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THE BOOKSTORECARTA CANTA
La marina del mio passato
Alejandro Torreguitart Ruiz
2003  (NonSoloParole Edizioni)
LIBRI E ALTRE STORIE
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08/06/2020
Alejandro Torreguitart Ruiz
La marina del mio passato
Studente di letteratura spagnola, scrittore di poesie, racconti e cantautore, Alejandro Torreguitart Ruiz è nato all’Avana nel 1979. Pubblica romanzi soprattutto all’estero con piccole case editrici in quanto non è considerato uno scrittore in linea con il “pensiero unico” del governo cubano; nel suo paese si limita a scrivere cose “innocue” per qualche rivista.

In La marina del mio passato è attraverso gli occhi degli sconfitti che l’autore ci racconta la storia di Cuba nel periodo speciale. Una storia di disillusioni e sogni infranti che per un breve frangente sembrava potessero diventare realtà.

 “L’oceano è un compagno silenzioso, dove spingo la mia barca a motore per il lavoro che da sempre so fare. Sono soltanto un vecchio pescatore, che una volta è stato combattente, che una volta ha amato. E vivo, come mi hanno insegnato a fare, in questa solitudine che non ha rimpianti, perché è la mia solitudine. Vivo i miei giorni e coltivo pensieri. Il mare accompagna lo scorrere del

 tempo e frange la costa rocciosa in una risacca di emozioni e grida di gabbiani.”

Scivola via come una barchetta sul mare questa piccola storia di un piccolo uomo che per tutta la vita ha faticato e vissuto nella sua piccola e splendida isola. Siamo a Cuba, durante il periodo speciale, e Ramon è ormai un vecchio pescatore che abita una casa vuota e silenziosa davanti al mare, nella baia dove ha trascorso tutta la sua vita e da dove ha visto la Storia lasciare i suoi segni, a partire dalla sua prima scuola di pesca che oggi è un resort di lusso per ricchi turisti che di lui e della sua marina ignorano l’esistenza.

In realtà Ramon alla rivoluzione ha preso parte in prima persona, ma ci spiegherà, davanti a una bottiglia di rum scadente e un sigaro di contrabbando, che lui a quelle idee non ha mai creduto. Si è trovato a combattere per necessità, in fuga da una condanna a morte. Tuttavia, ricorda i giorni sulla Sierra come quelli che lo hanno fatto diventare uomo e pensa che, nonostante tutto, siano stati importanti e che lui è “pur sempre uno che ha contribuito a farla quella maledetta rivoluzione e, anche se non ci ho mai creduto, mi brucia dover dire che ha fallito.” E adesso che non è più un combattente e non è neanche più un padre, perché le figlie sono ormai lontane, è soltanto un vecchio pescatore che passa i giorni sulla sua barca a motore, in quel mare che è il compagno della vita, di cui conosce i segreti e al quale racconta i suoi ricordi, facendoseli rimandare come una eco, in un ritmo cadenzato e costante che imita il tornare delle onde. Ma la memoria non è come la sua barca, non si fa manovrare e ogni tanto va a pescare nei ricordi più belli e dolorosi che sono quelli della sua vita con il suo grande amore Clara, che ora non c’è più e che è stata l’unica cosa alla quale abbia mai realmente creduto.

È una storia semplice quella di Ramon, e semplice e delicato è lo stile di Torreguitart Ruiz che ce la racconta in un continuo incatenarsi di metafore con il mare, che giorno dopo giorno consuma il corpo del vecchio pescatore così come lenta e inesorabile agisce su di lui la vita. Quella vita che gli scivola addosso come la sua barca scivola sulle onde. Onde che vanno e vengono come le immagini del suo passato. La vita di Ramon è ormai vuota, fatta dell’essenziale e affacciata sui ricordi, come vuota ed essenziale è la sua casa di legno affacciata sul mare. Gli rimangono i suoi sigari fatti con le foglie di scarto, le partite a domino alla caffetteria della marina, le poche parole scambiate con un vecchio amico la sera al ritorno dalla pesca, sorseggiando un rum che altro non è che alcol puro tagliato con acqua e zucchero, ma che va più che bene per mandare giù i pensieri senza che facciano troppo male. E il mare è suo complice, il suo migliore amico. Ramon sa che l’accompagnerà per il resto dei suoi giorni. Fino alla fine si faranno compagnia. Fino a quando tra le onde il pescatore si perderà. Ma “non ci si perde mai in mare” (“Il vecchio e il mare” H. Hemingway) e, nell’ultimo abbraccio con le sue acque, Ramon ritroverà finalmente il suo amore perduto.

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