Nell'afosa estate texana del 1958, il tredicenne Stanley Mitchell lavora nel drive-in del padre, e mette il naso in un segreto che doveva rimanere celato. E la «perdita dell'innocenza» di Stanley, in quell'estate in cui il mondo per lui cambia per sempre, coincide con il miracolo di una resurrezione davvero magica. In perfetta naturalezza, Lansdale ricrea le voci, il sapore, la vita, di un tempo scomparso del tutto, come non fosse mai esistito. La «sottile linea scura», che segna per Stanley la scoperta del male, del dolore e della morte insieme con l'esplosione del sesso e la consapevolezza del conflitto razziale, diventa la parete trasparente da varcare per immergerci, stupiti e riconoscenti, in quegli anni Cinquanta lontani ormai come la preistoria.
Non so se sia ancora possibile parlare di romanzo di formazione in questi anni esasperati dalla tecnologia, dall’apprendimento in meno di un minuto, dal tutto e subito a portata di mouse. Tuttavia, qualora volessimo dare ancora credito alla letteratura come strumento di crescita e di conoscenza, La Sottile Linea Scura è uno di quei libri che letto a quattordici o quindici anni fa senz’altro la differenza in termini di consapevolezza. Non fraintendetemi: questo è un romanzo imperdibile anche per un adulto e vi innamorerete così tanto della storia di Stanley da cercare di protrarre il più a lungo possibile la lettura. D’altra parte, Lansdale, non sono certo io a scoprirlo, scrive divinamente e sa fondere con sapienza i ritmi del thriller e il fascino dell’avventura e del soprannaturale a una minuziosa ricostruzione storica e a una riflessione articolata sull’etica e la società. Eppure, sono convinto che per un ragazzino, questa storia di amicizia, di fantasmi e di vecchi delitti irrisolti, abbia la stessa potenza visiva di Stand By Me di Bob Reiner (pellicola con la quale il libro è strettamente imparentato) e lo stesso impatto emotivo di un classico senza tempo come le Avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain. Insomma, La Sottile Linea Scura, è un libro capace di cambiare la prospettiva e di suggerire un nuovo sguardo sulla vita. E non è solo per quella “perdita d’innocenza” di cui parla la quarta di copertina testé riportata. Stanley, in fin dei conti, resta innocente fino alla fine, non si macchia di peccati, scopre il mondo che lo circonda (la morte, il razzismo, la violenza sulle donne, il sesso) ma ciò avviene, a differenza dell’amico Richard, attraverso il filtro di un ambito familiare che lo protegge e lo ama. La vera rivelazione per Stanley è semmai la presa di consapevolezza del libero arbitrio, di una sottile linea scura sulla quale siamo tutti obbligati a camminare, una linea che divide i morti dai vivi, la giustizia dall’ingiustizia, la felicità dal dolore, l’ignoranza dalla conoscenza. Uscito dal guscio protettivo della famiglia, Stanley si troverà ad affrontare un percorso durissimo chiamato vita, che impone, ogni giorno, ogni singolo minuto, delle scelte, anche dolorose. Funziona così, prendere o lasciare. C’è una frase nel libro, pronunciata dal vecchio Buster, il proiezionista di colore che incarna l’esperienza e l’età adulta, e che riassume benissimo quanto fin qui affermato: “…Questa è la vita. Non sempre è una gran soddisfazione, infatti, ma quando c’è soddisfazione è proprio una gran cosa. L’unica cosa da tenere a mente è di godersela, la vita, perché carne e polvere, al tirar delle somme finiscono per rivelarsi la stessa cosa. Lo capisci questo? “. Sono le parole di Buster a spiegare a Stanley (e al lettore) che cosa significhi crescere: accettare la caducità, quell’essere carne e polvere al contempo, e scegliere la propria strada, senza paura e al meglio che si può. Se Stanley ci riuscirà lo sapremo solo all’ultimo capitolo, quando il protagonista ormai invecchiato tirerà le somme della propria esistenza. Un finale spiazzante, con cui Lansdale ci coglie all’improvviso e ci riconsegna alla nostra realtà di adulti. Un finale che, soprattutto, ribalta la prospettiva dell’happy ending appena intravisto, adombra la storia di crepuscolare malinconia e, riga dopo riga, ci porta via un pezzo di cuore e ogni certezza. Lasciandoci solo la carne e la polvere.