La band folk-pop canadese ha prodotto il nuovo disco tra il Bathouse Recording Studio di Kingston e il Revolution Recording di Toronto, in Ontario. Abbiamo incontrato Izzy (Isabel Ritchie - archi) e Dave David Ritter (tastiere), simpatici, super carini… li vorremmo tutti come amici o vicini di casa!
Ecco il racconto.
Iniziamo dal messaggio contenuto nell’album… parla di come far convivere musica, vita on the road e famiglia… è possibile? Come fate?
D: bilanciare famiglia e tour è davvero difficile. Sia io che Izzy abbiamo figli piccoli, mia figlia ha solo sei mesi e quando sono in tour ci mancano terribilmente ma, quando siamo a casa, abbiamo la possibilità di passare molto tempo insieme, senza dover andare al lavoro durante il giorno; è difficile, ma facciamo del nostro meglio per bilanciare le due cose.
Ok, quindi è fattibile… alla fine il tempo che passate in famiglia è lo stesso, solo un po’ più concentrato!
I & D: lo speriamo! Questo è ciò che raccontiamo a noi stessi…
La vostra vita sta andando avanti, state vivendo nuove esperienze… pensate che queste convergano poi nell’album e nelle nuove canzoni, influenzandole ed ispirandole?
I: assolutamente sì, penso che i nostri album siano nettamente ispirati alle nostre vite. Molte delle nostre canzoni sono davvero “personali”, ma gli spunti arrivano anche dalla vita on the road e non solo dalle nostre case; è un processo continuo.
Nel 2017 avete vinto diversi premi. Pensate che rappresentino il momento esatto di affermazione della band? O lo avete percepito in un’altra occasione?
D: vincere premi è sempre una conferma. Quando vinci un JUNO award, che in Canada è come un Grammy, cerchi di dire a te stesso che non te ne frega niente, che ti importa solo della musica… ma poi la gente dell’industria musicale riconosce i tuoi meriti grazie a questi premi, dopo anni e anni di duro lavoro, quindi ciò che conta non è tanto il conservare un premio su una libreria a casa o sopra al caminetto, ma la sensazione che finalmente la fatica e l’impegno inizino ad essere ripagati!
The New York Times ha scritto di voi “… they have a story perfectly represented by the title of the album… Hope” … pensate che questa affermazione vi descriva bene?
I: è stato prima del lancio di “Spirit”. A quel punto eravamo una band già da 10 anni, stavamo facendo tournée in Canada, Stati Uniti, Germania, ma avevamo date per lo più in Canada. Continuavamo ad andare avanti e indietro, avanti e indietro… e ad ogni concerto c’era qualche persona in più tra il pubblico e abbiamo sempre avuto la speranza che con il successivo album avremmo fatto la differenza, che sarebbe “scattato” qualcosa. Quindi sì, penso che questa frase racconti bene la storia della band.
Qualcosa di particolare in merito alla creazione del nuovo album o riguardo al tour?
D: ehm… Izzy ha avuto un bambino proprio prima di entrare in studio!
I: abbiamo registrato l’album in tre trance. Durante le prime due ero incinta, durante la terza, il mio bambino aveva tre settimane. Fortunatamente lo studio era dieci minuti a piedi da casa mia… fantastico! Quindi registravo, tornavo a casa dal mio bambino, tornavo in studio… mio marito ha supportato moltissimo, quindi direi che decisamente è stata un’esperienza di registrazione “unica”.
D: e… il primo dei tre blocchi è stato registrato in una zona rurale in Ontario. Il nostro producer, arrivato in aero da L.A., ci ha raggiunti a qualche ora di macchina da Toronto, in piena campagna. Eravamo come “ragazzi di città” in un piccolo paese che sorge proprio a due passi dal Lago Ontario, un immenso bacino naturale, faceva abbastanza freddo, era forse maggio…
I: sì, aprile o maggio.
D: quindi faceva ancora molto freddo. Ad un certo punto tutti noi, incluso il producer, abbiamo fatto un salto nell’acqua da un molo… ed era ghiacciata!!! Siamo usciti correndo e abbiamo fatto la figura dei classici “ragazzi di città” arrivati in campagna per registrare un disco. Registrare lì, secondo il producer, ha aggiunto quel “sapore” in più di Canada all’album.
Chissà il producer! Decisamente il clima canadese non è lo stesso di L.A.! Parlando invece di artisti e influenze musicali, cosa avete inserito nel disco?
