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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
22/04/2020
Slap Guru
Le interviste di Loudd
Piombiamo improvvisamente negli anni ’70… lontani dal triste panorama di questi giorni, trascinati dal terzo album degli Slap Guru, in uscita a giugno. "Umashi's Odyssey" è una proposta psych-hard-rock che ci trasporta in un sogno, svelandoci una storia. Gli Slap Guru ce la raccontano di persona.

Come nasce il gruppo Slap Guru e come descrivereste la vostra musica?

Willy: gli Slap Guru nascono a Madrid nel 2015. Io ero a Madrid per studio e tra i miei cari amici c'era Alberto Martin Valmorisco, l'ex chitarrista solista con il quale avevo molti gusti musicali in comune; spesso ci trovavamo per bere due birre e strimpellare un po'. Erano delle jam session dove giocavamo con elementi blues, giri che venivano dilatati moltissimo e viravano così verso la psichedelia 70's. A queste jam si sono uniti Jose Medina Portero (l'attuale batterista) e Javi Burgos Labeaga (ex bassista). L'intesa era ottima tra noi e le jam sono diventate vere e proprie prove. Ci si intendeva a tal punto che dopo soli 4 mesi di siamo andati a registrare il nostro primo disco "Cosmic Hill". Da allora le cose sono partite con entusiasmo. 

Se dovessi definire la nostra musica direi 70's psych hard rock, la matrice settantiana si presenta con i numerosi elementi blues. E' anche vero che tutti noi adoriamo il rock progressivo di quegli anni, si sente sicuramente, soprattutto in questo disco.

Quali gruppi hanno influenzato ciascuno di voi che possiamo ritrovare nelle vostre canzoni, a livello di sonorità?

Willy: per me sono stati fondamentali fin dall'adolescenza Jethro Tull, Pink Floyd, Metallica, Led Zeppelin, Jeff Buckley, Queen, Doors, Jimi Hendrix, QOTSA, De André, Pantera, Opeth, In Flames, Ray Charles, Graveyard, i Banco del Mutuo Soccorso, King Gizzard and the Lizard Wizard... Alcuni sono molto diversi tra loro ma qualcosa si può percepire nei nostri pezzi. 

Jose: molti... dai Led Zeppelin, Frank Zappa, Black Sabbath, passando per Pantera, Meshuggah, ecc. Per quanto riguarda il nostro sound, proviamo sempre a dargli un tocco personale e proviamo ad adattare le idee o i suoni sempre in maniera differente ed in base allo sviluppo delle diverse canzoni.

Andrea: per me sono stati fondamentali Jeff Buckley, Mike Oldfield, In Flames e Radiohead

Nigel: ne direi tantissimi, mi limito a nominare James Brown, Weather Report, Rage Against the Machine, Faith No More, Tower of Power....

Dove siete basati? In Spagna? Il vostro primo disco è stato inciso a Madrid ma molti di voi sono italiani…

Willy: eravamo basati in Spagna fino a giugno 2019, mese in cui sono tornato a vivere in Italia. Tutti e tre i dischi sono stati registrati a Madrid, agli Headroom studios, da Lorenzo Matellan. Dopo la registrazione dell'ultimo album (luglio 2019) Javi e Alberto hanno deciso di non proseguire nel progetto; i concerti all'estero, le prove a distanza ed altri impegni musicali cominciavano a diventare per loro dei veri e propri sacrifici. Nella formazione precedente io ero l'unico italiano, ma nella nuova (da ottobre 2019, pochi mesi) siamo tutti italiani tranne uno, il batterista Jose, che continua a vivere a Madrid. Quindi direi che adesso la base si trova a Verona, la città dove viviamo io, Andrea Ballini (nuovo chitarrista) e Matteo "Nigel" Lonardi, nuovo bassista.

È in uscita a giugno il vostro terzo album: "Umashi's Odyssey”! Racconta una vera e propria storia… ci anticipate qualcosa in merito?

Willy: certo! La storia è stata scritta dall'ex chitarrista Alberto Martin Valmorisco, ha scritto più di un racconto e direi che ha davvero talento per la scrittura. È un’odissea con caratteristiche contemporanee ma anche fantasy; è un mix interessante, tipico del suo stile, dove fa convivere elementi vividi della realtà odierna con un mondo fantastico/mitologico, senza che uno abbia le prevalenza sull'altro, anzi, che riescono a convivere in perfetto equilibrio e coerenza. L'odissea in questione prende volutamente molti elementi in prestito dall'Odissea di Omero, ma il protagonista è un ragazzo (Umashi) che potrebbe vivere in qualsiasi paese del mondo odierno e che cerca di scappare da una situazione tremenda causata da una guerra (il racconto personalmente mi trasporta nei villaggi curdi, ma Alberto non vuole fare riferimenti concreti ad una realtà specifica). Il viaggio di Umashi si accosta così a quello di Ulisse, tra peripezie ed aiuti del destino, anche se in realtà è un giovane tenace, pieno di illusioni, che si scontrerà più volte con le difficoltà presenti anche al di fuori del suo territorio natale, devastato ormai dai combattimenti.

