Edito da Arcana Edizioni esce un libro davvero interessante a firma dell’amico Luca D’Ambrosio. Blogger ma soprattutto esperto di musica, da anni attivissimo sul fronte della critica e della comunicazione, nome che tra l’altro troviamo sempre tra i protagonisti del MEI di Faenza (tanto per dirne una). Come al solito ci basterebbe un click in rete per capire di chi parliamo e da qui caldeggio l’invito perché vi avventuriate a scoprire quanto mondo c’è dietro Luca D’Ambrosio. Ma torniamo al presente di questo libro dal titolo esaustivo: “La musica per me. Come funziona la musica? Rispondono 50 artisti italiani”. Tra titolo e sottotitolo si racchiudono le tracce fondamentali di una lettura preziosa che svolge un lavoro d’inchiesta assai importante per il tempo che stiamo vivendo. Tempo in cui ogni cosa sembra normale, ovvia, dovuta, ma soprattutto penso che sia questo un tempo in cui stiamo perdendo l’abitudine di restituire tempo e spazio alla curiosità e alla conoscenza. Non ho usato queste parole assai presuntuose a vanvera per fare scena. È davvero ciò che penso di questo libro che considero a tutti gli effetti un lavoro di ricerca e di restituzione. La ricerca delle risposte, la ricerca di una verità, la ricerca di un valore artistico. E poi la restituzione di tutto questo raccolto, la restituzione di una vera e propria fotografia culturale. Eccovi dunque una lista di 50 artisti dell’attualità musicale italiana, nomi pescati con intelligenza ed equilibrio un po’ su tutti i fronti della cultura popolare. A ciascuno di loro D’Ambrosio ha rivolto una semplice domanda: come funziona la musica?
Ed è da queste 50 risposte che il libro ci permette di osservare un artista “a nudo”, senza luci della ribalta e finzioni televisive, senza montaggi e correzioni di forma. Un Artista “nudo” in lotta concettuale con una domanda immediata nell’apparenza ma infinita nella sua complessità. Personalmente sono rimasto incollato alla lettura, deluso e innamorato allo stesso tempo. Da una parte appunto la delusione di scoprire da certi nomi spesso troppo blasonati risposte assai povere di arte e di spessore culturale e dall’altra la sicurezza di leggerne altre che sono vere e proprie lezioni di vita. D’Ambrosio avrebbe potuto “svendere” l’opera e il lavoro arruffianandosi consensi davvero popolari con risposte d’ufficio per il ”pubblico pagante” ma, onore al merito, ha lasciato che il tutto restasse vero, sincero, quotidiano e soprattutto lontano, come detto, dagli orpelli di scena della finzione mediatica che oggi impera ormai ovunque. Un libro da leggere con la sensibilità giusta e quel piglio critico che possa restituire verità anche alla dimensione di questa parola fin troppo spesso violentata e usata a vanvera: Artista. Non è affatto una lettura leggera e di semplice curiosità. È un libro che va sottolineato. E non poteva essere altrimenti vista la firma di un uomo ancora ragazzo che con la musica dialoga “ogni giorno che Dio manda in Terra”. E scusate la doppia citazione ma Luca D’Ambrosio capirà sicuramente…
La prima grande curiosità se vuoi è abbastanza d'ufficio: una lista di nomi più o meno affermati nella scena italiana. Come hai fatto questa selezione?
Al di là del gusto personale, ho semplicemente cercato di coinvolgere quanti più musicisti e cantautori possibili, dal più noto al meno noto, con esperienze e percorsi diversi. Ovviamente avrei voluto intervistarne di più, ma non tutti erano disponibili nel periodo in cui stavo realizzando il libro. Considera, poi, che dalla stipula del contratto alla consegna del materiale sono trascorsi appena tre mesi.
