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REVIEWSLE RECENSIONI
Languore
Ibisco
2023  (V4V Records/Virgin Music LAS Italy)
POST-PUNK/NEW WAVE ITALIANA POP
9/10
all REVIEWS
20/10/2023
Ibisco
Languore
Ibisco pubblica il suo secondo disco, “Languore”, per V4V Records in licenza per Virgin Music LAS Italy, e ritrova la collaborazione con Marco Bertone come produttore, con il quale riesce ad evolvere il discorso lasciato con “Nowhere Emilia” portando l’opera verso i più profondi meandri della dark wave.

Ibisco, neo cantautore bolognese (o meglio di Bazzano, per essere precisi) ha visto una rapida ascesa con la pubblicazione del suo primo disco, Nowhere Emilia, avvenuta ad inizio 2022 dopo una lunga attesa causata dalla pandemia. L’album è stato subito molto apprezzato dal pubblico, che lo ha potuto conoscere anche grazie ad un tour nei club e uno estivo, che lo ha visto esibirsi anche nel main stage del Mi Ami. Musicalmente parlando, ciò che lo ha fatto emergere subito è il mix perfetto tra pop post-cantautorale e new wave, con tutti i synth, pad e drum machine che la caratterizzano.

Ibisco e Marco Bertoni, suo produttore sia allora sia per questa nuova opera (noto per essere il fondatore dei Confusional Quartet, band bolognese fondamentale per la nascita della new wave in italia) sono riusciti a mescolare in maniera perfetta questi due generi, mantenendo però in evidenza la vena cantautorale. In sostanza, i brani entrano in testa e sono davvero molto cantabili, conservando allo stesso tempo una profondità abissale sia a livello di arrangiamenti che di testi.

 

Gli elementi che più hanno caratterizzato Nowhere Emilia, e che si possono considerare fondanti del percorso che ha portato a Languore, sono tre: un utilizzo della ritmica molto fuori dagli schemi, raramente predominante, a volte proprio assente; un utilizzo massiccio dell’elettronica, spesso direzionata verso la new wave; e infine una evidente tendenza a livello di arrangiamento verso la dark wave, anche se non abbracciata del tutto in quanto è mescolata con altri elementi come la folk o la minimal. Considerazione, questa, che è stata confermata da Ibisco stesso, quando il sottoscritto l’ha intervistato lo scorso anno (qui l'intervista per chi fosse curioso). In quella stessa sede, inoltre, mi diede come reference Little Dark Age degli MGMT, a riconferma che il tema della dark wave fosse ancora qualcosa di embrionale, un elemento molto importante ma non l’unico presente.

 

Con questo nuovo album, Languore (tra l’altro impreziosito dalla bellissima la copertina realizzata da Giovanni Bonassi), si sente che Ibisco ha scommesso tanto e che in questa sfida è maturato davvero. Come in tutte le evoluzioni, alcuni elementi del passato sono stati mantenuti, altri sono stati stravolti e altri ancora sono stati aggiunti ex novo.

Quella che era prima un’elettronica importante che richiamava la wave e arrangiamenti che rubavano elementi dalla dark wave, qui diventa un’elettronica massiccia, spesso predominante e a volte mescolata con il “suonato”, che a differenza della precedente sembra appartenere molto di più al mondo dell’elettronica analogica (quella dei celebri “Moog”). Inoltre, gli arrangiamenti in questo album si fanno molto più affini ad una vera e propria dark wave, con elementi che possono richiamare i Joy Division, i Depeche Mode o anche i Diaframma di Siberia.

 

I toni con Languore si fanno quindi molto più cupi e spinti anche a livello di ritmica, che invece nel capitolo precedente a tratti un po’ mancava, ma questa è solo una delle due anime di questo disco: se da una parte Ibisco ha deciso di spingere l’acceleratore verso la dark wave, dall’altra parte lo ha fatto anche con il suo caratteristico post-cantautorato, mescolato a qualche venatura pop. Questo elemento pop, tra l’altro, è evidente fin dal primo brano, “Ø + DENTRO, ME”, che lascia da subito spiazzati, presentandosi come una ballad con tratti quasi sanremesi. Questa canzone, apparentemente quieta, lascia poi spazio a pezzi che alzano immediatamente il climax introducendo il tema musicale della dark wave, con synth che ricordano molto i Depeche Mode dei tempi d’oro, chitarre languide e batterie davvero incisive. In questa prima parte del disco, brani come “Vera”, “Albanera” e “Languore” vedono un mix perfetto tra post-cantautorato e dark wave.

Con “Alcolicixbenzina” invece si entra nella seconda parte del disco, quella più elettronica ma non per questo meno “suonata” dell’album. In questo brano in particolare, si sente moltissimo la dark wave da dancefloor e forse è la traccia che più esce dal mood post-cantautorale, anche se pure i brani successivi, “K.O.E.” e “Dopah”, rimangono sullo stesso mood anche grazie ad una mescolanza perfetta tra chitarre, synth e batteria super punch. Il percorso si chiude con “Jane finisce”, che si presenta come elettro-ballad, ovvero miscelante sia gli elementi post-cantautorali che quelli dark wave visti finora.

 

In tutto questo, però, la parte musicale del disco funge “semplicemente” da contenitore alla sua vera anima, che risiede in ciò che ci racconta Ibisco nei testi, con una scrittura che ricorda molto quella di Nowehere Emilia, ovvero uno stile che punta molto sulle immagini che è in grado di ricreare e sulle emozioni che riesce a suscitare.

C’è una differenza netta però con il disco precedente: se Nowhere Emilia parlava di luoghi (o non-luoghi) e attraverso di essi di esperienze (infatti il titolo gioca proprio su questo concetto, grazie ad un’ispirazione che gli era venuta da una scritta vista a lezione: “No-w-here”, la quale dava spazio a incredibili concetti sovrapposti), con Languore ad essere protagoniste sono le lotte personali contro i propri fantasmi, le sconfitte e qualche conquista. Il nuovo lavoro si presenta fin da subito come un disco-dialogo, uno a uno, tra Ibisco e l’ascoltatore (sono infatti solo due i brani in cui Ibisco “racconta” una storia: “Vera” e “Jane finisce”).

 

In conclusione non si può non dire che Languore è un disco decisamente riuscito, soprattutto perché Ibisco ha osato, uscendo (ed evolvendo) dal format del disco precedente senza però dimenticare gli elementi che lo hanno reso speciale, semplicemente continuando la strada che aveva tracciato nel 2022, e che adesso non può che renderci più che mai curiosi di vedere dove lo (e ci) porterà.