Immortal è un album dedicato ad al tuo quarantesimo anniversario come solista e tuo al cinquantesimo anniversario come musicista. Cosa rappresenta per te?
Devo anzitutto ammettere che quest’album si è rivelato davvero inaspettato. Nel 2019 mi sono reso conto che il cinquantesimo anniversario del Michael Schenker Group si stava avvicinando e ho iniziato a pensare al passato: quando ho realizzato e registrato la mia prima composizione musicale a 15 anni, da solo, nella cucina di mia madre. E nota bene che era una composizione complessa e articolata per un ragazzino di 15 anni, includeva picking e altre cose di questo genere! Il titolo del pezzo divenne “In Search Of The Peace Of Mind”.
La mia idea era quella di mettere insieme un disco per l’anniversario dei 50 anni con musicisti, amici e fan. Ci stavo lavorando, ma poi ho pensato: “Non c’è abbastanza tempo!”. Mettere insieme musicisti, amici e fan provenienti da tutte le parti del mondo è davvero un grosso lavoro; io mi sono messo a scrivere, ma poi ho lasciato perdere: era chiaro che non avrei fatto in tempo a lanciarlo nel 2020, che era l’anno dell’anniversario.
Poi, però, il mio agente mi ha fatto notare che il mio primo album era stato pubblicato nel 1972, e ho quindi realizzato che avrei avuto altri due anni per mettere insieme tutto il materiale e realizzare questo disco. Tornata la speranza, ho pensato di creare un album compatto, per rendere tutto più semplice rispetto alla mia idea iniziale: così ho chiesto a Bodo Schopf, Ronnie Romero, Steve Mann e Barry Sparks, che mi ha risposto: “Michael voglio essere il tuo bassista!!!!”. E io gli detto: “Ok! Sei dentro!”. Così ho messo insieme una band e il piano era fatto: celebrare il cinquantesimo anniversario di Michael Schenker con questa lineup.
Avevo già scritto tutta la mia musica prima della 70.000 Tons of Metal Cruise [un festival annuale di musica heavy metal che si svolge a bordo di una nave da crociera, ndr.]. Dopo essere rimasto a Miami in hotel per quattro giorni sono tornato in Inghilterra ed ero pronto per andare in Germania allo studio del mio co-producer Michael Voss, ma poi ho visto alla TV che c’era un problema: il virus, e mi sono reso conto che non potevo viaggiare come facevo solitamente. Di solito vado in macchina, attraverso il canale della Manica, poi Francia, Belgio, Olanda e arrivo in Germania, ma era tutto bloccato e non c’era modo di arrivare. Così ho dovuto trovare un escamotage, andando in barca direttamente dall’Inghilterra all’Olanda, dormendo lì per 7 ore, per poi raggiungere la Germania in auto. Ho dovuto fare questo viaggio quattro volte, per registrare sia la musica sia i video, e tutte le volte che l’ho fatto, tranne una, ho dovuto fare 14 giorni di quarantena. Alla fine, in totale, mi sono fatto ben 42 giorni di quarantena: incredibile! E se non lo avessi fatto, non avrei mai realizzato l’album. Ma era il cinquantesimo anniversario del Michael Schenker Group, sono il leader e dovevo fare questo sacrificio.
Alla fine sono arrivato allo studio di registrazione, ho registrato la mia musica, ed era giunto il momento per Ronnie Romero di cantare, ma mi ha detto: “Scusa, scusa, Michael, non posso raggiungerti, non posso pensare di farmi 14 giorni di quarantena, compilare moduli e tutto il resto!”. E gli abbiamo detto: “Non preoccuparti Ronnie, ti richiamiamo e vediamo cosa possiamo fare”. La mia compagna, Amy, è una bassista, ha un ottimo gusto e ascolta musica – io invece sono 50 anni che non ascolto musica e non ho idea di cosa ci sia là fuori – allora le ho detto: “Ronnie è bloccato, non ci può raggiungere, hai qualche idea per un cantante?”, mi ha risposto immediatamente: “Ralf Scheepers!”. E io le ho detto: “Ok mi fido di te!”, e ho chiesto a Ralf Scheepers: “Vuoi suonare per noi?”, lui ci ha risposto “Assolutamente!” e il giorno dopo stavamo registrando!