D: The Strumbellas sono partiti come una vera e propria folk-band… bluegrass, country… e poi, ad un certo punto, ci siamo innamorati tutti del POP. Abbiamo iniziato ad ascoltare Taylor Swift o Miley Cyrus, ci siamo innamorati del ritmo, della batteria. Questo album segna il matrimonio tra la nostra storia di verace folk band e il nostro amore per la musica POP.
Cosa mi raccontate sulla sezione europea del tour? Fate un sacco di date in Germania… è uno dei paesi in cui avete più follower? Pensate che i social media aiutino a capire chi vi segue e da quale paese nel mondo?
I: sì, è molto interessante… con Spotify o Instagram si può vedere nettamente chi sono i tuoi follower, ma aiuta molto anche sapere da dove arrivano le persone che comprano gli album o li ascoltano in streaming e teniamo anche conto dei paesi in cui le nostre canzoni riscontrano maggior successo in radio. Inoltre, ci fidiamo molto delle persone con cui lavoriamo, il nostro agente, le persone dell’etichetta, sanno dirci quali sono i posti giusti per sviluppare il tour. la Germania è sempre stato un luogo di grande successo per noi, fin dall’inizio, quindi è sempre bello tornarci.
Con “Spirit” avete registrato più di 58 milioni di visualizzazioni su Vevo e YouTube. Chi produce i vostri video?
D: siamo fortunati, perché abbiamo lavorato con dei registi davvero bravi, nel tempo, abbiamo usufruito di alcuni fondi forniti dal governo canadese. In Canada è attivo un sistema molto efficace che supporta le iniziative artistiche, quindi abbiamo avuto occasione di lavorare con registi molto validi, non sempre con le stesse persone, ma abbiamo sempre incontrato chi ha saputo tradurre alla perfezione i nostri “audio” in “video”.
Beh, sta funzionando molto bene!
D: grazie!
Com’è il panorama musicale canadese? Il Canada è un buon posto per la musica dal vivo, i concerti ed i festival?
I: sì, il Canada è una location ottima, soprattutto intorno a Toronto, c’è un panorama musicale molto interessante, tante belle location in cui suonare, ottimi artisti e festival, quindi sì, è un buon posto come base.
D: l’unico problema legato alla scena musicale canadese sono le distanze. Le città distano così tanto tra loro! A volte puoi guidare 22 o 26 ore tra una città e l’altra, per chi non ci abita è difficile percepire questa immensità, c’è tantissimo spazio, quindi spostarsi in tour con un van o qualsiasi altro mezzo è logisticamente impegnativo. Ma lo scenario musicale è ottimo. In tutto il paese c’è grande movimento a livello di musica folk e anche l’hip hop sta andando alla grande a Toronto, con Drake e The Weekend, tutti questi artisti urban, è uno scenario musicale molto eterogeneo.
Beh, 26 ore al volante e qui attraversi tutta l’Europa! È un po’ più comodo! Oltretutto siete sul night-liner, quindi è ancora meglio. Come vi siete incontrati, raccontatemi qualcosa sulla storia della band.
D: Simon è originario di un piccolo paese in Canada, si è trasferito a Toronto e ha deciso di provare a mettere in piedi una band così ha messo un annuncio su una sorta di Craigslist e si è presentata un sacco di gente, tra cui io, sono stato il primo a unirmi alla band. Ad un certo punto c’erano 10/12 elementi, tantissimi strumenti tra cui un clarinetto, un mandolino e così via, suonavamo nei “farmer markets” o nei festival di paese per mamme, bambini e coltivatori di ortaggi, a volte alle 9 del mattino, a volte la domenica, e questo è tutto in merito alla nostra storia. Molto presto siamo giunti alla line up attuale e abbiamo iniziato a suonare a concerti più tradizionali, la sera, nei classici locali… ma quelli degli inizi sono stati giorni molto divertenti!
Volete aggiungere qualcosa sull’album che ancora non vi ho chiesto?
D: siamo felicissimi e siamo certi che rappresenti un grosso passo avanti dopo “Spirit” e “Hope”, quindi, sono certo che vi piacerà, andate a sentirlo. Noi speriamo di tornare in Italia al più presto!
The Strumbellas sono: Simon Ward (voce, chitarra acustica), David Ritter (tastiere), Jeremy Drury (percussioni), Isabel Ritchie (archi), e Darryl James (basso). Nel 2017 hanno vinto il premio Best New Alternative Rock Artist of the Year di iHeart Radio Music e quello per Single of the Year di JUNO, per cui erano in sfida contro Drake, The Weeknd e Shawn Mendes.