Christine e Marion sono in macchina, in sottofondo Furore di Steinbeck. Figlia e madre sorridono, le lacrime gli rigano il viso mentre, ascoltando l’epilogo dell’audiolibro, Christine preme il tasto eject e mette via la cassetta. Un raro momento d’intesa tra le due che infatti un attimo dopo iniziano a discutere.
Christine “Lady Bird” - è il nome che si è scelta ed è quello che porterà nel mondo, non quello che le è stato dato dai suoi - vuole andare via. Odia Sacramento, la provincia, la California, e la scelta del college è la sua grande occasione per scappare.
Marion è una donna pratica. Christine - Lady Bird, le ha promesso di chiamarla Lady Bird – studierà vicino a casa. Il marito è stato licenziato e non possono permettersi un college sulla East Coast.
E comunque con quei voti non la accetterebbero mai.
Questa è la scena iniziale di LADY BIRD, primo film da regista di Greta Gerwig, già apprezzata come attrice e sceneggiatrice e molto conosciuta nella scena indie americana.
Nata e cresciuta a Sacramento, la Gerwig mette molto di sé in questo piccolo capolavoro candidato a 5 premi Oscar. Come Lady Bird anche lei ha studiato in una high school cattolica e ha lasciato la California per studiare nella grande mela.
Tra amicizie indissolubili e primi amori la Gerwig affronta con delicatezza, ma non senza humour, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, mettendo al centro il rapporto madre e figlia, complicato e dolcissimo, fatto di ribellione, inadeguatezza, orgoglio, ma anche profonda comprensione anche quando sembra di parlare lingue diverse o ci si trova a due capi diversi del mondo.
Un cast perfetto, sicuramente valorizzato dalla direzione della Gerwig, con una splendida Saoirse Ronan (ora vi sfido a pronunciarlo correttamente, e attenzione perché Saoirse, da buona irlandese, ci tiene parecchio alle sue origini!) candidata come miglior attrice, Laurie Metcalf che ci restituisce una Marion così vera, dura e fragile al tempo stesso e con dei tempi comici eccezionali. E infine Lucas Hedges, nella parte di Danny, il principe azzurro, il primo amore di Lady Bird, fatto di sguardi languidi e baci rubati, e Timothée Chalamet (candidato all’Oscar per Call Me By Your Name), che interpreta Kyle, agli occhi di Lady Bird il ribelle, l’anticonformista, colui che le ruberà il cuore, e non soltanto quello…
Last but not least, non poteva mancare la musica! Siamo nei primi 2000 e la radio passava Hand In My Pocket di Alanis Morrissette – Greta Gerwig ha dichiarato in un’intervista che per lei è stata la sua Patti Smith e che le sue canzoni la colpivano così tanto che le sembrava fossero state scritte proprio per lei – Crash Into Me della Dave Matthews Band fino a Cry Me A River di Justin Timberlake.
Lady Bird è la storia di una outsider, una diciassettenne, come lo siamo stati un po’ tutti, che cerca il suo posto nel mondo lottando a tratti per integrarsi, a volte abbracciando la sua diversità e cercando di distinguersi dalla massa.
Non è un’altra stupida commedia americana, recita il titolo di una parodia della teen comedy del 2001, ma stavolta, ve lo assicuro, è vero. Lady Bird è un piccolo gioiello e insieme a Call Me By Your Name, altro candidato eccellente di questa 90° edizione degli Oscar, rappresenta un nuovo cinema ancora capace di emozionare e regalarci storie che ci fanno battere forte il cuore.