Ogni canzone corrisponde ad un capitolo della saga... e questa è solo la prima parte. Ce ne sarà una seconda.

Come lo avete composto? In quanto tempo? Chi scrive le canzoni e le parole?  

Willy: abbiamo cominciato a scrivere i pezzi a settembre 2018 e a giugno 2019 siamo andati a registrare, proprio 9 mesi di gestazione. I testi li ho scritti io, come anche quelli degli altri due album, ma questa volta sono partito dai capitoli di Alberto che automaticamente cercavo di riassumere, capitolo per capitolo, nei testi finali. Di conseguenza anche il lavoro di composizione musicale è stato diverso, partivamo da dei capitoli ben definiti e quindi cercavamo di ricreare coi suoni le ambientazioni e le vicende dei testi. Proprio per questo è un disco estremamente vario, ricco di generi ed influenze diverse, nonché di strumenti.

Cosa ci raccontate sulle illustrazioni presenti sulla cover del disco?

La cover del disco rappresenta il racconto nella sua totalità, ci sono praticamente tutti i personaggi influenti e un bel po' degli ambienti nei quali si svolge. Non svelo nulla di più perché penso sia bello scoprire pian piano cosa rappresentano i dettagli della cover, un mondo che si svela gradualmente. 

L'autore è Alfredo Herraez, un ragazzo di Madrid pieno di talento, su instagram è @druldabadrul.

Una traccia in particolare che non vedete l'ora di suonare dal vivo…

Willy: sono curioso di vedere l'effetto live di un pezzo come "The Plastic Island", ci siamo spinti su un terreno molto sperimentale e mi piacerebbe vedere la reazione del pubblico. 

Jose: è una canzone che ha molte sfaccettature, riassume molto bene l'idea di Slap Guru. È importante non aver paura quando provi nuovi ritmi o combinazioni sonore, cercare di fare un brano che ti trasporti in un viaggio sonoro, che ti permetta di lasciarti andare dimenticando la routine quotidiana... a maggior ragione oggi, nei tempi di confinamento che viviamo.

Line up: tre aggettivi per descrivere ciascuno di voi :)

Willy: testardo, sognatore, disponibile.

Jose: scherzoso, ardito, positivo.

Andrea: meticoloso, coerente, gentile.

Nigel: pacifico, franco, fatalista.

Quali canzoni troviamo nella vostra playlist ideale? 

Kashmir" Led Zeppelin, "Spanish's Galleon" Lucifer's Friend, "Mouth for war" Pantera, "Hit the Lights" Metallica, "Us and Them" Pink Floyd, "My God" Jethro Tull, "Stone Cold Crazy" Queen, "So Real" Jeff Buckley, "Moonshield" In Flames, "Tubular Bells part1" Mike Oldfield, "Manic Depression" Jimi Hendrix, "Get Out" Faith No More, "Bulls on Parade" RATM.

Come è nata la collaborazione con Sixteentimes Music e pensate sia importante per chi fa musica avere il supporto di un’etichetta?

Abbiamo conosciuto Rudy Kink di Sixteentimes durante un concerto a Madrid, eravamo di spalla ai Sons Of Morpheus, band psych stoner svizzera che adoro, e lui ne è il batterista. Dopo il concerto abbiamo chiacchierato un po’, è rimasto colpito dalla nostra performance e da lì, dopo qualche mese, la collaborazione concreta con l'uscita del nostro secondo album "Diagrams of Pagan Life", recensito anche sulle vostre pagine. L'etichetta in questione per noi è assolutamente importante, fanno booking (consentendoci di pianificare tour all'estero) e fanno circolare i nostri album negli ambienti musicali specifici di riferimento. Visto l'incredibile numero di band e generi oggi presenti è fondamentale saper indirizzarsi fin da subito al potenziale pubblico, abbastanza specifico ovviamente nel caso del genere musicale che proponiamo.

Avete calcato moltissimi palchi in Europa, in quale paese vi sentite maggiormente “a casa”? C’è qualche venue e festival che è rimasta nel vostro cuore? E qualche paese in cui pensate che il vostro genere riscontri maggior successo?

Diciamo che la strada è ancora lunga; abbiamo suonato in alcuni paesi europei ma ci piacerebbe visitarne tanti altri. Abbiamo fatto quattro tour fino ad ora, due in Spagna e due centro europei. Ne avevamo in programma uno di 20 giorni a maggio ma purtroppo siamo stati costretti ad annullarlo per l'emergenza Covid-19. Per ora la Spagna è stato il è paese dove abbiamo fatto le date più memorabili, anche se ho dei bellissimi ricordi della Svizzera ed ovviamente di alcune date italiane. In ogni caso, quest’anno avremmo dovuto suonare in Germania e, soprattutto, in Repubblica Ceca, paesi europei dove abbiamo venduto il maggior numero di copie. Interessante, per me, è però vedere che lo stato dove abbiamo venduto più copie in assoluto sono gli U.S.A.; è un peccato non avere le risorse finanziarie per poter fare un tour da quelle parti, chissà, magari un giorno...

