All'epoca dell'uscita nelle sale cinematografiche del film La mia vita a Garden State, esordio alla regia per l'attore Zach Braff, il Nostro era protagonista da circa tre anni del serial tv Scrubs - Medici ai primi ferri, suo primo ruolo di successo che gli è valso diverse candidature come miglior attore protagonista a Golden Globe ed Emmy Awards. La sua prima prova dietro la macchina da presa è una di quelle commedie con un punta di drammatico mischiata al grottesco che piace tanto dalle parti del Sundance e che in generale riesce a far breccia nel cuore degli spettatori, in questo caso compreso in quello di chi scrive.
La mia vita a Garden State è un film dove elementi drammatici, commedia grottesca e narrazione sentimentale sono ben bilanciati con una preponderanza per il lato romantico della vicenda, ben supportato dalla presenza di una giovane Natalie Portman alla quale tocca il personaggio di Sam, un ruolo parecchio indovinato con il quale la Portman riesce a creare la giusta alchimia con il protagonista maschile, lo stesso Braff, per uno sviluppo magari risaputo ma allo stesso tempo ben sceneggiato e appagante, supportato da un cast di contorno che contribuisce a far girare al meglio il plot e le sequenze comiche.
Andrew (Zach Braff) è un giovane attore originario del New Jersey trasferitosi a Los Angeles nella speranza di lanciare la sua carriera, che al momento conta solo di qualche piccola particina. In realtà Andrew è costretto a sbarcare il lunario come cameriere in un ristorante nel quale spesso viene maltrattato dai clienti. Dopo aver ricevuto la notizia della morte improvvisa della madre disabile, Andrew torna a casa nel Jersey per partecipare al funerale e incontrare il padre (Ian Holm) con il quale ormai il giovane non ha quasi più nessun rapporto, di certo non uno affettuoso o costruttivo.
Una volta a casa Andrew ha modo di ritrovare alcuni amici tra i quali lo stralunato Mark (Peter Sarsgaard) che vive di espedienti e colleziona una serie di oggetti, convinto di poterli rivendere e fare fortuna in un prossimo domani, e Jesse (Armando Riesco), un viveur che si gode la vita dopo aver fatto fortuna inventando il velcro silenzioso.
A causa di alcuni mal di testa fulminanti ma brevissimi, sotto consiglio del padre, Andrew si reca da uno specialista per farsi visitare; nella sala d'aspetto del medico il ragazzo incontra Sam (Natalie Portman), una giovane (bugiarda) con la quale si instaura da subito un certo feeling.
Nonostante i comportamenti bizzarri di Sam la ragazza diventa presto per Andrew una sorta di ancora, un punto fermo in un'esistenza assopita, annebbiata che sembra non aver più significati e direzione, sarà la sua presenza a permettere ad Andrew di affrontare i traumi del passato e a permettergli di guardare al futuro con una rinnovata serenità e uno slancio di nuova speranza.
Zach Braff con La mia vita a Garden State affronta le difficoltà di un giovane uomo nel trovare un posto e un significato nel mondo. Nella messa in scena del regista originario del New Jersey (come il suo protagonista da lui stesso interpretato), come spesso accade, è un ritorno a casa alle proprie origini a fare da catalizzatore per un cambiamento necessario, che trovava limiti autoimposti e ostacoli radicati in un trauma del passato. Il Braff sceneggiatore affronta questo percorso di crescita con un miscuglio di malinconia, spaesamento e puntate grottesche che colorano quella che è una storia d'amore (almeno il suo principio) magari risaputa e già vista, ma che trova nei due interpreti una dolce chimica che rende questo esordio davvero molto, molto godibile.
Il Braff regista non sfigura, alcune soluzioni metaforiche tra immagini e contenuto, seppur non rivoluzionarie, aiutano il film a percorrere i suoi binari con il giusto brio tra location strampalate, trovate assurde e momenti di tenerezza più che apprezzabili. In fin dei conti a Zach Braff si può forse rimproverare solo un finale un po' scontato, un finale che però in una commedia romantica è quello che un po' tutti gli spettatori si aspettano e vogliono vedere.
Alla fine è un bel film questo La mia vita a Garden State, uno di quelli capaci, magari anche solo per qualche ora, di migliorarti l'umore e farti sentire in pace con te stesso per un po' di tempo e questo è più di quel che riescono a fare molti altri film tenuti in maggior considerazione.