Allo stesso tempo Brian Tichy (quello che considero uno dei migliori batteristi del mondo: ha lavorato con Ozzy Osbourne, Whitesnake, etc.) ha voluto contribuire con 6 tracce di batteria e ha poi richiamato nuovamente Michael Voss dicendo che un suo amico, fan di MSG, voleva contribuire. Era Derek Sherinian, un incredibile tastierista! Avevo riempito le canzoni con tantissima chitarra, focalizzandole tutte sui riff, per renderle più “Michael Schenker” possibile: così abbiamo aggiunto le tastiere per dargli ulteriore colore, la considero un’ottima aggiunta, così da non far deviare troppo le tracce sulla tastiera. Ho però chiesto a Michael Voss: “Come faremo con un tipo come Derek?” e Michael mi ha detto: “Potremmo fare una jam tastiera/chitarra!”. “Cosa??? Una jam tastiera/chitarra? Non l’ho mai fatto prima! …ma magari è una buona idea farlo!”. Insomma, è qualcosa di nuovo per l’anniversario dei 50 anni e sarebbe bello regalare ai fan qualcosa di inusuale, così ho detto: “Beh, tipo Johnny Rotten e Ritchie Blackmore?”. E Michael mi ha detto: “Si qualcosa del genere!!!”, così gli ho risposto: “Sai cosa? Penso che tu abbia ragione”.
Alla fine ero davvero entusiasta, quando tutto era pronto è stato fantastico, e quando ho sentito Voss cantare sono stato travolto! Quando ho sentito il risultato di Brian che suonava la batteria e Gary che faceva la jam con me ho detto: “Wow! Adesso inizio a capire cosa sta succedendo”. Stava accadendo quello che avevo pianificato nel 2019 e che non ero riuscito a fare da solo! Ho messo insieme una band per rendere tutto più facile, ma il risultato è stato quello di andare esattamente nella direzione di ciò che avevo realmente progettato all’inizio, e non ci siamo più fermati.
Quando “Drilled To Kill” è stata registrata, insieme alle altre canzoni dove Ralf cantava, abbiamo chiamato di nuovo Ronnie, il quale e ci ha detto di nuovo: “Non posso, non posso, non posso farmi 14 giorni di quarantena!”. Gli abbiamo detto di nuovo: “Non preoccuparti Ronnie, troveremo una soluzione” e ho detto a Michael Voss: “Cosa facciamo con le prossime due canzoni?”. “Cosa ne dici di Joe Lynn Turner?”, e io:“Wow uno dei miei preferiti!!”, e il giorno dopo stavamo registrando, e un’altra canzone era finita!
È andata così, ed erano comunque rimaste altre canzoni per Ronnie, così sono tornato dall’hotel una mattina e Michael Voss stava registrando delle battute per i cantanti (lo fa in caso si dovessero perdere o inchiodare sulla melodia o sulle parole) e mi ha detto: “Michael questo è quello che ho fatto alla tua power ballad” e ho subito pensato che io, se ben ricordo, non avevo mai fatto una power ballad! Non so da dove sia arrivata, ma era comunque qualcosa di nuovo per questo cinquantesimo anniversario. L’ho ascoltata…ed era meravigliosa! Arrivava dal cuore ed era cantata così bene e in maniera così personale, che ho detto a Michael: “Non posso immaginare nessun altro cantare questa canzone meglio di te!”.
E poi c’era un’altra canzone, “The Queen Of Thorns And Roses”, una canzone inusuale, e Michael ha messo le mani anche su quella. Così gli ho detto: “Man! this is great! Sai cosa? Ti do queste due canzoni!”. Ed erano rimaste solo le canzoni per Ronnie!
Incredibilmente, dopo diverse settimane, Ronnie era pronto, ha iniziato e ha fatto tutto in modo fantastico: “Sail The Darkness”, “Come On Over”, “Knight Of The Dead”, “In Search Of The Peace Of Mind”, e ha fatto anche una bonus track che useremo, è stato fantastico!
È andata così, proprio come avevo originariamente programmato, ma non ho fatto niente perché accadesse: è stato un regalo dell’universo! È stato come un “Happy Birthday Michael!”, ti aiutiamo, lo facciamo per te! Onestamente, è così che mi sento. Inoltre “In Search Of The Peace Of Mind”, quella prima canzone che avevo fatto a 15 anni di cui ti parlavo all’inizio, è diventata nel disco un pezzo importante.
