siamo pronti per lo squalo questo non si vede, espedienti che accrescono una tensione che, attenzione, era da manuale nel '75 e lo è ancor oggi se contestualizzata, per amor di verità c'è da dire che riguardando oggi il film non si trema di certo sulla sedia e l'unico episodio di jump scare si verifica in una situazione dove tra l'altro lo squalo non c'entra nulla.
Anche sul versante horror e su quello degli effetti visivi tutto deve essere riportato alla data d'uscita, film encomiabile ma che oggi ovviamente difficilmente potrebbe spaventare qualcuno se non chi come il protagonista Martin Brody (Roy Scheider) soffra di un cattivo rapporto con l'acqua. Ciò di cui invece si parla meno ed è a mio avviso il vero punto di forza del film di Spielberg è come Lo squalo sia un grandissimo classico d'avventura, dimentichiamoci il thriller e l'horror, è la dimensione avventurosa che permette al film di travalicare i tempi, sono il confronto eterno tra uomo e forze della natura, la sfida con la bestia, il riferimento è più a Moby Dick che ad altro, anche dal punto di vista dello score musicale, lasciate da parte il mi e il fa che precedono l'arrivo dello squalo, la partitura di Williams è una presentazione perfetta per un classico dell'avventura che ricorda addirittura i film di genere del cinema classico targati Disney, tutta la seconda parte del film, quella a bordo dell'Orca, la nave del cacciatore di squali Quint (Robert Shaw) è da manuale dell'epopea in mare, qui c'è il confronto tra tre uomini molto diversi tra loro, il terzo è l'oceanografo Hooper (Richard Dreyfuss), e quello tra loro e la bestia, piccola perla il monologo di Quint sulla barca, personaggio che sembra dover scontare i peccati del suo passato (ha trasportato la bomba che finì sul Giappone), ottima prova d'attore che eclissa quelle dei pur centrati, e forse più ricordati, Dreyfuss e Scheider.
È sotto quest'ultimo punto di vista che ancora oggi il film mantiene un valore che va oltre quello storico derivante da tutto ciò che abbiamo detto finora. Seguiranno ovviamente emuli ed epigoni, diversi sequel e improbabili varianti di cui chi scrive ricorda con affetto almeno Piraña di Joe Dante e L'orca assassina di Michael Anderson, rimangono però insuperate per diverso tempo le scelte di regia di Spielberg, le riprese subacquee, la bella location di Martha's Vineyard ma soprattutto la summa di elementi inseriti tutti al posto giusto, per diversi versi Lo squalo è ciò che ha permesso a Spielberg di diventare ciò che è diventato, anche per questo al film dobbiamo tutti qualcosina.