Cerca

logo
SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
13/04/2020
Malmö
La rivoluzione geometrica della libertà
Malmö è un progetto che cerca di continuo la rivoluzione partendo da una geometrica ciclicità della nostra libertà, che in qualche modo mi viene da interpretare come un ritorno a se stessi sempre, con una consapevolezza e una vita interiore più ricca di luce, di vizi e di virtù, ad ogni giro che fa.

“…abbiamo la sensazione che le persone non abbiano più voglia e pazienza di comprendere, di guardare le cose da altre prospettive e risulta più facile ricorrere a giudizi e pregiudizi semplicistici e fittizi." (Malmö)

Malmö, città della Svezia lontana anni luce dalle nostre province che, a quanto ci dicono, si è dimostrata più calda del previsto… negli uomini che la vivono, credo io. Penso poi che dentro un suono, il ghiaccio serva a lasciar sospesi i pregiudizi e l’abitudine banale delle etichette comode ai giudicanti di strada. Penso che serva anche a stringersi un poco verso se stessi, con se stessi, a favore di un personalissimo significato di bellezza. Dal suono “dream-pop” dei Malmö, casertani di origine, “islandesi” di religione, mi è sempre arrivato quel bisogno inevitabile di casa, quel fuoco che raccoglie le leggende, quella sospensione che si spalma dentro piane infinite che amo inventare, guardando questa città di periferia dalla finestra di casa mia. Dai Malmö è sempre arrivata forte la rivoluzione come una sorta di prolungamento di sé, oltre ogni forma di confine, come fosse tutto un volo di drone che lentamente osserva, che lentamente contempla senza mai giudicare… nella foresta che passa di sotto i suoi occhi digitali, va di scena il risveglio degli orsi sulla primavera del nostro futuro. Società e invenzione, distopia estetica ma anche tantissima coerenza in questo secondo disco che probabilmente, nella libertà della loro espressione, si sono ritrovati a camminar più verso casa che in direzione dell’infinito ed oltre.

Se quindi nel loro primo disco dal titolo “Manifesto di una chimica romantica” hanno celebrato senza vizi e senza filtri quel ghiaccio di cui sopra, con fascino e imprevedibile semplicità, in questo nuovo lavoro titolato “Rotazione Rivoluzione” sembrano aver riscaldato il loro giaciglio arredandolo con soluzioni più comuni, più italiane, meno islandesi. Ma sono soltanto delle soluzioni e niente altro… e questo disco resta comunque ricco del fascino che a loro mi ha fatto avvicinare.

Malmö è un progetto che cerca di continuo la rivoluzione partendo da una geometrica ciclicità della nostra libertà, che in qualche modo mi viene da interpretare come un ritorno a se stessi sempre, con una consapevolezza e una vita interiore più ricca di luce, di vizi e di virtù, ad ogni giro che fa. “Rotazione Rivoluzione” plana senza scossoni, come ad accumulare energia buona per il prossimo passo, che sia lungo abbastanza e che arrivi lontano… oltre ogni forma di confine.

Ghiaccio. Islanda, Svezia, per quanto con questo nuovo disco siete scesi più a sud, verso un’Europa più calda. Ma comunque c’è del ghiaccio nelle vostre tasche. Questa è la prima parola, la mia prima sensazione che voglio sottolineare. Che mi dite?

Il “ghiaccio” è uno stato d'animo ed è  inevitabile fare riferimento a luoghi lontani e freddi che hanno ispirato i nostri primi passi. Stiamo proseguendo il nostro viaggio esplorando nuovi posti, anche più caldi e vicini. Viaggiare, anche nella dimensione reale, meno metaforica, traccia sempre nuove prospettive ed è quello che è accaduto con questo nuovo disco.

E, restando nelle mie metafore, perché siete tornati verso zone più calde della terra? Vi ho sconosciuti dal vostro debutto. “Manifesto della chimica romantica” aveva più ghiaccio, aveva sospensioni più severe e più costrittive. Questo nuovo disco invece sceglie un dialogo molto più quotidiano. Perché?

