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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
23/10/2020
Eric Clapton and Steve Winwood
Live from Madison Square Garden
L'occasione per ascoltare live due artisti che, stimolati a vicenda, danno il meglio di sé. Un pizzico (ma proprio un pizzico) di nostalgia, e tante sorprese per uno show indimenticabile.

Lo scorrere del tempo ha fatto riflettere molto Eric Clapton. Alcuni momenti  leggendari della sua carriera condivisi con compagni di Band o vissuti grazie a fulgide collaborazioni artistiche potevano non essere più rivissuti.

Così, come già successo con la reunion dei Cream (2005) e il disco con J.J. Cale(2006), Slowhand  ha riconsiderato anche la sua relazione con Steve Winwood.

Grandi amici fin dagli anni ’60, dopo la breve parentesi Blind Faith del 1969, i due si sono incontrati solo in poche occasioni, la più celebre per gli ARMS Concerts (1983).

Dopo un primo approccio nel maggio 2007 a Highclere Castle per Countryside Rocks, dove Eric si è unito alla band di Stevie per 8 canzoni, fra le quali una scintillante Watch Your Step e la sempiterna Gimme Some Lovin, è stato il turno del Crossroads Guitar Festival, occasione in cui il chitarrista ricambia l’invito e suona con il suo compare Presence of the Lord, Can’t Find My Way Home, Had to Cry Today e Crossroads, cedendo poi a Winwood palco e band per una Dear Mr. Fantasy, acclamata e conclamata.
Ritrovata, quindi, una perfetta compatibilità musicale, si spargono subito le voci per una possibile serie di concerti del duo. Tutto si materializza velocemente, vengono comunicate tre date per il 25/26/28 febbraio 2008 (subito sold out) in New York ,al “mitico” Madison Square Garden.

L’attesa è notevole, perché vi sono alcune variabili decisive nell’incrementare la trepidazione. Quali canzoni verrano scelte per la scaletta oltre al repertorio Blind Faith? Quali musicisti comporranno la band di accompagnamento?

Se la seconda domanda tutto sommato avrà una risposta abbastanza scontata, con i fidi Chris Stainton e Willie Weeks più il batterista Ian Thomas in gruppo, la prima questione lascerà di stucco tanti, con sorprese imprevedibili e tributi sentiti.

Elettrizzati ed emozionati il giusto, Clapton e Winwood esordiscono entrambi alla chitarra per una caparbia versione di Had To Cry Today. Nella parte finale gli assolo si intersecano magnificamente e, tempo di ascoltare uno scroscio di applausi del pubblico pagante, ecco arrivare un’inaspettata Low Down, semisconosciuto pezzo di J.J. Cale, da Guitar Man, che ricorda negli accordi iniziali, Lay Down Sally. Anche Them Changes di Buddy Miles, che proprio in quei giorni - 26 febbraio, assoluta casualità- lascerà questo mondo, esalta e lascia presagire delle serate indimenticabili.

L’inizio travolgente non si placa: Winwood dichiarerà in un’intervista di apprezzare la discografia di Clapton degli anni ’80. E forse proprio la prescelta Forever Man, hit da Behind the Sun è la canzone che più rappresenta quel periodo. Alimentata dalle tastiere di Stainton, dall’Hammond Organ di Steve e con due brucianti soli di Eric, il pezzo vola via veloce fra l’entusiasmo del Madison. Ci pensa il blues classico di Sleeping in the Ground, outtake del loro unico album insieme, a resettare i suoni e la setlist verso canoni più prevedibili.

E’ il turno, quindi, della prima canzone interamente scritta per musica e testo da Clapton: Presence of the Lord; stavolta, non vede il solo Winwood alla voce, ma i due si dividono le strofe per poi cantare l’ultima insieme. L’esecuzione è perfetta, non raggiunge l’apice della versione live At Fillmore dei Derek and the Dominos, ma scorre veloce per portarci al classico strumentale dei Traffic, Glad, con il sassofono dell’originale sostituito da una chitarra insistente e pungente. E’ tempo di catapultarsi in Well All Right, prezioso brano di Buddy Holly tanto amato in gioventù da parecchi musicisti, che poi diedero vita al British Blues. Poi, dall'Lp No Reason to Cry, arriva un classico di Otis Rush, Double Trouble. L’esecuzione è da brividi e fa tornare alla mente i fasti di Just One Night, a cui segue la riproposizione di un altro sporadico incontro tra i due (Rainbow Concert,1973) con la tonitruante Pearly Queen.

Le più appannate Tell the Truth e No Name No Face No Number ci avvicinano al cuore dello show: prima una rutilante After Midnight, poi una misconosciuta gemma degli anni ’80 di Steve (scelta da Eric…era il suo turno, ricordate?), e cioè Split Decision scritta con Joe Walsh e colta dal vendutissimo Back in the High Life.

Le luci si abbassano, giunge il momento più intimo, dove i due musicisti, senza accompagnamento, celebrano il loro passato. Prima, Clapton all’acustica rivisita Rambling on my Mind dal formidabile Beano Album con John Mayall e i Bluesbreakers, poi Winwood fa rivivere Georgia on my Mind, come quando la suonava nel ’67 con lo Spencer Davis Group.

Chissà se i due hanno studiato a tavolino pure il fatto che i titoli di entrambe le composizioni  sembrino fatti apposta per la loro solo performance: On My Mind, Nella Mia Mente, caratterizza sia Rambling che Georgia, particolare la cosa ,non trovate?

L’emozione, però, non finisce qui, visto che arriva il tributo a Hendrix. Prevedibile un' accorata Little Wing seguita dai quasi diciassette minuti di Voodoo Chile, una vera martellata in testa che spinge le extrasistole al parossismo. Ebbene sì, Winwood aveva suonato nell’originale di Jimi, ma chi si aspettava questa interminabile versione con la chitarra che urla e l’organo che piange note psichedeliche? Capolavoro!

C’è poco tempo per riprendersi, arrivano le piacevoli e scontate Can’t Find My Way Home e Dear Mr. Fantasy, che riportano Steve alla chitarra, prima del bis Cocaine.

Nelle tre serate la scaletta è stata pressoché simile: un bis ha previsto l’esecuzione di Crossroads e l’intermezzo acustico è sempre rimasto legato alle composizioni di Robert Johnson, con appunto come alternativa Kind Hearted Woman Blues, il tutto piacevolmente riportato nella versione DVD.

All’epoca ci fu molto fermento e circolarono parecchi bootleg accrescendo particolarmente l’attesa della pubblicazione dell’opera. Effettivamente il lavoro vide la luce solo nel Maggio 2009, abbondandemente più di un anno dopo gli shows. Fu proprio Clapton ad Agosto 2008  nel colloquiare casualmente con un fan, trovatosi nello stesso hotel, il mattino dopo un concerto a Zurigo, a garantire per la decisione di dare un documento sonoro e visivo al tutto.

Dopo il successo dell’operazione i due proseguirono negli anni successivi gli spettacoli, con qualche variazione nella band e nella setlist (la comparsa di Midland Maniac, While You See a Chance,The Shape I’m In, Going Down e Run Back Back To Your Side). Si tratterà di concerti ben rodati, calibrati ed oliati, ma onestamente senza più quel quid di magico ed imprevedibile presente nelle prime serate.


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