Come racconta Ducci “Stavo improvvisando con la chitarra nylon mentre pioveva e piano piano è cominciata a formarsi It’s Hard to Be Easily Loved. È la prima canzone tra gli inediti che faccio live e che usciranno all’inizio del prossimo anno. Essere amati o compresi, alle volte, sembra funzionare come quei trapassi strani che sono i cambi di stagione, o come addormentarsi. Può essere molto difficile e sembra accadere, se accade e quando accade, fuori dal tempo cronologico. Per cui ogni aspettativa appare un dispendio inutile. Ne è venuta fuori una canzone in nylon e organetto zampettante che mi ricorda la nebbia gialla che fa la paraeidolia di un gatto nella poesia The Love Song of A.J. Prufrock di Elliot:
“Slipped by the terrace, made a sudden leap,
And seeing that it was a soft October night,
Curled once about the house, and fell asleep.”
Michele Ducci era la “M” del duo electro-pop “M+A”, che ha pubblicato due album per Monotreme Records, il secondo dei quali, These Days, è valso alla band un posto nella lista delle “migliori nuove band del 2014” del The Guardian e li ha visti esibirsi dal vivo sul Pyramid Stage di Glastonbury e alla Biennale di Venezia.
Il duo ha poi formato un nuovo progetto, Santii, che ha coinvolto diversi artisti hip hop tra cui Rejjie Snow, Mick Jenkins e il produttore musicale Supah Mario (Drake, Young Thug), pubblicando due EP con l'etichetta italiana Sugar Records.
Un breve periodo in un'altra band ha portato Michele a capire che voleva fare musica da solo, lontano da pressioni commerciali o di carriera esterne. Dice Michele: “Sono tornato nella casa dove sono nato e dove ho iniziato a suonare. Dopo la pandemia non avevo praticamente più strumenti, tranne una chitarra a tre corde e una pianola. Avevo bisogno di fare un disco che non ero mai riuscito a fare e che avevo sempre sognato di fare. Qualcosa di molto essenziale: con il pianoforte e la voce”.
Arriva così SIVE, una raccolta di canzoni realizzate con amore, incentrate principalmente sul pianoforte e sulla sua voce morbida e soul.
L'album è stato registrato a Forlì, in Italia, presso gli studi L'amor Mio Non Muore. Secondo Michele “mi sono imposto di non usare il computer: l'intero album è registrato in analogico, senza editing, suonato e cantato tutti insieme. In questi tempi di iper 'montaggio' avevo bisogno di tornare a qualcosa che fosse così come veniva suonato”.
SIVE abbraccia una gamma di stili, dai toni sognanti da cantautore di "Feelings", "Here You Are" e "Nonesome" al pop uptempo di "You Lay the Path", all'infuso di RnB di "Just Because" e alla poesia beat percussiva di "Hic". L'apertura dell'album, “River”, è una ballata struggente che si snoda come il suo titolo, aprendosi con la tranquilla intimità di voci sommesse e pianoforte e raccontando il momento in cui desiderava lasciarsi alle spalle il mondo della musica: “Chiamano il mio nome ma io sono un fiume”.
Per quanto riguarda il titolo dell'album, Michele dice: “Sive” è una parola latina che deriva da una frase del filosofo Spinoza: “Deus Sive Natura”. Ho passato molto tempo a conversare con un grande filosofo italiano e mio amico, Rocco Ronchi, e questa parola mi si è imposta. Non mi interessava tanto Dio o la Natura, ma quell'improvviso vagare, quel passaggio, quel divenire paesaggio, segnalato dal termine “sive” che significa “cioè”, quasi “cioè”. È un po' come quando in un acquerello, o guardando le nuvole o la macchia in un muro, notiamo un volto e diciamo: “Eccolo”! 'Eccolo di nuovo'!”.
La copertina è un acquerello realizzato da Michele e dalla sua compagna Letizia, che canta anche i cori in alcuni brani.