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MAKING MOVIESAL CINEMA
L'isola dei cani
Wes Anderson
2018  (20th Century Fox)
COMMEDIA FANTASTICO ANIMAZIONE
all MAKING MOVIES
19/04/2019
Wes Anderson
L'isola dei cani
Il mondo ricreato da Anderson per L'isola dei cani suscita meraviglia grazie a quelli che all'apparenza sembrano elementi poveri: plastilina, colore, cotone e tessuti in movimento capaci di ricreare la vita, una vita squallida in totale contrapposizione al talento investito per ricrearla.

Con L'isola dei cani Wes Anderson si conferma un regista talentuoso con una visione; il suo occhio da sempre incline ai dettagli e alla costruzione della scena, florilegio di particolari, minuzie e arredi mai fini a sé stessi, gli permette di ottenere il risultato migliore possibile anche quando si lancia nel campo dell'animazione a passo uno, come già accadeva qualche anno addietro con Fantastic Mr. Fox, prima incursione di Anderson nel pianeta della stop motion. Il mondo ricreato da Anderson per L'isola dei cani suscita meraviglia grazie a quelli che all'apparenza sembrano elementi poveri: plastilina, colore, cotone e tessuti in movimento capaci di ricreare la vita, una vita squallida in totale contrapposizione al talento investito per ricrearla. Quella che viene nel film denominata Isola dei cani è in realtà Trash Island, un'isola adibita a discarica dal governo giapponese. Il sindaco della metropoli Megasaki, tal Kobayashi, in seguito a un'influenza canina che rischia di attecchire anche tra la popolazione umana, emana una direttiva che impone l'allontanamento di tutti i cani (per i quali Kobayashi non prova probabilmente tutta questa simpatia) per motivi sanitari, questi vengono deportati uno a uno su Trash Island iniziando proprio con quello che potremmo definire il "cane zero", il piccolo Spots, animale domestico della famiglia Kobayashi. Questa decisione spingerà proprio il nipotino adottivo di Kobayashi, il piccolo Atari, a rubare un maneggevole aviogetto che gli permetterà di rovinare sull'isola dei cani allo scopo di ritrovare il suo amato Spots. Qui incontrerà una banda di ex cani da salotto comandati dal randagio (ma sarà davvero tale?) Chief che, dopo molte peripezie, aiuterà il ragazzino nella ricerca del suo cagnolino. I cani vogliono tornare alle loro vite precedenti, Kobayashi consolida il suo potere sull'allontanamento dei cani e sulla paura nei loro confronti, il Professor Watanabe trova una cura all'influenza canina ma viene ignorato e messo a tacere. L'isola dei cani è un film politico.

Se manca (o è solo parzialmente lambito) quello che è il tema più dibattuto delle vecchie pellicole del regista, la famiglia disfunzionale e le sue declinazioni, si afferma qui una visione politica molto attuale del mondo occidentale che Anderson, con astuzia o forse solo per diletto, ambienta nell'estremo oriente, in Giappone, assecondando quella sua passione per il viaggio e i luoghi lontani dai propri. Gioca anche sul linguaggio il regista, creando ancor più scarto e straniamento tra una narrazione che riporta all'occidente e un ambiente a noi molto lontano. Gli umani giapponesi parlano nella loro lingua, non ci sono sottotitoli ma solo alcune descrizioni, i loro discorsi si possono dedurre dal contesto, a spiegare la situazione ci sono i cani, tutti anglofoni e doppiati da un cast di voci da pelle d'oca, un cast che impiegato in un film live action avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. Giusto per citare qualcuno: Brian Cranston, Scarlett Johansson, Edward Norton, Frances Mcdormand, Harvey Kietel, Ken Watanabe, Liev Schreiber, Bill Murray (non poteva mancare), Jeff Goldblum, Anjelica Huston, Yoko Ono e Tilda Swinton. C'è spazio per i sentimenti, del bambino per il cane, del burbero per la donna che gli illumina la vita, di chi vuole trovare la soluzione pacifica, poi c'è l'indottrinamento delle masse tramite la paura, la creazione a tavolino del pericolo che arriva da lontano, tattiche abusate che sedimentano nell'ignoranza e che vediamo attecchire ogni giorno nella nostra quotidianità. C'è forma, c'è contenuto. Anderson sembra uscirne ancora una volta vittorioso, però... però si difetta un poco nel ritmo, manca quel divertimento stralunato e genuino che Anderson ha saputo regalarci tante volte, si sorride, non ci sono grossi intoppi, eppure la fluidità che aveva Fantastic Mr. Fox sembra mancare, così come a tratti l'attenzione dello spettatore rischia di perdersi, ne esce un film realizzato ottimamente, mai vacuo ma a tratti poco elettrizzante. Si sconsiglia la visione alla fine di una giornata stancante. Per i fan di Anderson comunque una tappa obbligata.