Non mi sono più iscritto al corso di Giorgia che metteva sempre la stessa scaletta di canzoni durante le sedute, con picchi del calibro di Biagio Antonacci, i Thegiornalisti e gli Stadio. Visto che ho cambiato lavoro ho pensato anche di cambiare disciplina. Ho appena versato la quota quadrimestrale per quello che chiamo il corso di ginnastica per metallari.
Si tratta di un’attività dal nome motivante per chi ha la forma mentis dei loop, del pensiero ricorsivo, dell’ossessione per le cose ripetute ad libitum. Mi sono iscritto a Circuit Training, un corso che ha una formula molto interessante. Si ripetono a ogni lezione 10 minuti di tre esercizi per gruppo muscolare. Siamo partiti con 10 minuti di 3 esercizi ripetuti per braccia e pettorali, 10 minuti di 3 esercizi ripetuti per addominali, 10 minuti di 3 esercizi ripetuti per le gambe, e il resto stretching. Man mano l’intensità degli esercizi sale, diminuiscono i recuperi, si fatica di più. Mi trovo molto a mio agio con questo modello e, completata la lezione di prova, non ho avuto esitazioni
Ma la lezione di prova è filata liscia senza musica. Il maestro, che insegna anche arti marziali nella stessa associazione sportiva, aveva dimenticato infatti lo stereo a casa. Ho così potuto scoprire l’amara verità solo alla seconda lezione: il maestro usa come sottofondo per il Circuit Training una selezione di nu-metal-punk decisamente devastante. L’intento è chiaro: si tratta di un genere che l’opinione pubblica associa alla potenza, alla sfida per superare se stessi, alla forza, all’impeto, al machismo. Io invece l’ho sempre associato ai tamarri.
La grave lacuna del corso di Circuit Training risulta quindi molto ingombrante, considerando che il volume della musica con cui i miei compagni di corso si allenano è vergognoso. Mi verrebbe voglia di dirgli di abbassare quella merda, ma come avrete inteso non ho più a che fare con le carampane e Luigi l’ultrasettantenne con cui trascorrevo un’oretta di ginnastica posturale e di tonificazione. Qui sono in mezzo a giovani maschi appassionati di kick-boxing e kung-fu con cui discutere risulta problematico.
Non saprei dire nemmeno i titoli e gruppi che fanno parte della tracklist del mio nuovo maestro. Ieri però, tra le varie tamarrate a cui sono stato esposto, è partita una canzone dei Limp Bizkit, che in mezzo a quel frastuono di chitarre inutilmente distorte e rullanti di plastica hanno fatto la figura degli Smiths. Mi stavo spostando dalla stazione degli addominali a quella delle gambe, e in quel momento mi sono sorpreso a camminare a tempo, facendo oscillare la testa, e sono certo che qualcuno l’ha notato.