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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
16/07/2021
Frah Quintale
Live Report, Anfiteatro del Vittoriale, 8 luglio 2021
Grande successo, per un artista che sembra destinato ad una luminosa carriera e nuovo trionfo per Tener-a-mente, che nonostante la capienza ridotta, si conferma tra le rassegne più belle che abbiamo in Italia. Con l’augurio che non manchi molto per tornare a frequentarla senza restrizioni e distanziamenti.

Ha piovuto per tutto il viaggio, a tratti in modo violento e in certi momenti è caduta anche una grandine particolarmente fitta, al punto da farmi temere per la carrozzeria dell’auto. Giunto sul posto e trovato parcheggio a circa trecento metri dall’entrata, non accenna a smettere e così rimango in macchina ad aspettare, in compagnia di un libro per ingannare l’attesa. Manca un’ora scarsa all’apertura delle porte ma le indicazioni sul sito erano chiare: il concerto si terrà anche in caso di pioggia. E nonostante l’intensità delle precipitazioni mi facesse temere che alla fine gli organizzatori non avrebbero rischiato, è andata esattamente così. Quando finalmente accenna a smettere ed esco dall’auto, trovo il pubblico ordinatamente in fila in attesa di entrare. In tanti hanno dismesso mantelline e ombrelli vari, in alcuni casi sono pure tornate fuori le maniche corte. Ha smesso di piovere, il cielo si è addirittura aperto, a quanto pare ce la faremo.

Ora, detto sinceramente, non so che cosa sarebbe successo se avesse piovuto così anche durante il concerto e fossimo stati costretti a seguire tutto senza poter abbandonare il nostro posto. Di sicuro però c’è una bella differenza tra perseverare a tutti i costi ed arrendersi già in presenza di previsioni metereologiche negative, come di recente accaduto a Ferrara oppure a Cremona per lo stesso Frah Quintale.

Un plauso alla tenacia di chi ha organizzato e agli agenti atmosferici compiacenti, dunque, questa sera lo show ce lo siamo portati a casa.

Frah Quintale era tornato la scorsa estate con “Banzai (lato blu)”, indicazione cromatica per segnalare che il seguito del pluridecorato “Regardez-moi” sarebbe uscito in due parti, come sta iniziando a diventare consuetudine nell’era dello streaming. Livello di scrittura sempre alto, ed anche se il “lato arancio”, fuori quest’anno a giugno, contiene nel complesso brani più ispirati, si può dire che della scena It Pop l’artista bresciano rappresenti la fascia di gran lunga più talentuosa.

Dicevamo Brescia. Questa sera tecnicamente siamo a Gardone di Riviera ma è chiaro sin dalle prime battute che si giochi in casa. Non solo per i continui riferimenti al capoluogo di provincia, soprattutto all’ultimo concerto che ha tenuto in questa città, nel maggio del 2018, ma anche per la presenza della madre in prima fila, salutata in modo scherzoso dopo un paio di canzoni.

Il pubblico è giovane, a tratti anche giovanissimo: è il pubblico di Frah Quintale ma fa strano vedere così tanti ragazzi in un luogo come l’anfiteatro del Vittoriale, che normalmente ospita artisti con un seguito leggermente più attempato. Ad ogni modo, questa sera l’atmosfera è incandescente: sarà la gioia dello scampato pericolo meteo, sarà il groove irresistibile delle nuove e delle vecchie canzoni, fatto sta che a sedere non è rimasto praticamente nessuno. Hanno resistito giusto nelle battute iniziali, poi si sono giustamente scatenati e soprattutto le gradinate hanno offerto un colpo d’occhio veramente bello, con i fan a saltare e ad ondeggiare all’unisono al ritmo della musica. Settecento persone, la metà della capienza, ma a giudicare dal calore dell’atmosfera, sembrava di essere ancora in epoca pre Covid, con la venue imballata fino all’ultima sedia. E bisogna fare un plauso allo staff e alla sicurezza, che mai hanno interrotto o disturbato questa celebrazione collettiva. Anche perché, occorre dirlo, il tutto si è svolto in maniera composta, nessuno ha mai esagerato o debordato

