Sono gli atWood e il cui esordio è legato all’uscita del singolo "Black Mirror”, avvenuta proprio a novembre 2018. Alternative rock, melodie ambient, il tutto valorizzato con inserimenti di elettronica: hanno già aperto date interessanti, suonato dal vivo soprattutto a Milano e nel bergamasco, e ci propongono un nuovo singolo, “Dance in the sun”, con un’attitudine sonora del tutto rinnovata. Abbiamo chiesto loro di raccontarci l’avventura!
Parliamo subito del nuovo singolo “Dance in the sun”, uscito il 25 ottobre di quest'anno. Rappresenta un'evoluzione nel vostro sound... verso quali orizzonti musicali vi state spostando, e da dove arrivate?
Noi arriviamo da un post-hardcore malinconico, e abbiamo voluto sperimentare un po’ con più elettronica e più pop. Detto questo, non abbandoniamo le nostre origini! La carica e l’energia che ci hanno sempre contraddistinti rimangono le stesse.
Come nasce, nel 2018, il progetto atWood? Che background avete in ambito musicale?
Il progetto nasce riarrangiando cover, ma ci sono subito state strette, e quindi ci siamo messi a scrivere. Abbiamo ingranato subito, e per fine 2018 avevamo scritto e registrato un EP, da cui abbiamo poi tratto il nostro singolo di debutto, “Black Mirror”. Per quanto riguarda il background, è condiviso, nel senso che veniamo tutti da esperienze musicali più o meno ampie, sia di inediti che di cover.
Due parole sul nome?
La scelta è stata difficile, ma poi abbiamo deciso di usare quello che ci suonava meglio: Atwood. L’abbiamo subito sentito nostro! L’ispirazione è venuta a Daniele, il nostro chitarrista, fan accanito di The OC.
Quali sono le band o gli artisti a cui vi ispirate? Che musica ascoltate nella quotidianità?
BMTH, Pvris, Chvrches, DreamState, Hands like houses, You me at Six, Enter Shikari… Sono molte e molto diverse, proprio perché cerchiamo di attingere da molte fonti diverse per trarre la giusta ispirazione. Lo stesso accade nella quotidianità: Alice e Lorenzo stanno più sul metal, mentre Alessio e Daniele preferiscono post-hardcore, indie e pop-punk. Questo mix di influenza è molto utile in fase compositiva.
Chi compone? Qualcuno di voi in particolare o collaborate tutti insieme con spunti ed ispirazioni?
Le idee vengono da Daniele, ma vengono poi rielaborate insieme per sviluppare il pezzo dall’inizio alla fine. Il suo contributo è fondamentale, comunque.
Raccontateci qualcosa sul "making of" del nuovo video...
Il video di “Dance in the sun” è stato pensato e girato da Dalilù, già regista del video di “Black Mirror”. Ha saputo portare sullo schermo le nostre idee nel migliore dei modi, creando il mix perfetto tra colore e musica. Ci siamo divertiti tantissimo a girarlo, soprattutto la parte con il fumo: bellissimo, ma quanto abbiamo tossito! Tra l’altro, a differenza di “Black Mirror”, per “Dance in the sun” abbiamo voluto includere delle sequenze suonate in studio, e siamo molto contenti della scelta. In generale, non potremmo essere più soddisfatti.
Come riuscite a fondere alternative rock e pop con melodie ambient ed elementi elettronici, creando canzoni bilanciate ed originali? Pensate che mixare l'elettronica al rock sia la chiave di volta per rendere un pezzo attuale?
Non ci pensiamo troppo, lo facciamo e basta! Inseriamo l’elettronica dove secondo noi è appropriata. La scrittura è un processo complesso, partiamo con l’istinto e poi ci mettiamo la testa per rifinire il tutto. In fin dei conti, l’equilibrio tra gli elementi è molto soggettivo. L’elettronica non è necessariamente l’unico mezzo per rendere attuale un pezzo, ma l’infinità di suoni ed effetti che si possono sviluppare e utilizzare è troppo affascinante per non utilizzarla.
Avete vinto il contest Kleisma - Nuove prospettive, e siete arrivati alla finale di 1MNEXT. Pensate che questo genere di iniziative siano importanti per dare visibilità a nuove band ed artisti? A vostro avviso in Italia è semplice accedere a queste “gare”?
Iniziative del genere sono valide per iniziare a farsi conoscere, perché comunque il mondo della musica è piuttosto affollato, e le occasioni scarseggiano, soprattutto se si è una band nuova sulla scena. L’accesso non è mai semplice per lo stesso motivo: la concorrenza è tanta, ma mai darsi per vinti.
Avete suonato prima dei Lost e di Eyes Set To Kill... che tipo di emozione vi porta il palcoscenico? Com'è la risposta dell’audience?
Quelle due date sono state incredibili. Condividere il palco con band del genere è una responsabilità, oltre che un onore pazzesco. Quando saliamo sul palco siamo elettrizzati, e cerchiamo di trasmetterlo anche al nostro pubblico. Finora la risposta è stata molto buona – è sempre un’emozione vedere che la gente sotto al palco è coinvolta e felice di ascoltarci.
In alcuni paesi, in Europa e nel resto del Mondo, la musica è supportata da fondi e stanziamenti, per esempio in Canada... in Italia esiste qualche supporto per nuove band e proposte artistiche?
Sì, basta saper cercare! Le opportunità ci sono. Certo, come dicevamo sopra, bisogna perseverare e non arrendersi.
Ci sono venues in cui avete suonato e in cui vi siete trovati particolarmente bene per l'atmosfera, per lo spazio o per l'organizzazione a supporto?
Finora non ci siamo trovati male da nessuna parte, saremo stati troppo fortunati? In ogni caso, le due location che adoriamo sono il Legend Club di Milano e il Circolo Svolta di Rozzano, che ci hanno già ospitati, e che per noi sono come una seconda casa.
Credete che i social media siano uno strumento fondamentale, ad oggi, per promuovere una nuova band e supportare l'incremento dell'audience e dei fan? In particolare, quale tra i social?
Siamo molto attivi sui social, sì. È innegabile che oggi come oggi i social abbiano un ruolo fondamentale, perciò bisogna dedicare loro tempo e attenzione. I nostri preferiti sono Instagram e TikTok, perché sono i più immediati.
Quali saranno i prossimi step? Qualche data live da segnalare?
Suonare tanto, scrivere nuova musica, pubblicare un nuovo singolo, fare date all’estero… Vogliamo mettere tanta carne sul fuoco e non fermarci mai.
Le prossime date:
30 novembre: Female Metal Night presso il The One di Cassano d’Adda