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REVIEWSLE RECENSIONI
Le Tasche Bucate Di Felicità
svegliaginevra
2021  (La Clinica Dischi)
IL DISCO DELLA SETTIMANA ITALIANA POP
8,5/10
all REVIEWS
07/06/2021
svegliaginevra
Le Tasche Bucate Di Felicità
L’uscita del primo disco di svegliaginevra rappresenta allo stesso tempo la conclusione di un percorso ed il perfetto paradigma di come vadano oggi le cose all’interno dell’industria musicale.

L’artista campana ha esordito per La Clinica Dischi nel gennaio del 2020, con il singolo “Senza di me”. Da quel momento sono arrivati altri cinque brani, compilando esattamente la metà della tracklist de “Le tasche bucate di felicità”. Sei brani inediti e sei noti da tempo, dunque, per quello che si configura a tutti gli effetti come una summa di quanto da lei fatto in questi quasi due anni da quando si è affacciata nel music business.

È un percorso lungo ma d’altra parte la strada verso il disco diventa sempre più lunga man mano che passano gli anni e non è neppure scontato che, soprattutto in ambito italiano, un tale traguardo continui ad essere considerato necessario.

Ad ogni modo svegliaginevra ce l’ha fatta: ha attraversato indenne la fase più acuta della pandemia, prima con il singolo “Come fanno le onde”, che è andato benissimo a livello di stream e ha fatto girare tantissimo il suo nome; ha partecipato a Sanremo Giovani, dove ha presentato il successivo singolo “Punto a capo”. Non è arrivata in fondo ma ha comunque raggiunto gli ultimi sessanta selezionati, che non è poco.

Il disco arriva dunque a capitalizzare e in qualche modo a concludere questa prima fase e lo fa decisamente nel migliore dei modi.

Il punto forza di questa ragazza è la scrittura, non c’è dubbio. Cresciuta soprattutto con la scena anglosassone e con una propensione all’Indie Folk da cameretta, Ginevra ha dapprima imparato a dare voce alle sue idee attraverso la chitarra acustica e poi le ha unite alla sapiente produzione di Elle (Leonardo Lombardi), uno che a La Clinica sta facendo scuola, mettendo il suo talento e la sua personalità al servizio dei diversi artisti dell’etichetta, ma che parallelamente porta avanti anche un suo progetto personale (l’ultimo singolo, “Eviteremo le bombe”, è uscito nel maggio scorso).

In effetti è il primo grande punto di forza di questo disco, quello che balza immediatamente agli occhi: suona benissimo. Ad un’impostazione piuttosto tradizionale, fatta di chitarra-basso-batteria-tastiera, si aggiunge una spruzzatina di elettronica ed un generale bilanciamento degli elementi, un sapiente dosaggio dei vari ingredienti sonori, così che ogni singolo brano sembra godere esattamente di ciò che ha bisogno, un vestito il più delle volte minimale ma allo stesso tempo deliziosamente Pop nel mood generale.

Il secondo punto riguarda le canzoni: Ginevra sa scrivere, lo ha dimostrato sin dall’inizio ma adesso che abbiamo questi dodici pezzi in fila, uno dopo l’altro, le sue capacità le comprendiamo appieno. La cosa davvero notevole è che l’insieme risulta molto coeso, i brani usciti due anni fa si amalgamano alla perfezione con quelli inediti, andando a costituire una narrazione coerente e omogenea. Decidere di inserire anche brani vecchi, che ormai conosciamo a memoria, non è stata dunque una scelta al ribasso: permette di seguire l’evoluzione che c’è stata, mette in fila passi diversi, anche lontani nel tempo ma che appartengono al medesimo percorso.

E diciamo pure che l’It Pop a cui viene spesso accostata non c’entra: qui ci si muove in un territorio molto più vicino all’Indie Pop di matrice anglosassone, quella leggerezza agrodolce in passato ben espressa da band quali Pastels, Camera Obscura e Alpaca Sports, oltre naturalmente ai ben più conosciuti Belle and Sebastian. Chiaramente è tutto declinato in chiave italica, dalla lingua dei testi a certe soluzioni melodiche e di arrangiamento, ma sarebbe tuttavia davvero parziale voler allineare questo disco sulla proposta di Calcutta, Gazzelle ed epigoni vari.

Lo si capisce soprattutto ascoltando la disinvolta capacità che ha di giocare coi ritornelli, che arrivano spontanei e irriverenti a svoltarti la canzone e a non fartela uscire più dalla testa. Lo si era già sperimentato l’estate scorsa in “Come fanno le onde”, poi è arrivata “Due”, che è bene o male sulla stessa falsariga, forse ancora più efficace. Ma anche “San Lorenzo”, che dipinge un quadro più triste ma sempre comunque irresistibile, oppure “Emozioni strane”, che affianca la vecchia “Senza di me” in una produzione maggiormente debitrice all’elettronica, con una cassa dritta molto piacevole, che valorizza non di poco la melodia.

“Serie” è poi gonfia di struggimento, ha un feeling al confine col Dream Pop ma ancora una volta quando arriva il ritornello è una liberazione, specie nella seconda parte quando diventa addirittura ballabile.

Bella anche “Elastico”, unico episodio quasi totalmente acustico, giustamente collocato in chiusura, come a mostrare come erano questi pezzi nel momento in cui sono stati scritti.

E non dimentichiamoci di “Barche”, quella sorta di anti hit estiva scritta e cantata assieme ad Apice, che arriva qui a dare un’ulteriore nota di piacevole malinconia all’insieme.

“Le tasche bucate di felicità” è anche un racconto per istantanee, spesso relativo a storie andate male o vicine al punto di rottura, un costante dialogo tra due persone nel tentativo di ritrovare un’intesa o riparare un guasto, consapevoli della fragilità di entrambi e aggrappati a piccoli dettagli concreti come una bevuta notturna, la puntata di una Serie Tv, un concerto in uno stadio.

Potesse esserci un modo per questa nuova ondata di musica italiana di abbracciare una dimensione più internazionale mantenendo al contempo viva la propria leggerezza, allora svegliaginevra potrebbe davvero essere in grado di mostrarci come si fa.


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