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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
11/03/2021
Balthazar
Le interviste di Loudd
Il 26 febbraio è uscito l’ultimo disco dei Balthazar, “Sand”, e noi abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Maarten Devoldere, frontman della band, che si è concesso con grande cortesia e disponibilità.

Ciao Maarten! È un vero piacere poter scambiare due chiacchiere con te. Come prima cosa ci tengo a dirti che noi di Loudd siamo letteralmente innamorati dei Balthazar. Non ti nascondo che Fever ci aveva fatti impazzire, ma con Sand ci avete messi al tappeto!

L’anno appena trascorso è stato molto difficile per tutti. Siamo stati limitati negli spostamenti, nei contatti sociali, nel modo di vivere il nostro quotidiano e nei gesti più piccoli. Ciascuno di noi si è ritrovato a costruire o ricostruire qualcosa e a farlo in modo diverso da come avrebbe pensato o voluto, con tutti i limiti, le rinunce e le difficoltà del caso. A tal riguardo, vorrei chiederti come avete vissuto questi ultimi mesi e com’è stato pensare a un nuovo disco in questo contesto tutt’altro che stimolante; da cosa avete tratto la vostra ispirazione e soprattutto quanto è stato difficile lavorare a questo progetto separati e a distanza.

Questo è un momento davvero particolare. Eravamo felici di aver già scritto la maggior parte del materiale prima dell'inizio del lockdown. Penso che questi siano tempi molto difficili per consentire alla creatività di affiorare e fluire, o perlomeno, a noi sembra così. Attorno non accade nulla di particolare da cui poter attingere ispirazione e sono in lotta da un paio di mesi con il blocco dello scrittore. Detto questo, ci è piaciuto il modo in cui abbiamo prodotto quest’album perché ci ha spinti a trovare nuovi modi per arrangiare le canzoni che avevamo già scritto. Volevamo registrarlo in modo molto vivace, all’interno di uno studio, ma non ci era consentito. Così, abbiamo iniziato a usare campioni di batteria e sintetizzatori e abbiamo lavorato da casa, tutto questo ha dato all'album una svolta diversa di cui, con il senno di poi, siamo rimasti davvero soddisfatti. Penso che i limiti possano stimolare la creatività, soprattutto se sei già al tuo quinto album.

Ciò che colpisce della vostra musica è l’estetica e la cura del dettaglio. Non c’è un solo elemento fuori posto. Il suono è elegante, raffinato, a tratti erotico. Quando si arriva alla fine dell’album, la sensazione è quella di aver viaggiato per luoghi bellissimi e pieni di glamour. Ogni canzone, per le immagini che trasmette, potrebbe essere una fotografia. Voi vivete in Belgio, una nazione piena di posti incantevoli, così mi chiedevo se e quanto di quel che vi circonda è presente nella vostra musica. Se ci sono appunto richiami “estetici” legati al vostro territorio o ad altri luoghi che avete visitato e che vi stanno particolarmente a cuore.

Ci viene posta spesso questa domanda, ma no, non penso che traiamo ispirazione da ciò che ci circonda. O magari, se accade, avviene a livello inconscio, e non sono ancora in grado di razionalizzarlo. Mi piace l'idea di spostarmi. Penso sia per questo che troviamo molto stimolante viaggiare. A volte, per scrivere, prendo il treno, ma non ho l’abitudine di guardare fuori, non lo faccio nemmeno quando guido, in realtà. L’assenza di sciovinismo è un qualcosa di molto belga. Siamo una piccola nazione al centro dell'Europa e non possediamo tradizioni così forti e radicate da condizionare il nostro lavoro. Così, penso sia un atteggiamento molto belga prendere un po’ dappertutto e poi mescolare, per dar vita a quello che è il nostro stile e la nostra identità come band. È un’attitudine, la puoi sentire nei TC Matic negli anni Ottanta o nei dEUS negli anni Novanta.

Per la copertina dell’album avete scelto un’opera dello scultore olandese Margriet Van Breevort, intitolata “Humunculus Loxodontus” (quello che aspetta). Cosa vi ha ispirati e in che modo rappresenta il contenuto dell’album?

Ci siamo imbattuti per caso nell’immagine su Internet e ci è piaciuta subito. Troviamo che sia stupido e iconico allo stesso tempo. L'album parla molto di irrequietezza e di impazienza, pertanto si adattava perfettamente al messaggio trasmesso dall’opera. L'imbarazzo che provi quando tutte le distrazioni vengono meno e ti senti come se stessi trascorrendo il tuo tempo nella sala d'attesa della vita. Sembra un po’ profetico, vista la pandemia in corso, ma è una pura coincidenza. Avevamo appena scritto del senso di irrequietezza che stavamo già provando, ed è diventato ancora più ironico ora che siamo bloccati in casa, ma trovo sia interessante imparare a superare questo momento nel modo più difficile possibile. Non che io sia già diventato un maestro zen, ma oggigiorno si possono imparare un bel po’ di cose sul senso e sul significato del vuoto...

