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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
15/03/2021
Epica
Le interviste di Loudd
Definiti come “i titani del metal sinfonico tedesco”, gli Epica hanno da poco presentato il loro nuovo disco, “Omega”, con Nuclear Blast Records. Mark Jansen si è connesso a noi dalla Sicilia per chiacchierare con noi: ecco cosa ci ha raccontato.

La creazione di un album in questo periodo delirante non deve essere stata semplice, come avete gestito il processo?

Fortunatamente avevamo quasi finito di inciderlo! All’inizio della pandemia mancava solo la registrazione della mia voce e di quella di Simone, c’era il lockdown e non era possibile viaggiare per raggiungere lo studio, quindi ho dovuto registrare la mia voce nel mio studio di casa, che avevo appena finito di mettere a punto, così ho potuto gestire il tutto senza problemi. Questa quindi è stata l’unica sfida che abbiamo dovuto affrontare nella fase di registrazione, ci è andata bene da questo punto di vista.

Avete inserito un contributo dell’orchestra filarmonica di Praga e un coro di voci bianche, cosa pensi aggiungano questi due ingredienti all’album?

L’orchestra filarmonica di Praga ha un enorme impatto sul sound. Avevamo già impiegato un’orchestra in The Holographic Principle, ma in quel caso era stata una piccola sessione e avevamo registrato gli strumenti singolarmente. Con l’orchestra di Praga, invece, abbiamo registrato tutti insieme nella stessa sala e credo che questo sound unico, che considero davvero speciale, si percepisca anche all’ascolto. In merito ai cori in realtà abbiamo registrato con due cori differenti: uno di adulti e uno di bambini. Un risultato unico e speciale, perchè il coro di adulti non può proprio competere con quello dei bambini, non riuscirebbe mai a produrre quello stesso sound.

In merito al nome dell’album cosa ci racconti? È legato all’unione tra terra e paradiso, ci spieghi meglio?

Il titolo dell’album arriva dalla teoria dell’Omega, una teoria delineata da un prete francese che descrive come l’umanità sia fusa con l’intero universo, in questo unico punto di unione chiamato Omega. Penso sia un concept meraviglioso, ho letto molto in merito e consultato molti testi anche antichi; si può trovare di più in The Emerald Tablets of Thoth di Hermes Trismegistus. Ritroviamo quindi molti di questi concetti nelle parole delle canzoni.

I temi toccati dalle canzoni riguardano prevalentemente questo argomento quindi, giusto?

Si, secondo questo principio, tutte le religioni si uniscono e si fondono formandone una unica. Si uniscono inoltre scienza e spiritualità. Io sono davvero convinto che esista un solo e unico “dio” che esiste nel tutto, e che tutto sia connesso. Qualcuno lo chiama dio, qualcuno lo chiama coscienza universale, ma trovo sia solo un nome differente che gli viene dato. Non mi riferisco per forza di cose ad un concetto religioso, penso semplicemente che siamo tutti connessi e che la coscienza sia alla base di tutto l’Universo.

È un concetto molto interessante, specialmente se visto in questo momento di caos che stiamo vivendo. Questo ci può dare un po’ di speranza…

Sì, esattamente, in questo momento di caos sta emergendo il meglio delle persone, stanno capendo che sono interconnesse e iniziano così ad aiutarsi a vicenda. In altri casi, però, emerge anche il peggio: alcuni iniziano a distruggere le cose e ad esprimere frustrazione e rabbia. È un periodo interessante e qualcosa del genere era forse necessario, perché come umanità eravamo finiti in una sorta di vicolo cieco, distruggendo il pianeta. Non possiamo mettere all’angolo la natura e tentare di governarla, dobbiamo vivere insieme alla ad essa, perché se non lo facciamo la natura ci si ritorcerà contro. Vedi infatti cosa sta accadendo, dobbiamo trovare un nuovo modo per vivere insieme alla natura, con equilibrio, e non c’è modo di tenere le due cose separate: tutto è connesso.

