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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
02/08/2019
Apparat
Live Report - ROAM Festival, Lugano, 26 luglio 2019
La branch europea del tour di Apparat tocca Lugano in occasione del ROAM festival. Il nostro live report.

Va detto che il concerto ha rischiato seriamente di non avvenire a causa della perdita di alcuni bagagli (due tastiere e una chitarra) da parte della compagnia aerea (la Vueling ben nota a chi va al Primavera Sound per i disagi degli ultimi anni...) ma grazie al team dell'organizzazione di Filippo Corbella si riusciranno a trovare per tempo gli strumenti per la serata. Da non dare per scontato la disponibilità del gruppo ad adattarsi alla situazione, cosa assolutamente non ovvia.

Ma andiamo con ordine.

Preceduta dal ticinese Under Changeover, progetto di elettronica in cui in molti spunti ricorda il Jon Hopkins più essenziale, e dagli esordienti Lea Porcelain, divisi tra punk-rock e garage, l'esibizione della band di Sascha Ring comincia alle 22.50.

Il palco vede la presenza di un trombone, due tastiere, un violino, un violoncello, la chitarra in prestito del sopracitato Filippo e un ukulele.

L'ex Moderat è al centro del palco, alla sua destra c'è un violoncello e alla sinistra un violino. I musicisti che lo accompagnano sono degli ottimi polistrumentisti, e alternano senza paura tastiere, trombone e campioni con un rispetto del suono sia dei ‘legni’, come lo si riesce a sentire nei pezzi con più pathos, che con le macchine, a cui riescono a dare un’anima. Una menzione speciale al batterista Jörg Waehner, ipertecnico talmente dentro al suono e protagonista anche quando sembra partire il ‘martello’ techno.

Il sound del gruppo spazia dalla Ambient al folk e in pochi minuti ci si ritrova avvolti dal suono della natura, in una cattedrale o nel silenzio del deserto passando dal ballo sfrenato all'estrema tensione emotiva e tutto sembra avere un senso e una logica.

L'ultimo lavoro "LP5" è presentato con tutte le sue sfaccettature, anche la scarna scenografia ha il suo ruolo: colori diversi per ogni mood e quando il palcoscenico è quasi al buio, una luce bianca illumina Sasha ripiegato sugli strumenti avvolti da una nuvola di fumo.

Il finale è lasciato alla 'classica' "Black Water" con il pubblico quasi immobilizzato dalla magia che circonda il suono che sembra non voler smettere.

Dopo poco più di un'ora il gruppo lascia il palco con Sasha, che visibilmente sorpreso, si lascia sfuggire “Perdo anche la prossima volta gli strumenti se poi il concerto viene così bene”.

Questo intenso live dimostra che il progetto Apparat funziona, le diverse facce appartengono allo stesso 'cubo' multidimensionale, il che dimostra l'estrema duttilità della musica elettronica e di tutte le sue possibili contaminazioni.

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