In “Losers”, in un passaggio del testo, citate Paolo Conte: “I wish I could sing "tralala" the way Paolo Conte can right”. Mi incuriosisce molto il perché di questo omaggio al cantautore italiano.

Non c’è un motivo particolare. Un amico, mentre stavo lavorando alla canzone, mi ha inviato “L'Orchestrina” (di Paolo Conte). Mi ha colpito il modo in cui suonava quel “tralala”, semplice e diretto allo stesso tempo, e come rendeva il tutto molto sexy e profondo. Ecco il perché della citazione, perché combacia con l’idea che “un giorno arriveremo anche noi lì”.

Quali sono i vostri riferimenti musicali? Nel vostro tempo libero, ad esempio, cosa vi piace ascoltare?

Non ascoltiamo molta musica. Mi colpisce sempre il fatto che i miei amici, pur non lavorando nell'industria della musica, ne conoscano più di me. Ascoltano nuovi album dalle nove alle cinque. Io, dalle nove alle cinque, sono in un trip musicale più egocentrico. Ahahaha! Ascoltiamo principalmente musica più vecchia. I cantautori classici. Amo Carnage di Nick Cave e Warren Ellis. Ci piacciono i dischi dei Sault. Amo gli ultimi dischi di Fiona Apple e Dylan.

Il vostro album precedente, “Fever”, risultava più scanzonato e leggero. In “Sand”, invece, ci sono canzoni languide, come “You won’t come around” o “Powerless” che commuovono e regalano grandissime emozioni, mostrando, allo stesso tempo, un volto inedito dei Balthazar, forse più completo e maturo. Cos’è cambiato?

Non so. Penso che le canzoni siano più spontanee. Forse, quando eravamo giovani ci sforzavamo troppo di sembrare più adulti. Ora ho la sensazione che abbracciamo maggiormente il nostro bambino interiore e che non ci prendiamo più così sul serio. Penso che la semplicità, in un certo senso, renda questo disco più spontaneo e maturo. Noto la stessa cosa anche in altri artisti che ammiro. Dylan e Cohen, ad esempio, hanno abbandonato un sacco di metafore e aggettivi pretenziosi quando sono invecchiati. Avevano meno da dimostrare e hanno iniziato a scrivere frasi concise che però vanno dritte al cuore.

Ciò che sorprende, dell’intero album, è il continuo cambio di registro sia nel sound che nel mood. Il risultato è un saliscendi emotivo, in cui si alternano, ricorrendosi, momenti di pacatezza ad altri di inquietudine. Tutto questo riflette il vostro stato d’animo del momento? O è semplicemente una scelta stilistica?

Sì, penso sia ciò che accade anche nella vita di ciascuno di noi, l’alternanza di stati d’animo. Quando la quiete dura per un po’, sai che presto arriveranno i guai :-) Sì, questo album è un saliscendi continuo, non c'è una via di mezzo. Penso che ci piacesse l’idea di giocare con questi contrasti emotivi.

“I want you” è una canzone che si discosta molto da tutte le altre contenute nell’album. Il ritmo è incalzante e i suoni sono adrenalinici, quasi tribali. Tutte le volte che l’ascolto, mi fa pensare a un grido di “guerra” o a una “rivolta”. Qual è la a spinta emotiva su cui è nata?

È una canzone che parla di gelosia. L'ho provata sulla mia pelle dopo aver trascorso una serata in compagnia di una ragazza. Il giorno dopo, però, ho potuto guardare questo sentimento con più distacco e capire che emozione tossica, stupida e inutile fosse. Ma se decidi di farci una canzone, trovo sia carino crogiolarsi in questo tipo di emozioni perché sono riconoscibili ai più. A volte desideri condividere qualcosa di bello, altre volte vuoi fare lo stronzo e decidi di condividere qualcosa di meno piacevole. In ogni caso, è sempre meglio farci qualcosa di creativo con la gelosia, piuttosto che prendere a pugni in faccia qualcuno.

State già pensando a un tour per promuovere il vostro album? Se sì, verrete anche in Italia?

Sì, abbiamo annunciato un tour europeo. Saremo a Milano a fine ottobre. Non vediamo l'ora di suonare questo album dal vivo.

Grazie Maarten per la tua disponibilità! In bocca al lupo per tutto e alla prossima!

 

Qui, potete trovare la recensione del disco, scritta da Nicola Chinellato.

https://www.loudd.it/recensione/sand/balthazar_5552


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