Samuel Solomon è un professore di letteratura molto apprezzato e ha da poco intrapreso una relazione con una sua studentessa. Tra versi danteschi e idilliaci amori promessi, si insinua però il male: un tragico suicidio sconvolge la vita del professore e lo costringe ad abbandonare il suo lavoro. A tale dolore si aggiunge poi, un terrificante incubo ricorrente: l’omicidio di una donna, durante un rituale. Pochi giorni dopo, la stessa donna apparsa in sogno, viene ritrovata morta, in strane circostanze. Per venire a capo del mistero Samuel decide di intrufolarsi in casa della donna, dove troverà Rachel, vittima del suo stesso incubo. Insieme faranno di tutto per scoprire una verità che non sarà facile da accettare: le Muse, che per secoli hanno ispirato i grandi poeti, non sono foriere di sola bellezza…
Con La Settima Musa, il regista Jaume Balagueró, offre ancora una volta il suo originale punto di vista sul genere horror; la sua visione sofisticata ed elegante di questo mondo fantastico, in cui i concetti di amore e bellezza vengono trasformati in qualcosa di minaccioso e terrificante. Del resto, dal creatore di pellicole come Darkness (2002), o Rec (2007), non ci si poteva aspettare diversamente. Eppure il film si discosta abbastanza da questi classici; La Settima Musa è più un’intrigante storia di misteri irrisolti, a metà tra il thriller psicologico e il soprannaturale. L’incipit è dei più promettenti: l’arte come fonte di dolore, nonostante il suo splendore.
L’originale espediente è tratto dal bestseller di Josè Carlos Somoza, La dama numero tredici. Somoza è considerato uno dei riformatori della letteratura fantasy e mistery, insignito inoltre del più importante premio di crime-fiction al mondo, il Gold Dagger Award per il miglior romanzo con The Athenian Murders. Dall’idea dello scrittore di concepire la poesia come qualcosa di pericoloso e orrifico, nasce una pellicola misteriosa che tiene alta la tensione, nonostante i lunghi e intensi momenti di dialogo.
Nel cast anche un interessante Christopher Lloyd, protagonista di uno dei pochi momenti realmente horror del film. Il famoso Doc di Ritorno al Futuro, interpreta qui Rauschen, un anziano professore che porta sulla pelle le conseguenze dell’appartenenza ad uno strano gruppo di studiosi, il White Ring…
Non è il classico horror da urla e mani sul volto, ma la storia vi coinvolgerà e vorrete arrivare a conoscere tutte le Muse: “La prima invita, la seconda invoca, la terza mente, la quarta nasconde, la quinta predice, la sesta punisce…” e la settima sarà quella che vi sorprenderà!