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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
10/03/2025
Live Report
Laura Agnusdei, 09/03/2025, Biko, Milano
Laura Agnusdei porta sul palco del Biko, con la sua formazione a trio, una proposta che naviga tra Jazz, elettronica meditativa, Tropical e Black Music. Solo 50 minuti, ma di una densità e bellezza tale da lasciare senza fiato. Una vera eccellenza del nostro panorama musicale. In apertura Porta d’Oro, una proposta di ricerca pura, scevra da qualunque preoccupazione di accessibilità, e, paradossalmente proprio per questo, affascinante in modo indefinito.

Flowers Are Blooming in Antarctica è solo il secondo album uscito a nome di Laura Agnusdei, ma la sassofonista bolognese ha all’attivo una carriera molto più vasta di quello che la sua giovane età lascerebbe immaginare: dalle collaborazioni dal vivo con Julie’s Haircut e Jonathan Clancy (che è anche il fondatore della Maple Death, l’etichetta con cui incide), ai numerosi progetti di sonorizzazione e di compenetrazione con l’arte visiva (tra gli altri, Goro, ispirato alla graphic novel di Pastoraccia Quasi nessuno ha riso ad alta voce, Riflessi assieme a Daniele Fabris, o ancora Ubi Consistam, realizzato assieme a Giulia Polenta ed interamente dedicato alla sua Bologna).

Seguito di Laurisilva, uscito nel 2019, questo nuovo disco rappresenta un nuovo tassello del suo cammino di esplorazione, e ancora una volta mescola alla musica suggestioni verbali e visive (il progetto è parte della collana Opale, promossa dalla Maple Death e avente come focus proprio l’interazione tra i vari linguaggi).

La serata del Biko costituisce un’ottima occasione per vederla in azione a Milano e così, nonostante sia domenica e nonostante sia risaputo che in via Ettore Ponti le esibizioni inizino molto più tardi che altrove, non ho resistito alla tentazione (anche perché diciamocelo, se i concerti iniziassero un po’ prima staremmo parlando di una delle migliori venue di Milano).

 

Affluenza più che discreta, considerata anche la proposta non certo immediata, si inizia poco prima delle 22 con il set di Porta d’Oro, la nuova incarnazione di Giacomo S, in passato attivo con Kobra, ONDAKEIKI e Sentiero Futuro Autoproduzioni. Anch’egli parte della scuderia Maple Death, il suo esordio Così dentro come fuori è in effetti in linea con l’estetica sonora dell’etichetta, da sempre attenta alle proposte più sperimentali e “visionarie”, per così dire, del panorama indipendente.

Synth e chitarra suonati quasi sempre in contemporanea, con parti ultra minimali ripetute ossessivamente, le composizioni di Porta d’Oro si muovono attraverso onde irregolari elettroacustiche, e hanno al loro centro narrazioni poetiche evocative, trasandate e a tratti anche autoironiche, in una sorta di cantautorato zoppicante che sembra spesso procedere a tentoni alla ricerca della migliore forma espressiva.

Non di facile fruizione, sia per le linee vocali al confine col parlato, sia per un accompagnamento sonoro che predilige la dimensione rarefatta o appena accennata, e che è il più delle volte accompagnata da feedback, rumori ed effetti vari.

Una proposta di ricerca pura, scevra da qualunque preoccupazione di accessibilità, e, paradossalmente proprio per questo, affascinante in un certo qual modo indefinito. Dal vivo ci sono senza dubbio margini di miglioramento ma la strada, nella sua autenticità, è senza dubbio quella giusta.

 

Laura Agnusdei è accompagnata sul palco da Jacopo Buda (tromba, Synth, elettronica) ed Edoardo Grisogani (percussioni, drum pad, Synth). Il trio colpisce per l’amalgama che riesce a creare e per un’impronta sonora che privilegia l’insieme, senza soffermarsi su nessuno strumento in particolare, neppure il sassofono che sarebbe in teoria al centro di queste composizioni. Sax e tromba dialogano spesso tra loro, altrove c’è Laura da sola, ma il paesaggio è sempre pieno di elementi, coi Synth a lavorare sugli sfondi e le percussioni perfette nel tiro generale.

Difficile anche catalogare la proposta, che lambisce certamente i territori del Jazz ma si sposta volentieri oltre, dall’elettronica meditativa alle aperture in bilico tra Tropical e Black Music.

Il concept del disco, che attraverso l’immagine dei fiori che sbocciano in Antartide intende lavorare su un doppio piano di significato, tra fine del mondo e una vita che ricomincia nonostante tutto, è reso presente anche attraverso i sample vocali che accompagnano quasi ogni brano, e che ci riconnettono col suo significato: dall’iniziale “Ittiolalia”, che ci conduce in mezzo alla fauna marina del Sudamerica, a “Solvay Beach”, che mette in scena le contraddizioni della famosa spiaggia toscana, il cui biancore non deriva certo dalla qualità della sabbia, passando per “Are We Dinos?”, realizzata durante un’esperienza di camping per bambini, con un’intervista scherzosa in cui si discute sul futuro del genere umano; approdando, infine, a “P.P.R.N”, ispirata ad una particolare specie di fungo che, in Giappone, avrebbe spontaneamente ricreato il tracciato della metropolitana di Tokyo. Quest’ultimo è anche il pezzo che chiude il set, ed anche quello caratterizzato da un andamento più spezzettato, dove il sax e la tromba prendono le direzioni più tortuose e meno prevedibili, al confine con l’improvvisazione.

Purtroppo non ci sarà altro: si chiude così, dopo una cinquantina di minuti appena, ma la densità e la bellezza di quanto abbiamo ascoltato è stata tale che per una volta possiamo anche non incaponirci sulla durata.

Laura Agnusdei è un’eccellenza del nostro panorama musicale e speriamo davvero che la visibilità che questo disco sembra stia ottenendo, contribuisca a farla scoprire a quanta più gente possibile.