Micheal Voss mi ha mandato i credits originali dall’album degli Scorpions, li ho guardati e ho notato che dicevano: “Michael Schenker Lyrics, Rudolf Schenker Lyrics” non sapevamo una parola di inglese, come poteva essere credibile, una totale disinformazione! Doveva essere “Michael Schenker music” e indicare chiunque altro per le parole, perchè non avevamo scritto le parole, ma avevo 15 anni ed ero un musicista di talento, gli altri erano già negli Scorpions e avevano 21 anni, quindi credo che tutti volessero far parte del progetto e prendersi un pezzo del mio talento. Sono stato io il creatore del Lonesome Crow album, che però è stato accreditato a tutti gli Scorpions, e oggi la vivo così, come se si fossero approfittati di un giovane ragazzino.
Io sono tuttora un ragazzino che gioca nel recinto della sabbia, mi godo la vita, non faccio paragoni, non mi sento in competizione, non cerco fama o successo, voglio solo divertirmi, mettere insieme tre note, suonare e scoprire: come farebbe un bambino! Un’attività ricreativa senza aspettative: e lo faccio in tutti i campi della mia vita. C’è un assolo in “In Search Of The Peace Of Mind” che è così perfetto che non cambierei mai nemmeno una nota, come in Staiway to Heaven, anche tra 1.000 anni non cambierei mai una nota, e al giorno d’oggi non ho ancora idea di come sia possibile che un assolo del genere arrivi da un ragazzino di 15 anni perché, come puoi sentire chiaramente in Lonesome Crow, l’album degli Scorpions, ero agli inizi e stavo ancora imparando. Anche il titolo, “In Search Of The Peace Of Mind”, è diventato un po’ il leitmotiv della mia vita: cercare libertà, pace, protezione, soddisfazione, perciò ho voluto che questa canzone fosse su quest’album: la mia prima composizione musicale, le mie prime note scritte tornando al 1970, l’inizio della mia carriera di compositore.
Ho voluto rendere il pezzo molto speciale ed epico, così ho aggiunto molta chitarra alla fine, ho usato il pedale wah wah, low bending strings e quando ho riascoltato l’assolo finale mi sono reso conto che emozionalmente sembra una conversazione, domanda e risposta: quell’assolo descrive il mio viaggio di 50 anni con tutti gli alti e i bassi, periodi belli, brutti, dolci e così via.
Ho inoltre chiesto a Gary Barden di cantare il primo verso, perché ha una fantastica voce sui bassi, calda, che ha aggiunto davvero molto sentimento. Mi ha detto: “Ma certo, lo faccio assolutamente, per te”, l’ha fatto e suona meravigliosamente; poi Ronnie era a disposizione per fare la seconda strofa, quando i toni si alzano, e quindi ho detto a Michael: “Chiediamo a Brian, Robin e Doogie di fare - And I tryyyyyy -” [mentre me lo racconta canta a squarciagola e ride, ndr.] come contributo al cinquantesimo! Brian non era a disposizione perché stava facendo una piccola operazione alla sua spalla, ma Robin, Doogie e Ronnie l’hanno fatto e, te lo ripeto di nuovo: ero così scioccato per il risultato finale dell’album, che si è rivelato essere esattamente come lo avevo pensato, senza dover fare nulla è successo: ero incantato!
Michael, abbiamo chiesto a tre chitarristi e tuoi fan di farti una domanda!
Alex Cole: Qual è la cosa più divertente o folle che ti è accaduta sul palco?
Mi dispiace dire che è stata una situazione divertente, ma anche incredibilmente disagevole. Avevo consumato un pasto davvero terribile prima di salire sul palco, ero davvero intossicato e ho finito per riempire i miei pantaloni nel bel mezzo del set! È stato terribile! Non vedevo l’ora di abbandonare il palco: appena ho potuto me ne sono andato e mi sono tolto tutti i vestiti di dosso, è stato orribile!
Quando ci ripensi ora è sicuramente più divertente di quanto lo sia stato al momento…
Assolutamente (e ride)!
Valerio Ricciardi: Quanto suoni giornalmente e cosa fai per esercitarti?
Non mi alleno, in realtà, ma suono e scopro. Come dicevo prima non sono altro che un bambino nel recinto della sabbia: faccio un’attività che per me è puramente ricreativa. Adoro mettere insieme tre note, divertirmi ad essere Michael Schenker, sprigionare creatività. Ho sempre voluto essere nient’altro che me stesso, l’ho scoperto quando avevo 15 anni e ho iniziato a perseguire questa cosa quando sono diventato diciottenne. Suono e scopro, mi diverto suonando la chitarra, e mentre suono scopro cose: è come la ricerca di un tesoro, ti diverti durante il viaggio perché speri di trovare una pepita d’oro, a volte ne trovi una e sei davvero felice. Mentre suono e faccio scoperte allo stesso tempo mi esercito, perché suonando in automatico ti alleni, come effetto collaterale del suonare e dello scoprire!
