Nimier: se effettuate una ricerca con questo nome utilizzando il medium internet, troverete Roger Nimier e Marie Nimier, talvolta anche viceversa.
Ma anche se cercate con nome e cognome vi apparirà, comunque, Marie fra i primi due risultati della ricerca.
Devo a Giuseppe Scaraffia e al suo volume Gli ultimi dandies (Palermo, Sellerio, 2000) l’aver scoperto questo importante letterato (o forse sarebbe meglio definirlo intellettuale) francese trascurato anche in patria.
Sorprendentemente è ben conosciuta la sua morte, il 28 settembre 1962, in un incidente stradale – era alla guida di una Aston Martin DB4[1], insieme ad una scrittrice (Sunsiaré de Larcône) la cui minima notorietà è essenzialmente legata a questa sua fine tragica -, per contro, le sue opere letterarie sono meno conosciute. Egli scrisse molto anche come giornalista.
In Italia, mentre è stato pubblicato quello che si ritiene il suo secondo miglior romanzo, ed è anche il secondo[2] in assoluto, Les Èpées del 1948 (ormai fuori catalogo, uscì per i tipi di Meridiano Zero, editore padovano), non si ha traccia di quello più famoso cioè di Le Hussard bleu del 1950; comunque le traduzioni nel nostro Paese si riducono n totale a tre, per quanto ne so.
In Francia non ha – ancora? – avuto la dignità de La Pléiade, negli scaffali delle librerie si fa fatica a trovare la sua produzione narrativa nelle edizioni economiche, figuriamoci le edizioni nella celeberrima “blanche” di Gallimard.
È più semplice reperire l’opera che gli ha dedicato la figlia Marie: La Reine du silence (Paris, Gallimard, 2004).
Le biografie non sono pochissime, ma anch’esse difficili da rinvenire (seppure non necessariamente costose); la più importante è quella che gli ha dedicato oltre venti anni fa il suo massimo studioso ed “esecutore letterario” Marc Dambre: Roger Nimier, hussard du demi-siècle (Paris, Flammarion, 1989) però non sono da trascurare gli studi di Pol Vandromme (credo che il più semplice da trovare sia Roger Nimier: le grand d’Espagne, Marseille, Vagabonde, 2002), il quale era notoriamente un poco scomodo in quanto, come del resto Nimier, schierato a destra.
Roger Nimier è perciò un personaggio, in particolare nelle pagine della figlia, larger than life.
Sentimentalmente infedele, evidentemente amante delle belle cose (da lì la patente di dandy attribuitagli da Scaraffia?), appassionato di rugby, fra i pochi a non “abbandonare” Louis-Ferdinand Celine, ma soprattutto considerato il capofila di quella corrente letteraria di destra dei cosiddetti “ussari” (appunto) così battezzata nel 1952 da Bernard Frank.
In conclusione i livelli per conoscere Roger Nimier sono due e piuttosto divergenti: quello edonistico e quello squisitamente letterario. A voi decidere se affrontarne uno.
[1] Per gli amanti delle spigolature, James Bond guida una DB5 nella versione cinematografica di Missione Goldfinger. Qualcuno forse rammenta che Françoise Sagan ebbe nel 1957 un incidente stradale con un’altra Aston Martin e che Albert Camus morì anch’egli in un incidente automobilistico.
[2] Accade però che il primo sia stato pubblicato postumo, a cura di Paul MORAND: L’Étrangère, préf. Paul Morand, Paris, Gallimard, 1968. Quindi nell’ordine di scrittura troviamo, appunto, L’Étrangère, Les Èpees, Le Hussard bleu.