Riccardo Dellacasa l’avevo visto quasi a sorpresa a settembre, quando durante la prima serata del Mi Manchi Ancora, si era esibito fuori dal palchetto secondario posizionato appena fuori dal Circolo Magnolia, che durante le giornate del festival ospitava mini live di artisti vari, destinati soprattutto a coloro che non avevano trovato posto a causa del repentino sold out.
In quell’occasione me ne stavo andando a casa, al termine di un ottimo set dell’headliner della serata Margherita Vicario quando, passando accanto al piccolo stage, ho visto Riccardo che si stava preparando per l’esibizione. Non ricordavo dovesse esserci anche lui e quindi sono rimasto volentieri, attirato anche dalla curiosità di ascoltare qualche anteprima dal nuovo lavoro. Fu un set breve, con lui da solo sul palco, ma diede già precise indicazioni di quello che avremmo ascoltato su Sale rosa: scomparsa quasi totale della forma canzone, maggior presenza dell’elettronica ed una componente Disco prioritaria rispetto al cantautorato vestito di Pop che aveva caratterizzato il precedente Amore italiano. Un’evoluzione per certi versi prevedibile, frutto del suo vecchio amore per la Dance e l’elettronica ma anche di un lungo periodo a Parigi in cui ha potuto confrontarsi con altri approcci e proposte.
A quasi tre mesi di distanza, nella sempre suggestiva Palestra Visconti, situata nel seminterrato dell’Arci Bellezza, Riccardo ha riunito per la prima volta la sua vecchia band e ha presentato dal vivo le canzoni di Sale rosa. Il disco lo aveva registrato in solitaria, occupandosi di tutti gli strumenti, ma aveva già chiaro in testa che sul palco lo avrebbe proposto in un altro modo. Set di un’ora, molto compatto, con le chitarre in bella evidenza, ad accompagnare i Synth e le varie basi e a dialogare con essi. Ho ritrovato la solita energia che i dellacasa maldive hanno sempre saputo sprigionare, ma questa volta resa ancora più intensa da composizioni scritte appositamente per ballare, con la ritmica in evidenza e melodie di facile presa a spingere il singalong. Il pubblico lo sa e lo percepisce, il calore della sala contrasta col freddo dell’esterno e brani come “Nora”, “Domani”, “Sto perdendo me stesso”, “New Awakening, New Beginning”, “Voglio solo stare fuori all’aria aperta” infiammano a dovere i presenti.
L’attenzione è rivolta quasi esclusivamente al nuovo disco: Amore italiano è presente solo con “La corsa”, che Riccardo suona da solo alla chitarra e che il pubblico dimostra di ricordare ancora molto bene, visto che ne canta a gran voce il ritornello. Dal passato vengono più che altro ripresi i primi due singoli, “Davide” e “Genova”, che sono quelli con cui l’avventura di dellacasamaldive ha preso il via. Anche qui la formula scelta è voce e chitarra con accompagnamento del pubblico, ma in “Genova” la band si aggiunge nel finale e l’effetto è notevole.
Un bel concerto, un “buona la prima” su tutta la linea che arriva ancora più prezioso nel momento in cui, speriamo di no ma ci facciamo poche illusioni, gli eventi musicali e non solo stanno per subire una nuova pesante stretta. Il giorno dopo ho comunque raggiunto Riccardo per la chiacchierata che avremmo dovuto fare nel pomeriggio dello show e che per motivi tecnici non è stato possibile realizzare.
Cosa dici del concerto di ieri? Come ti sembra sia andato?
Mi sembra bene, dai [ride NDA]! dellacasa maldive dal vivo riesce a far cantare e ballare i presenti: obiettivo raggiunto!
La band è quella del precedente disco? Non ricordo benissimo i nomi... sicuramente ieri sera hai comunicato l'addio di Davide Bezier che è con te sin dall'inizio. Ci puoi dire qualcosa di questa sua decisione?
Abbiamo cambiato un elemento: l’arrivo di Emanuele Morena a chitarra, tastiere, percussioni e voce ha dato un supporto qualitativo importante rispetto al passato e siamo molto felici di averlo sulla nostra barca!
C’è sempre Dario Canepa, il batterista, colui che gestisce il ritmo delle maldive e poi, sì, Davide ha suonato il basso con noi l’ultima volta domenica al Bellezza. Ha deciso di utilizzare il suo tempo dedicato alla musica nel suo nuovo progetto chiamato Club Amor insieme al suo/nostro caro amico Ariel Mojetta. Fa sempre un po’ male quando un membro prende una scelta del genere ma l’abbiamo capito e siamo contenti di questo suo nuovo percorso: gli auguriamo il meglio e di certo lo supporteremo al massimo. Rimane e rimarrà sempre della famiglia delle maldive. Poi il tempo, in queste circostanze, è l’unico e migliore amico che si possa avere: chi vivrà vedrà!