Non c'è stata una vera e propria scelta programmata. Ci siamo ritrovati a scrivere cose diverse che rientravano nel nostro gusto personale e di band. Forse abbiamo lasciato più libertà al nostro flusso creativo senza imporci limiti e scelte stilistiche sicuramente più evidenti in “Manifesto”. Nel primo disco eravamo indubbiamente più legati ai canoni del genere che impone determinate regole, e forse l'unico obiettivo che ci siamo prefissati è stato quello di modellare un post rock più attuale, meno scontato per certi aspetti.

Parliamo di questo titolo. “Rotazione Rivoluzione”. Quante infinite chiavi di lettura: ascoltando questo disco, “Letargo” in particolare, penso che oggi la rivoluzione sia una bandiera fittizia per tornare in fondo da dove siamo partiti. Come a non far cambiare nulla in questo eterno moto circolare…

Le chiavi di lettura sono veramente infinite, dalla semplice interpretazione letterale dei ciclici moti terresti che scandiscono inesorabilmente il tempo, ad una contrapposizione tra la ripetitività e la rivoluzione, o alla semplice aspirazione al cielo da parte della band, dopo un primo disco molto celebrativo di concetti più legati alla terra. Le ambizioni della rivoluzione sono sicuramente legate a prese di coscienza umane e intellettuali e nel caso specifico di “Letargo” sono una richiesta di risveglio da questo periodo storico particolarmente buio. Forse mai come in questi giorni ci stiamo rendendo conto di quanto affanno dedichiamo a cose in realtà abbastanza inutili e crediamo fortemente che sia giunto il momento di tornare a mettere alla base delle nostre vite argomenti più essenziali e universali.

Molto spesso il beat è serrato. Su un drumming ostinato avete steso lenzuola pulite e trasparenti gonfiate dal vento… le melodie larghe che prendono aria. Eppure, sempre venendo dal primo disco, potevate osare di più. Ma questo è il mio stupido gusto. Il vostro punto di vista?

È l'eterno dilemma delle seconde opere! Una sorta di limbo in cui si riversano gran parte degli artisti. Si cerca di scongiurare l'idea di ripetersi e allo stesso tempo cercare però di non perdere la propria identità. “Rotazione rivoluzione” è sicuramente un altro tassello della nostra crescita, un’altra meta da aggiungere al nostro viaggio che metterà sicuramente le basi per il prossimo. Per quanto ci riguarda siamo contenti del risultato, ma essendo anche una band in eterno conflitto interiore, che non si sente mai appagata, consideriamo il percorso per la perfezione ancora lungo, forse irraggiungibile. Ma questo è anche uno stimolo per continuare a lavorare sodo.

Chi è Juri? Dai suoi diari penso sia venuta fuori La Canzone di questo disco…

Jurij è semplicemente Gagarin, l'astronauta russo che per primo ha compiuto nello spazio un giro intorno all'orbita terrestre. Ci siamo messi nei panni del Jurij bambino che guarda le stelle come ogni altro piccolo uomo, immaginando viaggi lontani e misteriosi. E abbiamo immaginato come sarebbe guardare il mondo da lassù, senza confini, né frontiere. E questo ci lega di nuovo al concetto di “Rotazione Rivoluzione” e ai concetti basilari di come dovrebbe essere un nuovo mondo, a misura d'uomo, a misura forse dei più deboli.

Per voi cosa significa limite? Cosa sono e a cosa servono i confini?

Nel senso letterale del termine, i limiti e i confini sono un'invenzione prettamente umana, ci piace pensare che siamo tutti cittadini del mondo e dovremmo avere più cura della terra che ci ospita e degli uomini che dimentichiamo a loro stessi con le nostre scelte di vita. Ma è un discorso molto più ampio che riguarda sistemi economici e politici, indubbiamente questioni molto delicate che meriterebbero più tempo e spazio di questa intervista. Dal punto di vista invece metaforico, sono barriere che ognuno di noi dovrebbe provare a superare: angosce, paure, priorità e in generale ogni ostacolo che intercorre tra la vita quotidiana e la ricerca della personale felicità.