Quali sono gli aspetti più interessanti o divertenti del tempo dedicato al "tour"?

Sono vari; il fascino dell'avventura in furgone con quelli che sono a tutti gli effetti dei carissimi amici, il paesaggio che cambia gradualmente, il cibo che cambia con esso, le varie persone che si conoscono, tutte con una grande passione in comune, l'heavy rock. Poi c'è la curiosità di conoscere il pubblico di paesi differenti, la sua reazione alla nostra musica. Infine incontrare i fan, siano essi 5 o 500, è sicuramente ciò che dà senso al tutto, sono loro che ti fanno andare avanti davvero, anche quando alla fine il rientro economico è quasi pari a 0.

In futuro vi piacerebbe poter collaborare con qualche artista in particolare o calcare uno specifico palco?

Jose: come Slap Guru non escludiamo l'idea di collaborare con diversi artisti in futuro; è sempre bello condividere idee e progetti con persone differenti che possono insegnarci qualcosa con la loro esperienza e che possono ampliare lo spettro del nostro sound. Nel nostro ultimo album "Umashi's Oddisey" Lorenzo Matellán ha collaborato con noi... oltre ad essere il nostro tecnico del suono, ha fatto un lavoro fantastico introducendo varie tastiere in alcune delle canzoni, creando trame davvero interessanti.  

Willy: io coltivo il sogno di poter suonare al mitico "Burg Herzberg Festival", nel nord della Germania. Ci sono stato ed è stato meraviglioso, ho un ricordo splendido di quel posto e delle band che ci hanno suonato. Un altro sogno, praticamente irrealizzabile, sarebbe quello di poter collaborare un giorno con artisti del calibro di  Mikael Åkerfeldt (Opeth), Joakim Nilsson (Graveyard) o Stu Mackenzie (King Gizzard...), anche loro, come me, cantano e suonano la chitarra, avrei mille consigli da chieder loro.

Data la situazione molto particolare, prevedete un lancio del disco più “virtuale” e azioni di promozione mirate?

Come ti dicevamo, non potendo promuovere l'album in tour, saremo costretti a promuoverlo in maniera esclusivamente "virtuale". Non siamo bravissimi in questo ma tant'è, bisogna imparare a districarsi anche nelle situazioni complicate e nelle quali non si è abituati a lavorare. A tal proposito aggiungo che, per chi fosse interessato, si può già ascoltare e pre-ordinare il nostro nuovo album su Bandcamp,  https://slapguruband.bandcamp.com/

Pensate che ad oggi i social media influiscano in qualche modo sul successo di una band? I vostri follower sono giovani, o il vostro pubblico comprende anche chi gli anni ’70 li ha vissuti a pieno?

Jose: senza dubbio. Ovviamente bisogna aver qualcosa di valido da dire; certo è che sempre più pubblico entra in contatto con progetti nuovi in quel modo e si possono scoprire facilmente tantissime nuove band. 

Willy: è vero, si possono raggiungere molte più band che in passato e questa è una cosa assolutamente positiva. Personalmente però sono ben più affezionato alla vecchia maniera, ho sempre scoperto gruppi leggendo le recensioni e parlando di musica con gli amici. In soffitta ho casse piene di fanzine musicali comprate negli anni e mi duole constatare che molte hanno chiuso i battenti. Per fortuna ci sono realtà on line (come anche la vostra) che continuano la mission informativa nell'enorme ed affascinante mondo rock underground. Mi dà in qualche modo speranza il fatto che prenda piede anche una realtà come Bandcamp, che mette a disposizione del pubblico la tua musica, anche i supporti fisici ed il merchandising, e gran parte degli incassi vanno direttamente ai musicisti. Niente a che vedere con le risorse minime e a volte davvero ridicole di giganti "mangia tutto" come Spotify o YouTube. Sarebbe bello che i giovani tornassero ad ascoltare gli album nella loro interezza, ad apprezzare il supporto fisico che li contiene, dà valore aggiunto alla stessa musica. L'impalpabilità digitale, gli skip continui da un pezzo all'altro, la riducono a semplice merce di consumo che o ti entra al primo ascolto o viene relegata all'oblio. 

Il nostro pubblico è assolutamente variegato e la cosa mi piace assai. I dati di ascolto dicono 40% donne e 60% uomini, dai 20 ai 60 anni. Ai concerti vediamo di tutto e ci fa piacere constatare che ci sono anche tanti ragazzi che comprano il vinile, spero che sia un vero ritorno e non una moda del momento. Come dici tu, tra i follower ci sono anche vecchi "aficionados" del rock anni 70 e per noi è un onore poter dar loro quello spirito rock particolare che si è perso nel tempo e che per libertà d'espressione musicale rimarrà unico, per sempre.

FACEBOOK: https://www.facebook.com/slapguru/

OFFICIAL WEB SITE:   https://slapguru.com/  


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