I Bobby Joe Long’s Friendship Party sono apparsi quattro anni fa e hanno avuto un effetto dirompente sulla scena musicale italiana, ottenendo l’endorsement immediato da parte di un portale importante come Ondarock, che è stato anche il primo ad intervistare il gruppo. Non per vantarmi, ma il sottoscritto è arrivato subito dopo, colpito dall’accostamento (bizzarro ma assolutamente azzeccato) di New Wave, spoken word, serial killer e immaginario della periferia romana (“Roma Est” era il titolo, emblematico, del disco d’esordio). Il tutto espresso con un’ironia caustica ma mai troppo feroce, unita ad una volontà di scandalizzare e far riflettere che pochissimi oggi hanno in Italia.
È un modo di guardare il passato, il loro, che però è allo stesso tempo profondamente attuale ed è arricchito da un immaginario grafico e letterario che per certi versi ricorda gli Smiths, nel modo che ha di portare avanti un discorso coerente, utilizzando fonti di provenienza politica, sociale e letteraria, inserendoli in una narrazione lucida e piena di consapevolezza sui tempi che stiamo vivendo.
Il loro ultimo singolo, “Antico Punk inglese e lesa maestà” ne è l’ennesima prova: ultima traccia composta assieme al chitarrista e videomaker Abacab Carcosa, scomparso improvvisamente lo scorso ottobre, prova a ritornare all’essenza stessa del Punk, lontano dall’eccessiva brandizzazione che ne è stata fatta negli ultimi anni. Si tratta del primo pezzo nuovo dall’uscita del terzo lavoro “Semo solo scemi”, che aveva segnato un salto di qualità importante, con l’ingresso nel roster Contempo. Qualche giorno fa è arrivata pure “È una potenza di fuoco”, dove su una base elettronica in stile Front 242 hanno montato la voce di Conte che pronuncia le ormai celebri parole sull’ultimo, fantomatico programma economico del governo. Al momento è disponibile solo su YouTube, e si tratta principalmente di un divertissement, comunque perfettamente inserito nell’estetica del gruppo.
Ho parlato soprattutto di queste novità con Henry Bowers, voce e mente del progetto, ad un anno esatto di distanza dalla nostra ultima intervista. Come sempre, profondo e mai banale.
Innanzitutto permettimi di farti le mie condoglianze per la scomparsa di Abacab Carcosa. Ho visto che, nonostante tutto, non è mai venuta meno l'idea di andare avanti: come ve la state cavando? Cosa avete combinato in questi mesi?
Grazie. Sono stati mesi difficili personalmente (in più c’è questa storia der corona e la prospettiva di un’altra crisi economica del cazzo...), nonostante ciò stiamo continuando a fare musica, e io quotidianamente penso alla musica da fare. L’ultima volta che parlai con Abacab Carcosa fu al telefono, mi chiamò lui, solitamente non chiamava cioè dovevi essere tu a cercarlo, ma quel giorno ci scambiammo qualche messaggio e aveva intuito quello che non avevo espresso ancora chiaramente cioè che volevo chiudere coi BJLFP. Fece tutto un discorso motivazionale inedito per un personaggio come lui che prendeva le cose sempre con un distacco e una leggerezza apparente che rasentava quasi il menefreghismo. Fui sorpreso perché in quel momento capii che teneva molto più di quanto sospettassi ai BJLFP, sotto tutti gli aspetti. Poi è andata purtroppo come è andata... Mi sembra il minimo portare avanti i BJLFP, e fare almeno un altro album nel miglior modo possibile con però tutti gli ingredienti basilari che merita un progetto di questo livello. Lui vorrebbe senz’altro questo.
Sono curioso di sapere come te la stai passando in questo momento. Conoscendo la tua acutezza mi piacerebbe sapere qual è il tuo giudizio a riguardo di questi strani mesi che stiamo vivendo...
Ci stiamo ancora troppo dentro per farci una mezza idea. E tutto risulta troppo inedito per ragionarci su. Poi mi sono imparato che non c’è cosa peggiore che proiettarsi nel futuro o saltare a conclusioni da una posizione scomoda e incerta. Una vita a Roma Est diciamo che mi ha agevolato molto nell’andare avanti giorno per giorno senza pensare troppo agli spettri del domani.
Cosa ne pensi di tutti questi musicisti che fanno dirette streaming? Uno come Nick Cave si è espresso molto chiaramente in proposito, anche se è andato controcorrente...
Non sono stato dietro a questa cosa. Non sapevo neanche ci fosse stata una polemica a riguardo. Seguo talmente poche cose sui social che non me ne accorgo minimamente di quello che fa la gente. Di conseguenza non posso risponderti alla domanda, anche se in linea di massima ognuno è libero di fare tutte le dirette che vuole, che piaccia o no, se chiama libertà.
Parliamo del vostro nuovo singolo: come lo dobbiamo contestualizzare nel vostro cammino? Anticipazione di un nuovo disco o traccia a sé?
