Sono esattamente vent’anni che l’etichetta Night Time Stories pubblica ogni anno la compilation Late Night Tales (o, come si chiamava prima, Another Late Night) e, ogni anno, invita un DJ, un producer o un artista di rilievo a selezionare i brani e a mixarli fra loro. L’obiettivo che A.W. Wilde (curatore e fondatore di questa saga di successo) pone a tutti gli artisti è chiaro: selezionare i brani che sono diventati importanti per la loro vita, quelli grazie ai quali si decide di intraprendere il percorso della musica.
Questo, infatti, è lo stesso obiettivo che Wilde ha posto quest’anno a Jordan Rakei, invitato a curare l’edizione 2021 (particolarmente importante, dato che ricorre il ventennale della saga) anche se, come vedremo dopo, Jordan ha deciso di fare qualcosa di molto diverso rispetto all’obiettivo dato, ma anche di molto nobile.
È chiaro che Jordan Rakei ha sempre dimostrato una certa genialità nelle sue produzioni, viaggiando sempre tra i mondi della neo soul, del new jazz e della musica elettronica; forse questa ultima produzione, però, è la conferma: il riconoscimento della validità del suo percorso artistico, un percorso che lo ha visto apprezzato dal grande pubblico prima con Wallflower e poi con Origin, disco capolavoro con cui viene nominato, nel 2019, nella categoria Best Album agli AIM Awards. Da non dimenticare poi l’altro traguardo importante: l’invito a partecipare al progetto del 2020 della Blue Note Records, Blue Note Re:Imagined, all’interno del quale ha realizzato una versione di “Wind Parade” davvero imperdibile.
Con Late Night Tales Jordan Rakei si afferma per quello che effettivamente è: un artista e un produttore davvero illuminato. Con un progetto come questo, che nelle sue edizioni precedenti ha visto la partecipazione di nomi come Jamiroquai, The Flaming Lips, Fatboy Slim, MGMT e Bonobo, Jordan ha avuto la possibilità di creare un suo percorso, raccontare la propria storia ed esprimere la propria visione.
Come raccontavo all’inizio, il creatore di Late Night Tales, A.W. Wilde, chiede sempre ai suoi curatori di creare dei percorsi selezionando quei brani che si sono rivelati importanti per loro e per il loro percorso, quello che ha però deciso di fare Jordan Rakei con la sua produzione targata 2021 è stata una cosa diversa dal semplice tributo al passato. In questo periodo di pandemia globale in cui, a causa della chiusura dei concerti, per i nuovi artisti emergere non è affatto semplice, Jordan ha deciso di invitare a collaborare nella sua compilation musicisti nuovi, con il desiderio di presentarli al mondo intero. Alcuni sono un po’ più conosciuti, come Alfa Mist o Oscar Jerome, altri lo sono molto meno, ma Rakei ce li presenta in egual modo uno a uno, invitandoci a intraprendere assieme a loro un percorso molto particolare, in cui attraversare vari stadi di rilassamento.
Se si dovesse scegliere una parola per descrivere questo disco, infatti, sarebbe proprio relax, e Jordan Rakei ci fa rilassare attraverso un sapiente mix di vari generi: neo soul, new jazz, hip hop, elettronica e musica puramente acustica.
Il percorso inizia da un mood di synth e base ritmica che lascia spazio alla bellissima voce di Fink, per poi passare ai toni molto più new jazz o neo soul di Alfa Mist che, come suo marchio di fabbrica, mescola perfettamente acustica ed elettronica, creando un brano strumentale che pesca a piene mani dal jazz e dalla fusion, strizzando però l’occhio all’hip hop. Si arriva poi a note puramente neo soul, con la bellissima voce di Charlotte Day Wilson. Già in tre brani si attraversano tre mondi diversi anche se collegati e, proprio a sottolineare questa connessione, tutti i brani di questa opera sono mixati fra loro, proprio per evidenziare l’appartenenza ad un unico percorso.
Si susseguono poi una serie di brani dove si alterna una maggiore presenza di elettronica a una prevalenza acustica suonata, e l’esperienza migliore è ascoltare tutto il disco, dall’inizio alla fine, lasciandosi guidare e cullare in un percorso che si inizia presto a concepire come un’opera unica, e non come una serie di brani incollati insieme da acqua e colla vinilica.
Se già arrivati ai tre quarti del disco Jordan Rakei conquista, quando si arriva alla fine, rapisce completamente.
A conclusione dell’album Jordan Rakei ci regala infatti 3 sue registrazioni, un brano originale e due cover: “Codex” dei Radiohead e “Lover, You Should’ve Come Over” di Jeff Buckley.
Lo sappiamo: ci sono alcuni artisti che sono intoccabili, di cui non ci si può azzardare a registrare una cover, e questo resta valido a meno che tu non sia Jordan Rakei. La bellezza di questi brani, e in particolare della cover di Buckley suonata tutta al piano con qualche synth di sottofondo, è assolutamente disarmante. Il disco merita anche solamente per questa canzone.
Il brano originale di Rakei, invece, è l’ultimo della compilation, “Imagination”, a cui corredo troviamo come ospite Alejandro Gonzales Inarritu, il celebre regista noto soprattutto per “Birdman” e “Revenant”, che si scopre essere un grande fan dell’artista. Per chi fosse nuovo alla serie Late Night Tales, si sappia infatti che è usanza concludere con un brano selezionato e letto da un personaggio noto al mondo britannico. Questa volta però le cose sono andate in modo diverso, e per due ragioni: Inarritu è un personaggio molto noto, ma sicuramente non è britannico, e la lettura del brano è avvenuta nella sua lingua madre.
Questa è quindi la degna conclusione di un viaggio, in cui il nostro Virgilio (Jordan Rakei) ci ha preso per mano e ci ha fatto attraversare tanti mondi differenti ma collegati fra di loro, mondi in cui ogni cosa è trattata come uno strumento e non come protagonista: chitarre, pianoforti, batterie, synth, campioni, voci, tutti elementi che servono a creare tanti momenti rilassanti e di meditazione.
Da dire ci sarebbe sicuramente molto altro ma mi fermo qui, lo lascio scoprire a voi (che gusto ci sarebbe se no). Solo una raccomandazione finale: usate delle buone cuffie o godrete solo a metà!