Tornando all’album, vi siete incontrati in campagna in Olanda dopo tanto tempo che come band non lavoravate insieme, pensi sia stato importante? E com’è stato il processo di composizione? Come mixate il metal alle componenti di orchestra e a tutti gli altri ingredienti? Non penso sia facile!

È sempre un processo complicato. Trovo sia come fare un puzzle: hai tutti questi ingredienti e inizi a costruire le basi. A volte iniziamo con i riff di chitarra, a volte con la voce, a volte da un pezzo di sinfonia, non accade sempre nello stesso modo, ma è sempre come una sorta di indovinello da risolvere, per riuscire a far sì che tutti gli elementi stiano insieme in equilibrio. È una sorta di lungo viaggio, durante il quale devi sempre lavorare sui più piccoli dettagli: a volte due elementi insieme non si appaiano bene e bisogna intervenire per trovare una soluzione. Iniziamo con una bozza e poi andiamo ad affinare tutti i dettagli. Ogni canzone prende vita da elementi differenti; quando ci incontriamo e lavoriamo sulle canzoni di ciascuno di noi, abbiamo tutti l’opportunità di cambiare molte cose nei brani e sperimentare: alcuni esperimenti funzionano, altri no, allora facciamo un passo indietro e ricominciamo da lì. È un processo molto lungo e allo stesso tempo molto entusiasmante. Ciascuno aggiunge il proprio pezzo al puzzle.

Quanto tempo avete dedicato a questo album?

Beh, in totale 4 anni, iniziando dalle prime idee… dalle prime idee a quando è stato registrato sono passati ben 4 anni!

Dici che c’è sempre spazio per l’evoluzione, cosa troviamo di nuovo in questo incredibile album? Certo ricalca il vostro stile, ma quali sono le novità?

In merito allo stile abbiamo provato ad inserire un paio di canzoni in più che potrebbero funzionare davvero bene in un festival. Sono canzoni che le persone ameranno anche senza necessariamente conoscere la band. Anche nel missaggio abbiamo introdotto delle novità: il mix è più dinamico, così da rendere più semplice l’ascolto dell’album dall’inizio alla fine. Ci sono talmente tanti elementi che a volte può essere davvero difficile per le orecchie processarli tutti. Adoro creare dello spazio nel missaggio, così che tutti gli strumenti si possano sentire chiaramente e per le orecchie risulti più facile processare tutto durante un lungo ascolto no stop.

Vedo che avete in programma festival estivi come quello a Verona o il Leyendas Del Rock (al quale sono stata, ed è fantastico), cosa dovremo aspettarci a livello di spettacolo?

È davvero difficile sapere ora cosa succederà, ma dovremmo esserci, se i festival ci saranno, noi saremo lì. Se non dovessero essere confermati, tristemente dovremo aspettare ancora un po’ per suonare dal vivo. Stiamo lavorando su alcuni nuovi elementi per il palco e il set per lo stage sarà molto bello. Abbiamo investito molto nella progettazione dello show e stiamo solo aspettando che si possa suonare. Speriamo che la situazione torni sotto controllo e che si ricominci a suonare, così sveleremo questo fantastico setup per il palco!

Stiamo tutti aspettando questo momento, ancor di più voi, immagino…

Si, ma sono molto paziente, so che questa è una situazione davvero particolare e che è così ovunque. Nel frattempo mi dedico ad altre cose che mi divertono, mi focalizzo sulle cose fattibili e quando gli show saranno possibili di nuovo mi focalizzerò nuovamente sugli show.

Si, penso sia il modo giusto, e ti stai godendo anche un bel posto, sicuramente più caldo di quello in cui sono io!

È un posto meraviglioso, sono grato di essere circondato dalle montagne e dalla natura, ma tranquilla, oggi faceva freddissimo! C’era un vento freddo molto forte e di solito qui a febbraio fa freddo, poi il tempo migliora moltissimo…ed è primavera per tutto l’anno! Meraviglioso!