Parliamo di musica, adesso. Il dato più importante è che Frah Quintale si è portato dietro una band. Non c’è più Ceri che lo accompagna alla consolle ma tre diversi elementi: Bonito alla batteria, Benjamin Ventura alle tastiere e un personaggio del calibro di Bruno Bellissimo, che si alterna tra basso, chitarra e Synth. Un vero e proprio ensemble, dunque, che permette finalmente di valorizzare la componente Rnb della sua musica. Fin dall’inizio infatti, con le note di piano di “Intro (fiori colorati)” che esplodono in “Contento”, si capisce che il tiro è decisamente maggiore rispetto ai live dello scorso tour: batteria e basso soprattutto, quando sono presenti insieme, creano dei pattern sonori molto efficaci, il tutto viaggia sempre a pieni giri ed il ritmo è irresistibile, complice anche Frah, che è il solito mattatore che conosciamo, col suo saltare da un capo all’altro del palco, esibendosi al contempo in una performance vocale di buon livello. L’unico difetto è che sul palco sono forse troppo pochi: il sound di questi brani avrebbe a mio parere richiesto una chitarra sempre presente a dialogare con la sezione ritmica , mentre invece qui è inevitabile che le sequenze abbiano ancora un ruolo centrale. Altro piccolo neo è che Frah, pur cantando bene e reggendo alla grande per tutto il concerto, a tratti risulta un poco monocorde, la sua voce andrebbe modulata meglio in modo da rendere il tutto più variegato.

Sono comunque problemi di piccola entità: il concerto è bellissimo e la resa è nel complesso migliore rispetto alle date del precedente tour a cui avevo assistito.

Scaletta incentrata sul nuovo album, che il pubblico dimostra di conoscere e apprezzare tantissimo, a giudicare dai singalong sulle varie “Cardio”, “Le cose sbagliate”, “Lambada”, “Le sigarette”, “Amarena” e via andare. Molto bella anche “Gabbiani”, un singolo uscito nel 2020 ma non inserito in “Banzai”. E c’è da segnalare l’esecuzione di “Chicchi di riso”, più acustica e minimale, dove è lo stesso Frah ad occuparsi della parte che in studio era cantata da Franco126. Molto belli anche quegli episodi, come “Due ali”, “Scheletri” e “Pianeta 6”, dove le tessiture elettroniche hanno un ruolo preponderante, a discapito della componente Soul.

Prima dei bis da “Regardez-Moi” non arriva molto ma non sembra che il pubblico ne abbia bisogno. È comunque un boato quando parte “Missili”, forse la sua più grande hit fino ad ora, proposta in una bella versione saltellante con la chitarra di Bruno Bellissimo a dettare il ritmo. È il preludio ad una piccola sezione dedicata al passato e incentrata sulle ballate, con “Colpa del vino”, “Gravità” ed un piccolo medley tra “Accattone” e “Stupefacente”. Inutile dire che l’atmosfera è incandescente e che tutti cantano parola per parola.

Il finale del main set è invece affidato ad una struggente “Se avessi saputo”, eseguita con le sole chitarra e tastiera, un brano inusuale, che abbandona i racconti tragicomici della sua vita sentimentale e lascia da parte per una volta il tono autoironico, per riflettere seriamente sul rapporto tra una storia d’amore e le difficoltà delle circostanze. È in un certo senso la degna conclusione di un concerto che, nonostante il clima di festa, accentuato dagli enormi girasoli di plastica a decorare il palco, ha comunque voluto mettere a tema il ruolo unificante della musica in un’epoca drammatica come quella che stiamo ancora vivendo e l’importanza di tornare a suonare dal vivo dopo così tanti mesi di stop. Lo abbiamo ascoltato a metà set, con un messaggio registrato dallo stesso artista accompagnato da una base musicale eseguita dalla band ma è stato un tema presente, direttamente o indirettamente, durante tutta l’ora e mezza abbondante del concerto.

I bis sono tutti dedicati al passato e rappresentano anche il momento in cui l’intensità viene portata al massimo e tutti si scatenano, consapevoli che manca davvero poco alla fine: ci sono “8 Miliardi”, abbandonata dopo il primo ritornello per tuffarsi immediatamente in “Cratere”, l’altro brano simbolo della sua carriera, poi la nostalgica “Nei treni la notte” e ovviamente “Si ah”, che ad un certo punto tutti si sono messi a chiedere con insistenza (“E stasera è già andata bene – ha scherzato lui – l’altra sera ce l’hanno chiesta già al terzo pezzo!”).

Dovrebbe essere finita qui e invece, per la sorpresa e l’entusiasmo dei fan, i quattro tornano nuovamente sul palco: “Lo facciamo solo perché siamo a Brescia!” ha precisato Frah. Però i pezzi sono finiti, la presenza di basi e sequenze fa sì che non si possa improvvisare niente così su due piedi. Qualcuno dalle prime file chiede “Floppino” e allora parte una breve versione a cappella, giusto una manciata di secondi ma sufficiente a fare impazzire l’anfiteatro, che la accompagna con un fragoroso singalong. Dopodiché arriva un’altra esecuzione di “Due ali”, che comunque, a livello musicale, era stata una delle migliori della serata, bene così.

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