È l’ultima traccia composta assieme ad Abacab Carcosa e faceva parte di un discorso artistico, di una idea complessiva di musica da proporre che per forza di cose ho dovuto rivedere. Potrebbe essere ambedue le cose.
Rispetto ai vostri riferimenti abituali, pare che vi siate leggermente discostati. Mi colpisce molto queste chitarre così aggressive e l'assenza, per una volta, dei Synth.
Abbiamo arruolato Arthur Ciangretta, e siamo stati fortunati sotto questo aspetto, il primo chitarrista che si è proposto si è rivelato eccezionale. A me piace molto il suo tocco e come spinge sulle corde. Ogni musicista di talento c’ha le sue magie e le sue peculiarità e io ne tengo conto. L’idea de un pezzo così aggressivo è nata questa estate che bevevo esclusivamente Ichnusa non filtrata e ascoltavo punk, quello vero, quello che per dissociarlo dal punk anni novanta io lo definisco API aka Antico Punk Inglese anche quando inglese non è. Sai quel punk dal suono violento e grezzo, col giro de basso coatto e la batteria come se deve. I synth torneranno.
Peraltro il Punk non era mai stato uno dei vostri riferimenti principali… come lo vedi tu, quel periodo musical culturale? È stato qualcosa di autentico oppure la sua eccessiva brandizzazione odierna ne ha forse fatto venire meno l’originaria autenticità?
I BJLFP sono da sempre punk. Io sono di estrazione punk. Il punk è una filosofia, una attitudine, non una estetica dal collare con le borchie e il suono grezzo. Il punk è stato l’unico movimento artistico vero, autentico e necessario del secolo scorso assieme al futurismo, col vantaggio della spontaneità e lo svantaggio dell’inconsapevolezza.
Mi spieghi cosa vuol dire quella frase del resto che dice: “Sono lo storico nonsense davanti l'atto de precetto che precede il pignoramento”?
Qualche mese fa mi è arrivato un atto de precetto che precede il pignoramento. Cioè se non risolvevo un contenzioso economico me sarebbero venuti poi dopo a pignora’ qualcosa... Me ne sono fregato forte della mia ragione e ancora non m’hanno pignorato un cazzo. Ho preso spunto dal fatto per rielaborare in modo futurista la scomparsa di Abacab, tradotto il passaggio sta a significare “nonostante il destino infame ci abbia tolto Abacab Carcosa noialtri continuiamo a suonare soprattutto per lui”.
Il video mi è piaciuto molto, l’ho trovato parecchio decadente. Da dove è venuta fuori l’idea?
Dovresti chiederlo a Valerio Desirò, il regista, lo ha costruito tutto lui il video assieme ai suoi collaboratori. Di base c’era questa vaga idea no future del punk che se fa il punk troppo a lungo poi se ritrova da qualche parte, chissà dove, chissà come, sicuramente solo...
Dove avete girato?
In un posto bellissimo, su Monte Mario, Casina Di Macchia Madama che ringraziamo ancora per il trattamento e la disponibilità.
Chi è l'attore che interpreta il tuo alter ego?
Massimo Vincenzi. Un attore bravissimo che conosce Valerio Desirò. Ho assistito alle riprese e devo dire che è stato veramente bravo e professionale (le riprese si sono protratte fino a sera e nonostante la stanchezza lui si è comportato da grande professionista considerando pure le riprese in esterna che stava in vestaglia e c’era un vento invernale che già col cappotto era mezzo proibitivo...).
E invece “Una potenza di fuoco”? Come idea ricorda un po’ le “grida spagnolesche” di craxiana memoria; ovviamente con le dovute proporzioni nella statura dei personaggi coinvolti...
Sì, il mood è quello, ma la genesi totalmente differente. Tre giorni fa mi sono svegliato che mi sono trovato una mail da Ciangretta con una bozza chiamata “BJLFP Balla Coi Dark...”, appena sentita mi sono detto “fica”, però non l’ho reputata idonea per farci un pezzo per l’album. Visto che stiamo preparando un sacco di roba fica, e comunque la traccia meritava, ho chiamato Spandau e gli ho detto mettice Conte sopra. Ci abbiamo lavorato tramite mail e la mia voce è stata registrata con l’iphone. L’idea di fare delle tracce in lockdown stralo-fi che fissino alla BJLFP l’assurdità del momento italiano odierno mi intriga molto. Non è detto che non ne escano altre. Dipende dall’umore di questi giorni.
Da ultimo una battuta veloce: recentemente ho riletto “It” a parecchi anni dall’ultima volta. Mi è venuta in mente la nostra prima intervista, quando ti lamentavi del fatto che King ha un modo decisamente troppo moralistico di rappresentare il male... in effetti è vero: un personaggio come Henry Bowers manca abbastanza di profondità, è come se fosse stato ridotto ad una macchietta...
Ma al di là di questo, come è cambiato, se è cambiato, il rapporto con questo tuo pseudonimo, nel corso degli anni?
C’è più gente che mi conosce sotto il nome di Henry Bowers.