Davide Pola: nella tua carriera con differenti band, in occasione di collaborazioni o come solista, quale disco hai preferito incidere e perché?
Non c’è un disco preferito perché, da quanto ho scritto la mia prima nota, ogni cosa che ho iniziato si è rivelata essere un gradino che mi ha portato da un’avventura all’altra. Mi sono goduto ogni progresso, ogni step. Puoi sentirlo in Lonesome Crow, passando agli UFO, con Phenomenon, Force it, No Heavy Petting, Light Out, Obsession, Strangers in the Night, è tutta un’evoluzione. Poi ho voluto fare un pezzo di viaggio personale e avevo in mente una visione che non potevo realizzare con Ozzy Osbourne, con gli Scorpions, con gli UFO o nessun altro: volevo fare musica acustica strumentale, musica strumentale elettrica, volevo essere libero come artista di fare qualcosa che non avrei potuto fare con i Motorhead o con altri gruppi. Amo Ozzy ma ho dovuto rifiutare, amo i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Black Sabbath, Johnny Winter e Rory Gallagher da quando avevo 14 anni, mi hanno ispirato, e torniamo qui: questo disco per il cinquantesimo anniversario, penso che sia il più completo ed è il disco per cui sono più grato in assoluto. In merito alla mia carriera, apprezzo ogni step che ho fatto, ogni gradino mi ha condotto a quello successivo e alla fine sono davvero contento di aver ricevuto un così grande regalo: quest’album.
Ti aspettiamo a Torino a novembre: farete un tour?
Certo, per il cinquantesimo anniversario di Michael Schenker abbiamo 4 show in UK (special guest Doro Pesch) e 5 show in Europa, tra cui una data a Torino. Sto facendo più interviste ora che in tutta la mia vita, anche in paesi in cui non sono mai stato, come l’Australia. Non sono mai stato in Australia, come è possibile che io faccia interviste in Australia, in Sud America o Messico? Più divento vecchio, più devo lavorare! Ma mi hanno detto: “Michael, è meglio così, per tenerti in piedi” e condivido! È incredibile: se tutto andrà bene con il virus e il vaccino e tutto ricomincerà a tornare alla normalità, questo potrebbe rivelarsi il più lungo tour che io abbia mai fatto in tutta la vita. Non ho mai fatto uno show di 3 ore prima di diventare over 60 e mi chiedo perché, ora che sto invecchiando, devo stare più tempo che mai sul palco a suonare? È incredibile!
Penso che sia la chiave sia “to keep on rocking”, no?
Assolutamente (e ride)!
Che consigli daresti a chi sta iniziando la propria carriera musicale?
Prima di tutto, devi chiedere a te stesso chi sei e cosa vuoi. Ti aspetti qualcosa? Se stai cercando la fama e il successo, devi essere parte del trend per poter prendere un pezzetto della torta: la convenzione e gli stereotipi fanno soldi. È questa la strada che vuoi prendere? O vuoi esprimere te stesso? Io sono sempre stato per esprimere me stesso, per tutta la mia vita, sono un artista, e non mi sono mai aspettato nulla, come ti dicevo prima, e tutto quello che è arrivato dopo, beh, in realtà non ho mai saputo quanti fan avevo, quella è la guarnizione sulla torta. Vuoi essere famoso o vuoi divertirti ad essere un artista? È una domanda che ciascuno dovrebbe porsi, e la scelta che fai deve farti felice.
Grazie mille Michael, non vediamo l’ora di vederti in Italia a novembre!
Keep on rocking!
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Ecco l’incredibile lineup di Immortal, in uscita il 29 gennaio 2021:
Michael Schenker | Guitar, Vocals
Ronnie Romero I Vocals
Ralf Scheepers I Vocals
Joe Lynn Turner I Vocals
Michael Voss I Vocals
Barry Sparks I Bass
Steve Mann | Guitar, Keyboard
Bodo Schopf | Drums
Simon Phillips I Drums
Brian Tichy I Drums
+ Guests:
Gary Barden | Vocals
Robin McAuley | Vocals
Doogie White | Vocals
Derek Sherinian I Keyboards
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