I londinesi Italia 90 potrebbero anche finire per rappresentare appieno tutti i motivi per cui la musica non sarà mai salvata dai trend dominanti. Che sia il Grunge, il Brit Pop, il Power Metal tedesco, il Crossover o il Bristol Sound, le cose sono sempre andate a finire allo stesso modo: entusiasmo iniziale in cui tutto sembra fighissimo, riconoscimento della ripetitività di certe dinamiche, una certa noia che subentra, poi la noia totale, poi il rigetto, poi tutto finisce e si attende la prossima Wave.
A che punto siamo, con quel ritorno delle chitarre e quel recupero dello spirito Post Punk che, lo si voglia o meno, è stato uno dei fenomeni musicali più interessanti degli ultimi cinque o sei anni?
Che l’entusiasmo sia svanito mi pare sotto gli occhi di tutti. Che non se ne possa più dell’ennesima band fotocopia è altrettanto assodato. Non siamo ancora giunti alla fine, perché ci sono in giro un sacco di act che si cimentano con queste sonorità, diverse delle quali stanno vivendo un periodo fortunatissimo dal punto di vista commerciale.
Probabilmente però, stiamo tutti riconoscendo che le band non sono tutte uguali, e che personalità e talento in sede di scrittura saranno ciò che inevitabilmente farà la differenza sul lungo periodo. L’ho scritto quando è uscito il terzo disco dei Fontaines Dc, l’ho appena scritto parlando del nuovo dei Murder Capital: se nel 2018 o 2019 potevamo ancora aprire le recensioni magnificando le bellezze di questa nuova scena musicale, adesso bisogna armarsi di santa pazienza e centellinare i complimenti, occupandosi seriamente solo di chi sembrerebbe avere le carte in regola per rimanere in sella anche quando tutto sarà finito.
Parliamo degli Italia 90, che in fondo siamo qui per questo. Esattamente tre anni fa avevo recensito il loro secondo EP, ne avevo parlato bene ma avevo anche specificato che avremmo dovuto risentirci più avanti.
Bene, ora che Living Human Treasure, il loro disco d’esordio, è finalmente uscito, possiamo tornare a quanto si diceva all’inizio. La musica non sarà mai salvata dai trend e gli Italia 90 ne sono la dimostrazione.
Si conoscono sin da bambini, sono andati a scuola assieme e hanno anche condiviso un appartamento, nel periodo di esordio con la band. Si sono dati nomi d’arte improbabili (Les Miserable, J Dangerous, Unusual Prices, Bobby Portrait) e hanno preso il loro monicker da un mondiale di calcio che si è svolto quando ancora non erano nati e che ha visto la loro Inghilterra totalizzare il miglior risultato dai tempi della vittoria casalinga del 1966.
La loro musica affonda nel Punk, un genere che tutti e quattro dichiarano di ascoltare sin da piccoli, ma non è mai stata prettamente Punk: se li ascolti ci trovi i Clash, ma anche la declinazione “post” dei Gang of Four, unitamente all’andamento marziale e al cantato “rumoroso” tipico degli Idles, la rabbia dei Fat White Family o le fredde strutture ritmiche dei Preoccupations.
Il loro disco d’esordio è un po’ la sintesi di tutto questo, l’applicazione di un modus operandi che hanno efficacemente sintetizzato nel corso di un’intervista di pochi giorni fa: iniziano a scrivere una canzone, e se si accorgono che stanno andando in una direzione troppo famigliare, cercano di portarla da un’altra parte.
Le intenzioni sono queste, i risultati non tantissimo, tant’è che se guardiamo a loro capiamo anche qual è il momento odierno di questo movimento che, per dirne una, i tizi di Livore.it hanno polemicamente battezzato “Brit Punk”. Living Human Treasure funziona, nel senso che è in linea di massima un lavoro riuscito, che ha conservato intatto il marchio di fabbrica degli Italia 90, migliorandone al tempo stesso l’efficacia, con un lotto di canzoni piuttosto vario dal punto di vista delle soluzioni e dello spettro sonoro.
Ciononostante, per quanti sforzi si possano fare in sede di ascolto, riesce difficile pensare a questa band come in grado di andare oltre il genere di appartenenza, oltre ai riferimenti e a certi stilemi di scrittura ben consolidati.
Gli Italia 90 fanno quello che fanno piuttosto bene ma sono solo questo: nel 2023 una roba del genere non basta più, mi pare di averlo messo in chiaro.
Poi per carità, ascoltando il disco si notano episodi più interessanti di altri: l’iniziale “Cut”, per esempio, è un bel monolite denso di rabbia trattenuta, pennate rabbiose di chitarra, ritmiche cadenzate ed una certa freddezza di fondo. Fa il paio con le geometrie marziali di “Competition”, che è forse la traccia migliore, anche se per onestà intellettuale bisogna dire che si tratta di un brano che i nostri avevano già incluso nel primo EP (e che in questa nuova versione, francamente, non aggiunge nulla che non si sapesse già) e che dimostra come i nostri diano il meglio quando rallentano il ritmo e puntano su ritmiche granitiche e sul retrogusto glaciale delle melodie. Un brano come “Golgotha”, da questo punto di vista, risulta particolarmente efficace, anche se molto più telefonato degli altri due.
Il resto è un compendio del Post Punk britannico di questi ultimi anni, tra assalti frontali in stile Hooligan (“Magdalene”, “Leisure Activities”, “Funny Bones”) ed una certa leggerezza Punk che non disdegna un po’ di militanza politica (“New Factory”, anch’essa già nuova versione di un brano già inciso, il singolo “Tales From Beyond”, che nella sua scontatezza ha tutta l’esplosività di una potenziale hit). Tutto bellissimo, tutto suonato alla grande, oltretutto con una notevole cura dei dettagli. Tutto qui, però. Menzione a parte per “The MUMSNET Mambo”, che con le sue reminiscenze Jazz ricorda un po’ il lato più sperimentale di un gruppo come i Viagra Boys, e potrebbe rappresentare una possibile linea da esplorare in futuro.
Sono bravi, gli Italia 90, personalmente trovo che la loro proposta potrebbe riuscire ad essere più efficace di quella degli Idles, che arrivati al quarto disco hanno già fatto intravedere qualche segno di flessione. Se pensiamo però, come dicevo all’inizio, che tutto questo movimento di chitarre e Post Punk ha partorito gente come Fontaines Dc e Murder Capital, si riusciranno a ristabilire immediatamente le giuste proporzioni.