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MAKING MOVIESAL CINEMA
La mia vita da zucchina
Claude Barras
2016  (Teodora Film)
COMMEDIA DRAMMATICO ANIMAZIONE
all MAKING MOVIES
27/11/2019
Claude Barras
La mia vita da zucchina
È sempre un piacere appurare come nel campo dell'animazione esistano realtà piccole capaci di emergere nella lotta tra superpotenze del calibro di Disney/Pixar, Dreamworks, Illumination e poche altre.

Nel caso in questione, almeno a mio parere, La mia vita da zucchina avrebbe finanche meritato la vittoria di quell'Oscar al quale era stato candidato e vinto poi da Zootropolis, film Disney che comunque ho apprezzato davvero molto. Con tantissimo cuore, tantissima pazienza (si parla di un girato di circa trenta secondi al giorno) e carrettate di passione, la squadra del regista Claude Barras realizza questo film in stop-motion con protagonisti in plastilina della durata di poco più di un'ora, riuscendo a infonderci dentro davvero tanto, a livello di sentimenti come di tematiche proposte. La mia vita da zucchina affronta argomenti che potrebbero risultare ostici per i ragazzi più piccoli con una delicatezza e un pizzico di ironia capaci di affondare diversi tabù dell'animazione per ragazzi: accenni al sesso, a droga, abusi, situazioni familiari violente e sconnesse, temi trattati in punta di penna in modo da trasformare situazioni pesanti e problematiche in nuove possibilità di gioia e serenità, lavoro complicato e delicato portato avanti con grazia magistrale, solo per il coraggio questo film andrebbe incorniciato e tenuto da conto come cosa preziosa.

Icare, nove anni, vive con sua madre, donna violenta e dedita più alla birra che non alla cura del figlio. Il padre di Icare sta su un aquilone, in un giorno triste come molti altri capita un incidente e Icare, da quel momento ufficialmente Zucchina, come lo chiama sua madre, è costretto a trasferirsi in un orfanotrofio, a fargli compagnia solo il suo aquilone e una lattina di birra vuota. Dopo un primo impatto affatto facile, causa la solitudine, il trauma e il comportamento del bulletto Simon, Zucchina impara a conoscere i suoi nuovi tutori e soprattutto i nuovi amici dell'orfanotrofio: Simon è il capetto in fin dei conti affatto cattivo, figlio di padre e madre tossicodipendenti, Ahmed ha il papà in galera per rapina e fa la pipì a letto, Alice è stata abusata in tenera età ed è soggetta a crisi di nervi, Beatrice continua ad aspettare la sua mamma che non arriva mai, Jujube ha i genitori fuori di testa. Un poco alla volta Zucchina si ambienta nella sua nuova casa, grazie anche a Raymond, un poliziotto che si è preso a cuore il suo caso, e poi arriva Camille, altra storiaccia, ma di lì in avanti le cose per Zucchina non potranno che migliorare.

La mia vita da Zucchina è un film molto triste ma pieno di aperture alla speranza, ci mostra la forza dei bambini nell'affrontare le bassezze di cui noi adulti siamo capaci, incuranti dei bisogni dei più indifesi, sostiene la tesi che la parola famiglia non necessariamente debba avere legami con i vincoli di sangue e può essere eterogenea e molto colorata, ci fa vedere nei momenti più vivaci, teneri e allegri come l'amicizia in tutte le sue forme possa essere cura anche per i malesseri più grandi. Ovviamente la realtà è poi più complessa di così, ciò nonostante il film rimane un'opera di alto valore, ottima per andare su territori diversi insieme ai nostri figli (ma anche per soli adulti rimane imperdibile).

Tecnicamente il film unisce ai protagonisti in plastilina un mix di fondali piatti perfettamente amalgamati allo stile fanciullesco del comparto visivo, auto e bus come ricavate da piccole scatole di cartone, forme arrotondate, pupazzi dalle teste e dagli occhi giganti. L'impatto è piacevolissimo, l'espressività che l'animatrice Kim Keukeleire (Fantastic Mr. Fox, Frankenweenie, L'isola dei Cani, Galline in fuga) è riuscita a donare ai pupazzi è strepitosa, probabilmente proporzionale alla fatica necessaria per creare un'opera simile, motivo per cui i film in stop-motion non abbondano. Un film piccolo capace di colpire al cuore, più prezioso di mille produzione ad altissimo budget.


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