Parlando di Sale rosa, la trasformazione che hai messo in atto era già stata anticipata dal singolo “Fluido”, che poi non è finito nel disco (e che non hai suonato neppure ieri sera). L'impressione è che tu ora abbia trovato una dimensione che ti soddisfa di più e che valorizza maggiormente le tue capacità. È così?
Sicuramente è così: il live è strutturato in maniera quasi da dj set. Ci siamo concentrati sull’idea fresca di Sale Rosa: un disco in grado di far cantare e ballare. Il concerto vuole far tornare a casa gli spettatori stanchi, ma felici. Non è detto poi che “Fluido" non verrà suonata in futuro, ma per questa prima data, abbiamo voluto utilizzare il tempo a disposizione dando spazio a Sale Rosa, il nuovo disco.
Legato a questo: in “Pedalini” raconti che hai sempre voluto fare il dj: con questo disco hai un po’ cercato una conciliazione tra i due ambiti, o sbaglio?
Esatto, dici bene. Come detto prima, stiamo lavorando proprio su quell’idea di coniugare l’esperienza live a quella del clubbing. Ci piace molto poter suonare della musica, ballare quando siamo sul palco e vedere che il pubblico ci segue e si diverte!
Per “Sto perdendo me stesso” hai collaborato con Max Collini: come è nata la cosa? Gli hai fatto avere già un testo pronto oppure ci ha messo qualcosa di suo? Te lo chiedo perché, data la caratura del personaggio, ho pensato che il suo contributo avrebbe potuto essere più consistente…
Con Max è andata che stavo lavorando a "Sto perdendo me stesso" e, dopo aver girato le prime demo agli amici, mi hanno detto cose del tipo “Offlaga Disco Maldive” o “Dellacasa Disco Pax” e allora, tramite Allo de La Valigetta, ho mandato il brano così com’era a Max e gli è piaciuto: mi ha mandato una take lunghissima in cui diceva in maniera diversa alcune frasi del testo, probabilmente quelle che sentiva più vicine, e via così. Non escludo per il futuro un coinvolgimento più ampio con Max, ma per ora ci ha fatto molto piacere che ci abbia dato la sua disponibilità e siamo contentissimi del risultato.
Mi pare che dal vivo in generale i brani di questo disco acquistino una marcia in più. Merito del fatto che le chitarre sono maggiormente in evidenza o c’è altro?
Ci sono i suoni del disco delle maldive riportati in versione live con ogni elemento che apporta qualcosa di suo sul palco. La magia nasce proprio lì. La band dal vivo funziona bene e sicuramente è la forza di questo momento del progetto: sono infatti conscio di voler fare il prossimo disco tutti insieme in studio e non più io da solo [ride NDA].
Ho notato che la setlist è stata incentrata quasi esclusivamente sui brani di Sale Rosa mentre le cose di Amore italiano le hai suonate da solo. C’è un motivo particolare? Come vedi oggi questo disco ad anni dalla sua uscita?
Il motivo, come ti dicevo, è per il fatto che abbiamo voluto incentrare il live sull’ultimo album: la data di domenica a Milano è stata la prima vera in cui abbiamo suonato i brani dal vivo tutti insieme.
Possiamo considerarla come una data zero del tour di Sale Rosa organizzato da Antenn Music Factory: integreremo nel futuro alcuni brani di Amore Italiano che fa parte del nostro amore verso la musica da ballare e cantare, che lì era allo stato quasi embrionale, ma siamo molto legati al nostro passato. Ha fatto il suo percorso e ora vogliamo dargli una nuova veste per i futuri live.
Cosa succederà adesso? La prospettiva che da qui in avanti i concerti si possano frequentare solo previo tampone negativo, oltre che Green Pass rafforzato, non mi sembra economicamente sostenibile per gli organizzatori. Tu che ne dici?
Dico che Sale Rosa ha bisogno di esser suonato il più possibile e ci adatteremo a quello che il futuro ci darà. A oggi la situazione è dura un po’ per tutti, ma l’anno sta per finire, la primavera porterà una nuova ventata di speranza e di voglia di vivere che comunque non manca ora: il concerto di domenica è stato un simbolo per noi. Questo tipo di concerti e di esperienze culturali hanno bisogno di esistere per chi le organizza, per chi si esibisce, ma tantissimo per chi partecipa in maniera attiva perché fa parte della poesia, della magia e della bellezza della vita stessa.
I dellacasa maldive sono pronti e non vedono l’ora di tornare presto sul palco. Sarà difficile poi farli scendere [ride NDA]!
Photo courtesy: Paolo Mottadelli