Immaginate una comunità creata per evitare le forme di razzismo, per integrare bianchi e neri, con case che esternamente sembrano tutte villette singole (anche quando appartamenti), una scuola a cui si arriva senza attraversare grandi strade, insomma, un tentativo di perfezione.
Ma è perfetta una comunità in cui i bianchi si vantano di viverci e vengono pagati per farlo?
Di questo razzismo sottile, di questa ipocrisia, parla Little Fires Everywhere, arrivata di fresco su Prime Video.
Lo fa come conviene farlo oggi: nascondendo messaggi importanti dietro una buona dose di trama patinata.
Non a caso, ad adattare il bestseller di Celest Ng è la produzione di Reese Witherspoon, pure protagonista nel ruolo di Elena Richardson, ovvero quello che le riesce meglio e con cui sta già stancando: la ricca annoiata e delusa ma invidiata da tutti, senza peli sulla lingua e agguerrita a cui non basta tutto quello che ha.
La sua rivale è la nuova arrivata, Mia (Kerry Washington), artista quotata, che si sposta continuamente per progetti da realizzare e studiare, trovando solo ora i primi ostacoli con una figlia adolescente che dalla ricchezza, dalla stabilità dei Richardson è ammaliata.
Elena e Mia si contenderanno figlie ribelli, pezzi d'arte, passati misteriosi e pure neonati in tribunale, in un'escalation in cui il guilty pleasure ha la meglio.
Ma il peccato è godibile solo fino ad un certo punto.
Perché le scelte di Mia sono accettabili fino ad un certo punto, la ficcanassagine di Elena altrettanto, e l'ossessione l'una per l'altra quando gestita imperfettamente... stanca.
A rendersi più irritanti solo i figli di entrambe, reginette e reucci, alternativi e ipocriti più e peggio dei genitori.
Ci fa le spese il povero Joshua Jackson, relegato al ruolo di marito e avvocato pedina da utilizzare quando possibile, e che resta l'unico faro a cui votarsi.
Chiariamo, Little Fires Everywhere sa prendere, sa conquistare, sa che carte giocare con un'ambientazione anni '90 che punzecchia attraverso citazioni filmiche e una colonna sonora adeguata.
Ma il mio amore per questi piccoli fuochi non scocca, non grazie a due attrici che tra faccette e grugni si ripetono in continuazione, non per un finale frettoloso con la sottotrama giudiziaria a dimostrare tutta la sua inutilità.
Un episodio flashback tenta di metterci le pezze, mostrando come a volte certi progetti che vogliono essere presi sul serio pur giocando con i toni leggeri del cat fight fanno solo peggio di chi sul serio non vuole prendersi.