Tornando agli inizi, come è nata la tua passione per la musica?

Avevo 12 anni, ho iniziato a suonare la chitarra acustica e a scrivere le mie prime canzoni. Niente di strepitoso, ma c’è una melodia che ho scritto quando avevo 12 anni che è finita in un album degli Epica più tardi. Ci sono cose che fai quando sei molto giovane e che poi si rivelano in futuro molto utili! Ho iniziato a suonare seriamente a 15 anni, quando ho approcciato la chitarra elettrica, ho iniziato a studiare tanto e a guardare concerti di tantissime band. Lì è nata la mia passione.

Quali sono le tue ispirazioni musicali?

All’epoca erano band come Guns’n’Roses, Megadeth, Machine Head, Dream Theater.

Cosa fai ogni giorno in relazione alla musica? All’interno della tua giornata c’è spazio per la musica?

Durante il giorno sto il più possibile all’aperto e sistemo il mio giardino. C’è un sacco di erba in giardino… non il tipo di erba che utilizziamo in Olanda eh! [Risate, ndr], ma erbaccia da strappare, così che le piante possano crescere. Poi lavoro nella mia vigna e ogni volta che c’è il sole sto in giardino a lavorare o faccio dei giri in bicicletta. La sera rimango in casa e negli ultimi mesi sto facendo molte interviste, ma mi dedico anche a suonare la chitarra, a studiare le nuove canzoni, guardo documentari e, prima di andare a dormire, mi rilasso guardando qualche puntata di qualche serie TV su Netflix.

Quale sarà la canzone del nuovo album che ti piacerà maggiormente suonare live?

Penso “Kingdom of Heaven Part 3”, è decisamente quella che davvero non vedo l’ora di suonare dal vivo!

È parte della trilogia… ci puoi spiegare meglio questa cosa? Una trilogia metafisica iniziata con The Quantum Enigma.

Il concept di “Kingdom of Heaven” si basa sull’idea di unire scienza e spiritualità: due dimensioni opposte ma che possono imparare molto l’una dall’altra. Nella trilogia parliamo delle esperienze di simil-morte, di persone che hanno quasi sperimentato la morte, poi qualcosa è accaduto e sono tornate improvvisamente in vita. Le esperienze che queste persone raccontano sono davvero profonde e uniche: hanno tutti sperimentato cose molto simili, ma ciascuno in maniera unica e speciale. Questo argomento mi affascina molto, leggo molti libri su questo tema e penso che studiare queste esperienze ci possa insegnare molto su cos’è la vita, su quali siano i suoi punti cardine ed i suoi asset.

Ultima domanda! Sai sicuramente qualche parola in italiano! Non solo spaghetti e pizza…

So molte parole! Davvero! Ma per me è molto più semplice parlare in inglese perché lo parlo sempre in tutto il mondo. Riesco a gestire ottime conversazioni in italiano, come quando vado in un negozio, e ho amici in Sicilia che parlano solo italiano, quindi sono costretto ad esercitarmi! Purtroppo non li sto vedendo a causa delle restrizioni e quindi il mio italiano sta nuovamente peggiorando! È un peccato, non li vedo da 3 mesi, da Natale, e spero di rivederli al più presto e di passare dei bei momenti con loro.

Quando la temperatura si alzerà, il virus dovrebbe indebolirsi, lo spero davvero!

Qui in Sicilia ci si può godere la parte bella della vita, il cibo è fantastico, le persone sono gentili e amichevoli! È un posto fantastico dove vivere! Mi sono innamorato di questo posto e delle persone ed è per questo che lo chiamo la mia nuova casa.

“Buona serata!”

 

Line up:

Simone Simons | Vocals

Mark Jansen | Guitars & Growls

Isaac Delahaye | Guitars

Coen Janssen | Synth & Piano

Ariën Van Weesenbeek | Drums

Rob Van Der Loo | Bass


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