Immagino sia stato fatto anche un lavoro di equilibri delicatissimi… però alla fine hai interpellato quasi tutti artisti più o meno conosciuti. Permettimi di dire che oggi in Italia è solo grazie a chi come te nel quotidiano investe tempo e lavoro a dare spazio e voce agli artisti troppo spesso ignorati dai grandi media che noialtri possiamo conoscere dischi e progetti che probabilmente mai ci arriverebbero alle orecchie. Quindi mi viene spontaneo chiederti: come mai non hai scelto di dar voce esclusivamente a questa tipologia di artisti che rappresentano forse un cuore importante della musica indipendente italiana?
Io sono soprattutto un appassionato di musica, anche se da qualche anno a questa parte (e chi lo sa fino a quando) riesco a ricavarci persino qualche centesimo di euro. Per cui ho sempre cercato di fare le cose che mi piacciono davvero e che reputo opportune. In questo caso preciso, ad esempio, il lavoro doveva essere trasversale e non strettamente personale, nel tentativo, più o meno riuscito, di avere una visione completa, dal punto di vista dell’artista, su come funzioni la musica oggi in Italia, sia in ambito indie che mainstream. Sempre che queste due categorie abbiano (ancora) un senso.
E restando su questa domanda: spegnendo i talent e le televisioni, quanta bellezza c’è in Italia che ci stiamo prendendo?
La bellezza c’è e ci sarà sempre ovunque, basta cercarla. L’importante però è non confonderla con il successo, la fama.
Senza fare nomi ovviamente però, da buon giornalista che quindi immagino avrà un potere critico assai raffinato, c’è qualcuno degli artisti che ti ha dato risposte un po’ deludenti? O addirittura qualcuno che ti ha letteralmente stupito - in bene o in male? Qualcuno invece che si è rifiutato di rispondere?
Ci tengo subito a precisare che non sono un giornalista, ma un blogger appassionato di musica. Questo per dirti che non sono iscritto a nessun ordine e collegio, neanche a quello dei geometri. Come ti dicevo all’inizio, nel periodo in cui stavo realizzando il libro ci sono stati artisti che non hanno avuto tempo e modo di rispondere al quesito poiché impegnati in altri progetti. Poi c’è stato anche chi non se l’è sentita di rispondere, ed è comprensibile, perché la domanda era abbastanza difficile, impegnativa.
Ragion per cui sono soddisfatto di tutte le risposte date, perché ognuna lascia uno spunto di riflessione.
In più momenti citi come “ispirazione" il libro di David Byrne dal titolo “Come funziona la musica”. Un’opera monumentale che tra l’altro tratta la materia artistica anche da un punto di vista tecnico. Ma lungo le pagine di quel libro prenderemmo una deriva poco coerente con questo tuo lavoro. Torniamo a noi perché proprio dall’opera di Byrne prendo spunto col chiederti: non hai pensato di fare questa domanda anche ad addetti ai lavori? Magari a produttori, magari a fonici o anche semplicemente a promoter e giornalisti?
Il mio libro è un libro “pop” e non ha nulla a che vedere con il capolavoro di Byrne. Ho semplicemente trasformato il titolo del suo saggio in un quesito: “Come funziona la musica?”. Una domanda che ho rivolto a cinquanta artisti italiani e che, come dici tu, potrei rivolgere anche a produttori, promoter o critici musicali… Però, sinceramente, adesso non so se sia il caso. Forse in futuro, chissà.
Per chiudere non posso ovviamente esimermi dal rigirarti la domanda che hai fatto a molti. Come funziona la musica, per te?
Come ascoltatore ho cercato di spiegarlo nella prefazione del libro e, in alcuni casi, anche nelle schede di presentazione di ciascun artista. Tuttavia, meglio di me l’ha spiegato sicuramente Ernesto Assante nella bellissima prefazione. Diciamo però che la musica, per me, funziona sempre allo stesso modo: quando un disco mi piace davvero lo compro in vinile e poi lo ascolto sul piatto di casa.