Torniamo su “Letargo”, altro brano capitale di tutto l’ascolto. Simbologie importanti che vorrei capire con voi. La primavera sarà il futuro che ci attende dopo il letargo? E non sto facendo riferimento a quel che viviamo ora e vi pregherei di prenderne distanze. Parlo in generale… chi sono gli Orsi e che significa questa primavera?

“Letargo” è indubbiamente una canzone di denuncia sociale. Nel testo c'è una contrapposizione tra metafora e realtà, tra ciò che accade in natura e il “letargo artificiale” in cui viviamo. Gli orsi che non mentono sono il simbolo della natura che fa il suo corso, del sole che continua a sorgere e li risveglierà a tempo debito. I campi che tornano a fiorire con la primavera, mentre “c'è ancora troppa neve tra i boschi e le città”. La neve, intesa come inverno che assopisce gli animi, è ciò che ci separa dalla primavera, il risveglio delle coscienze. Cercando di semplificare il concetto, abbiamo la sensazione che le persone non abbiano più voglia e pazienza di comprendere, di guardare le cose da altre prospettive e risulta più facile ricorrere a giudizi e pregiudizi semplicistici e fittizi. 

Inevitabilmente citare i Sigur Rós. Forse la citazione maggiore l’avete ricercata in “Dei fiori, degli odori e di tutte le stelle” con questo incedere iniziale che apre la trama del suono. Sbaglio?

I Sigur Rós sono indubbiamente tra i nostri punti di riferimento, così come gli Explosions In the Sky, i Mogwai e tanti altri artisti che poco hanno a che fare col mondo del post-rock. Nel caso specifico di “Dei fiori, degli odori e di tutte le stelle” abbiamo attinto al nostro gusto e a quello del nostro produttore, Massimo De Vita, a cui molto spesso vengono lampi di genio e ci suggerisce soluzioni alle quali proviamo a farci trovare pronti.

Voglio parlare della copertina. Questa circolarità che torna, che si impone. C’è una serrata legge geometrica in questa figura, non si scappa. Ma questo fa a cazzotti con la ricerca di altro, oltre ogni forma di confine che state cantando… perché?

Perché è una delle tante letture di questo disco. La ciclicità è geometria pura, il tempo, in tutte le sue sfaccettature, è simbolo di oggettività nella soggettività di ogni essere umano. Una sorta di legge universale nella relatività intima e personale che regola ogni azione e ogni emozione che emerge anche nei testi del disco.

E prima di chiudere direi che questo disco è di colore celeste, chiaro… proprio come la copertina che si porta dietro. Ci avete mai pensato?

L'illustratore delle nostre copertine, nonché di tutte le nostre grafiche, è il nostro batterista. Questo ci permette di non avere l'incombenza di dover spiegare a parole quello che vogliamo rappresentare, ma è già vivo in ogni disegno di Vincenzo. Non avevamo mai pensato effettivamente al colore che emerge ascoltando questo lavoro e forse sì, l'azzurro vince sugli altri, come il nero delle distese dell'universo o il verde della natura, argomenti molto trattati in questo disco.

Malmö è un luogo reale. Non è solo il nome che vi siete messi addosso. Ci siete mai stati a Malmö? Dovreste andarci… o forse è il caso che ci torniate quanto prima...

Dopo tante peripezie e viaggi annullati, la scorsa estate Daniele ed Enzo sono stati, in occasioni diverse, a Malmö, trovando una città del tutto diversa da quella ci si aspetta da una città del nord. Un posto accogliete, molto “caldo”, con tanto verde e un centro storico davvero mozzafiato. Sarebbe davvero molto bello andarci tutti e quattro, magari per suonare, magari per l'ennesimo viaggio dei Malmö.


TAGS: intervista | loudd | Malmo | paolotocco | RotazioneRivoluzione