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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
09/12/2019
Paola Massoni
La mitologia, la fantasia, la natura di un canto
“La natura è la fonte principale di ispirazione. Io percepisco la vita, la spiritualità nella natura, un senso mistico mi attraversa quando la ascolto” (Paola Massoni)

Ho incontrato la RadiciMusic e quelle due anime partigiane che sono Aldo Coppola Neri e l’altra sua faccia pratica e spirituale che è Stefania Cocozza. Ho da sempre elogiato un lavoro certosino, artigiano che passa anche dal concetto grafico ampiamente curato… ma sono i contenuti del catalogo della Radici a farla da padrone. E quello di Paola Massoni è solo un tassello “come tanti” nella “normalità culturale” di un’etichetta che ha scelto la cultura prima ancora che l’estetica. Tra l’altro, il primo disco di inediti della Massoni lo troviamo anche in una speciale edizione limitata con carta speciale, metallizzata, curata da un lavoro manuale che non ha pari. Cose rarissime per una quotidianità in cui siamo divenuti schiavi dell’estetica da cassetta, quella popolare, quella che fa solo scena.

Tutto questo va detto non per pubblicità - che di soldi non ne girano mai - ma per evidenziare quanta bellezza ancora esiste in questa terra… e loro non sono che una testimonianza, una tra le tante (ma sempre poche), che arrivano dalla provincia italiana.

Cantante lirica, musicista, etnicamente ispirata dal mondo che vede e da quello che immagina, scrittrice di teatro e dunque protagonista con la sua voce anche e soprattutto di quella scena. Ha mescolato assieme una letteratura mitologica e la natura che vive a contorno, ha mantecato come acqua e sale la sua sensibilità ed un concetto profano ed uno sacro, ha elevato l’umano al divino e ha fatto anche il percorso a ritroso restituendo alle sue scritture una forma pagana, popolare, a tratti romanticamente adolescenziale. Ha generato Mélia dalla sua fantasia di eterna bambina e le ha dato una voce, la sua, per narrare una mitologia che non esiste o - per meglio dire - che è sempre esistita in quanto sempre è accaduta la vita dell’uomo. Ascolto “Alkemélia” con la consapevolezza che certe formule saranno difficili da far passare alla pubblica piazza, troppo abituata al conformismo estetico. Ascolto “Alkemélia” pensando quanto sia importante lasciarsi cullare da forme pop e forme liriche che qui le trovo assieme legate da un filo che pare “normale”, pare da sempre esistito, un filo lungo il quale scorrono anche orchestrazioni, attimi corali, soluzioni digitali e visionari pattern che non ti aspetteresti. Ascolto “Alkemélia” e trovo importante quella lieve opacità che sembra rugiada di primo mattino o vento che confonde i contorni di un sognatore in eterno pellegrinaggio.

Paola Massoni, dopo una lunga carriera, decide di scrivere di suo pugno per la prima volta e restituisce alla pubblica piazza un disco generoso e solenne, un disco in cui la musica leggera incontra le trame rigide della lirica e le sfumature esoteriche dell’elettronica… e non solo… sono tanti, forse troppi, gli angoli da visitare nel pellegrinaggio di questo disco lungo 19 brani… e non fanno paura ad una label come la RadiciMusic.

Chi è Mèlia? Ecco partiamo da qui…

Mèlia è un personaggio che ho inventato prendendo la ninfa del frassino e combinandola con il melos, il canto. È un personaggio mitologico che viaggia nel tempo e dello spazio ed è a metà tra l’umano e il divino.

In qualche modo senti di somigliarle? Ho come la sensazione, anche guardando il video e ascoltando il tuo modo di cantare, che un po’ tutto quello che ti circonda codifichi il magico mondo di Mèlia… come a dire: quanto di Mèlia e di quella letteratura vivi quotidianamente nella tua vita?

Probabilmente c’è una parte di me molto vicina a Mèlia. La mia parte che sogna, che immagina, che lotta, che crede di poter costruire un mondo migliore. Come darle torto?

Mi colpisce questo modo che hai di oltrepassare le linee del cliché lirico e classico e mettere un piede nel pop quasi quotidiano: perché questa scelta? Una scelta di tipo mediatico, cioè per essere più appetibile al gusto popolare o il bisogno di non restare ferma dentro un cliché anche rigido se vuoi?

Il mio peggior nemico è la noia. Per tanti anni ho studiato pianoforte e poi canto, e ancora continuo a farlo, e ho interpretato opere liriche, stando attenta ad ogni segno di dinamica, ad ogni accento, alla tradizione, alla dizione. Ma una parte di me, che ora è preponderante, non ci sta più nella veste di sola interprete. Ha bisogno di creare e di scrivere un certo tipo di musica che mi piaccia e che mi rispecchi. Tutto qui.

Un disco di recitazioni, di canzoni vere e proprie, di lunghi dipinti strumentali. Una summa sempre incompleta sulle cose… chiedo a te di dirmi cosa manca… andiamo nel particolare… “Alkemèlia” cos’altro è?

È un’alchimia, un esperimento, una ricerca che non ha fine, misteriosa come la vita.

Ecco mi fermerei proprio su “Limbo”: uno scenario che mi ha rapito, anche perché sono visioni che ricerco spesso. Forse è uno dei momenti più interiori, intimi, scuri del disco… ce ne parli?

Limbo è un brano che inizia con delle allusioni ai rintocchi di campane… rappresentano la morte, un passaggio ad un’altra dimensione che avviene attraverso un precipitare cromatico, un disorientamento dell’anima. Poi uno sguardo malinconico alla vita appena trascorsa attraversa le dolci melodie che ondeggiano, si alzano e si ritirano come le risacche del mare, finché non decide di intraprendere un nuovo viaggio, dopo aver ritrovato la pace interiore.

A chiudere: i colori tenui… io non penso che siano un caso… se penso alla tua musica, se vedo il video, se penso ai tuoi abiti… anche le tonalità scure mi rimandano alla dolcezza di una fantasia… sbaglio?

Che mondo sarebbe senza fantasia? Attraverso la fantasia si raccontano verità profonde, colorandole di leggerezza. Fin da bambina, ho sempre immaginato mondi osservando le cose più banali di tutti i giorni. Per questo amo Rodari e ti saluto con una sua poesia:

 

“Le favole dove stanno?

Ce n’è una in ogni cosa:

nel legno del tavolino,

nel bicchiere, nella rosa.”


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