La scrittrice Elena Ferrante, pseudonimo di non si sa bene chi, è un fenomeno editoriale negli ultimi tempi sulla bocca di tutti soprattutto grazie al successo dei quattro libri che compongono la saga de L'amica geniale, tradotta in fiction televisiva l'anno scorso dalla Rai (con HBO, Fandango e TimVision) per la regia di Saverio Costanzo. Ma la Ferrante non nasce certo ora come scrittrice, già dalla metà degli anni 90 si fa conoscere con almeno un paio di romanzi divenuti altrettanti film: questo L'amore molesto di Mario Martone del 1995 e I giorni dell'abbandono trasposto per il Cinema da Roberto Faenza nel 2005. Sia la Ferrante che Martone sono napoletani di nascita e Napoli è proprio una delle protagoniste del film L'amore molesto, insieme a un poker di splendide interpreti: Anna Bonaiuto e Carmela Pecoraro, nel ruolo di Delia, rispettivamente da adulta e da bambina, e Angelica Luce e Licia Miglietta nella parte di Amalia, la madre di Delia, da anziana e da giovane.
Martone mette in scena un dramma, tratteggiando almeno un paio di figure femminili di fortissimo interesse e grande personalità, un dramma che pian piano si sviluppa, o ancor meglio si dipana, come una sorta di giallo psicologico basato su false credenze e rimossi della protagonista Delia, una giovane disegnatrice napoletana ormai trasferitasi da tempo a Bologna per questioni di lavoro ma anche a causa di un'allontanamento voluto dalla figura materna con la quale Delia ha un rapporto conflittuale. Proprio durante una delle visite a Bologna di Amalia, la madre di Delia, si evince l'insofferenza di quest'ultima verso la figura genitoriale nonostante da parte della donna ormai anziana traspaia un affetto apparentemente sincero per la figlia. Quando Amalia riparte per Napoli il film innesta la marcia e diventa via via sempre più interessante e coinvolgente. Delia riceve un paio di telefonate strane dalla madre che non è tornata a Napoli, chiamate durante le quali la donna si rivela volgare, non presente a sé stessa, probabilmente in compagnia di un uomo che sicuramente non è il padre di Delia. La preoccupazione della figlia aumenta, un evento tragico sul quale indagare la costringerà a tornare a Napoli e ripercorrere tra testimonianze e memoria la storia della sua famiglia: una madre piacente, un padre geloso e violento, uno zio di parte e un uomo misterioso.
Oltre al fascino della storia, alla recitazione eccellente di tutto il cast, le donne citate poco fa ma anche Giovanni Viglietti, un ottimo Gianni Cajafa, Enzo De Caro, Francesco Paolantoni e altri elementi ancora, quello che rende riuscito in maniera particolare questo film è proprio la regia di Martone che ci porta letteralmente nelle strade di Napoli, lo fa con le immagini, con il movimento della camera in mezzo alla gente ma soprattutto lo fa con i suoni, con il dialetto napoletano di cui è imbevuta l'opera ma anche con tutti i rumori della città, il traffico le voci fuoricampo che si amalgamano in maniera costante e mai fastidiosa con i dialoghi dei personaggi, una scelta di stile che ci restituisce una città vera, viva, in continuo movimento dentro la quale Delia sarà la pedina più importante per arrivare a capo di una matassa che si tradurrà più che altro in una presa di coscienza per la protagonista, in una crescita e non soltanto nella classica risoluzione dell'enigma che pure risulta per lo spettatore interessante.
È un film molto vivo L'amore molesto, vicino ai personaggi, vicino alla terra così come all'anima dei protagonisti, uno di quei film che ci riappacifica con il Cinema nostro e che con una buona dose d'umiltà ci mostra come il Cinema italiano può ancora essere grande.