Chapeau! Dopo un esordio come Le Morsure De Christ, che fece gridare al miracolo più di una testata giornalistica e innamorare stuoli di fan del genere, i transalpini Seth tornano con un sophomore che, se non gode più dell’effetto sorpresa, si mantiene, però. a livelli altissimi.
Fin dall’inizio c’è sempre stato un elemento di ribellione nel black metal, dal momento che, come la maggior parte dei sottogeneri, cercava un modo per invertire le tendenze del tempo in favore di qualcosa di molto più crudo ed eccitante. Un tempo musica di nicchia, questa frangia del metal estremo ha continuato a crescere massicciamente, sia in portata che in popolarità, pur mantenendo quegli elementi dissacranti e di sfida, grazie ai quali le norme sociali e certe convenzioni musicali vengono derise in virtù di un desiderio profondo di rottura.
La France des Maudits, nuova fatica della compagine francese, si avvicina a questo concetto ma da una prospettiva leggermente diversa, rifuggendo dagli stanchi cliché dei macabri rituali di magia nera o di aggressione belluina all’iconografia del cristianesimo, per concentrarsi sul cupo e sanguinoso periodo storico segnato dalla Rivoluzione Francese.
Un approccio plausibile, visto che la band è originaria di Bordeaux, città che vide una quantità particolarmente brutale di spargimenti di sangue durante il Regno del Terrore alla fine del 1700. La Rivoluzione, tuttavia, non è necessariamente il fulcro principale dell’album, è semmai uno sfondo drammatico per spingere l’ascoltatore in territori oscuri e inquietanti, per sviluppare un mood catacombale e presbiteriano, per rileggere con originalità le regole di un genere, in parte rispettate, attraverso un taglio atmosferico e sinfonico, che fonde mirabilmente Ossian e Grand Guignol.
La produzione è nitida, pulita e ad alta fedeltà, ogni dettaglio sonoro ha ampio spazio per respirare e ogni strumento è in evidenza senza soffocare gli altri. La virulenza del metal è attenuata da un limpido impianto melodico, il che crea un perfetto equilibrio che consente l’ascolto anche a coloro che non sono fan dei suoni più estremi. Senza perdere solo un briciolo dell’inquietante espressività del genere, i Seth hanno invece scelto di bilanciare quell'aggressività con un'atmosfera quasi malinconica e triste, e quell'approccio meno rumoroso funziona maledettamente bene.
Ci sono, e non potrebbe essere altrimenti, anche una serie di momenti veloci e furiosi, blast beat e pura violenza sonora, ma sono distanziati e usati con intelligenza, in modo da creare vertiginosi contrasti e un senso di immersione in quei giorni sanguinosi e drammatici, giorni di delazioni, condanne sommarie, di teste che rotolano, di una violenza cieca che condurrà la Francia e il mondo intero verso una nuova era. L’omogeneità del suono e della narrazione crea un magma inscindibile, in cui ogni singola canzone vive come parte di un tutto complesso e strutturato, in cui la fluidità d’ascolto è il fiore all’occhiello di un disco epico, teatrale, magnetico, decisamente coinvolgente.