“…ti dico che avevo la stessa libertà di un carcerato di massima sicurezza: nessuna.”.
Parla così Silvia Conti quando le chiediamo di Sanremo e della libertà artistica. Puntiamo il fuoco su una bellissima voce italiana che, fuori dalle luci di quel Sanremo 1985, è caduta nell’ombra che accomuna ormai troppi. Oggi torna in scena con quel piglio meraviglioso di donna artista e con quella forza di carattere propria di una partigiana della musica. Un disco che quasi potremmo chiamarlo d'esordio dal titolo “A piedi nudi (psichedeliche ipnotiche nudità)”, lavoro davvero prezioso sia dal punto di vista cantautorale che di produzione. Arriva oggi, dopo anni di quel pop costretto dalle leggi di mercato, tempi in cui Silvia Conti viveva tra le grinfie del grande Festival e delle grandi televisioni. Poi ha detto no, ha lasciato quel sentiero battuto, ha chiuso anche con la musica in un certo senso. E, spenti i riflettori, si torna a fare sul serio e noi l’abbiamo intercettata oggi, più colorata che mai, più libera e ricca di vita. Una storia che lanciamo nel marasma del tutto perché si accodi alle continue testimonianze di come Televisione e grandi Media siano responsabili di un circo assai poco edificante. Il nuovo disco è oggi.
Iniziamo con la nostalgia: cosa ricordi di sul Sanremo 1985? Chi era all’epoca Silvia Conti e quali prospettive avevi?
Era più o meno la stessa Silvia Conti di adesso, solo più giovane. Non è un modo di dire, semplicemente, anche se ovviamente il tempo mi ha trasformata, dentro di me c'è sempre la stessa ragazza di allora.
Il Festival di Sanremo è stata un'esperienza importante, a suo modo anche “buffa”, una sorta di assaggio di ciò che devono provare i personaggi davvero molto famosi: ero letteralmente assediata dalle persone, chi chiedeva un autografo, chi voleva una foto, chi, addirittura, un pezzetto di vestito come ricordo. Ho conosciuto tanta gente, mi sono divertita moltissimo e pensavo che avrei fatto una carriera folgorante. Ma questo lo penso ancora. Vedi che non sono molto cambiata?
Come sei arrivata a Sanremo? Che strada hai dovuto fare??
Sono arrivata semplicemente vincendo il Festival di Voci Nuove di Castrocaro, non ho durato molta fatica! A parte gli scherzi in realtà c'è stato molto lavoro dietro e per lavoro intendo anni di esperienza con i vari gruppi locali fino ad arrivare a Castrocaro. Ho avuto anche fortuna perché il Festival di Voci Nuove era organizzato da Gianni Ravera che aveva in mano anche il Festival di Sanremo, quindi, diciamo, era tutta roba sua.
Senti, sfatiamo un mito? Hai pagato oppure sai di qualcuno che l’ha fatto?
Io non ho mai tirato fuori una lira e non conosco nessuno che lo abbia fatto, giuro. Approfitto anche di questo spazio per avvertire chi si affaccia a questo ambiente per la prima volta: diffidate di chi vi chiede soldi, non è una persona seria.
E parliamo di censura e di libertà: quanto eravate “liberi” voi artisti di quel mainstream?
Posso parlare soltanto a livello personale e ti dico che avevo la stessa libertà di un carcerato di massima sicurezza: nessuna. È per questo che ho mollato. Quell'ambiente mi stava stretto. Ripensandoci oggi però posso dire che probabilmente è stata anche una mia responsabilità, forse non avevo le idee troppo chiare e poi ancora non scrivevo e questo ha fatto la differenza.
Mi incuriosisce un aspetto che forse molti oggi non conoscono affatto: nel 1985 non esistevano i social ma soprattutto questa diffusione mediatica di magazine e di vetrine. Quindi com’era lo spirito e la vita pubblica di un Artista? Se oggi siamo tutti impegnati a farci selfie per i profili, ieri in cosa eravate impegnati?
A fare autografi per la strada e a cercare di andare in televisione. Sono cambiate le modalità ma la necessità della visibilità è la stessa. Sebbene oggi sia più facile apparire, però, in un certo senso è tutto più difficile: se tutti possono avere uno spazio è come se non lo avesse nessuno, è un'arma a doppio taglio, se capisci cosa intendo.
Cos’è accaduto poi? C’è questa intervista di te che ho pescato in rete…(CLICCA QUI) il coraggio di smettere e aspettare tempi migliori. Cioè?
Come ti ho detto prima quell'ambiente mi stava stretto e forse io non avevo ancora l'esperienza necessaria per volgere a mio favore gli eventi e le possibilità offertemi. Non mi divertivo più e per me questa è una “conditio sine qua non”: se non mi diverto, la cosa non ha futuro, così scelsi di prendermi una pausa. In tutti questi anni però ho sempre continuato a lavorare (sia come cantante che come attrice) e in più ho trovato la dimensione giusta per iniziare a scrivere, che per me è stata la svolta.
Chiudiamo con il presente. Oggi esce il tuo nuovo disco, anzi forse il primo disco ufficiale di inediti. Cioè sono arrivati i tempi migliori?
Diciamo che sono arrivati i tempi giusti per me e per questo disco. I tempi migliori sono ora.