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THE BOOKSTORECARTA CANTA
La Fine Dei Vandalismi
Tom Drury
2017  (NNE)
LIBRI E ALTRE STORIE
8/10
all THE BOOKSTORE
29/07/2017
Tom Drury
La Fine Dei Vandalismi
Eppure, a differenza dei personaggi di Haruf, sempre costretti a fare i conti con il proprio passato, moralisti di facciata ma dilacerati da inemendabili rimorsi, l’umanità di Drury è cristallina, vive il presente e guarda al futuro.

Il mondo di Grouse County è una ragnatela di cittadine sparse in un immaginario Midwest, dove le vite sono intrecciate da legami di amicizia, affetto o semplice conoscenza. È qui che Louise Darling decide di divorziare da Tiny e fa visita alla madre, Mary, per portarla fuori a pranzo prima della seduta del consiglio comunale, dove si discutono le sorti di un cane mordace. Nel frattempo, lo sceriffo Dan Norman si trova a dare la caccia al marito di Louise, per atti vandalici commessi nella scuola durante il ballo contro i vandalismi. E così Dan incontra Louise, se ne innamora, Tiny la perde per sempre, e Louise ritrova finalmente se stessa.Tom Drury sceglie di non dirigere i suoi personaggi come burattini, ma al contrario, con piccole pennellate, dai loro incontri attinge la forza per creare l’epica di Grouse County.Leggero e profondo, divertente e malinconico allo stesso tempo, La fine dei vandalismi racconta la vita, quella di ogni giorno, che macina gioie e tristezze senza sosta. E lo fa senza seguire traiettorie premeditate, accettando la fatalità dell’esistenza, in un inno alla sua pacata e ingovernabile casualità. Questo libro è per chi ama la furia della pioggia d’aprile, che allontana l’inverno e accoglie la primavera, per chi guarda la via Lattea come una strada che conduce davvero da qualche parte, per chi ascolta Feeling good di Nina Simone, e per chi si trova a camminare verso la felicità a piccoli passi, come se stesse procedendo su un cornicione sospeso nel vuoto.

Una contea immaginaria, centro narrativo per eccellenza di molta letteratura americana, da William Faulkner a Sherwood Anderson. L’America rurale, quella dei campi di grano a perdita d’occhio, delle case roulotte, delle fattorie con veranda, dei piccoli drugstore, dei diner, delle main streets come coagulo della vita sociale. Un’umanità semplice alle prese con una vita ordinaria, fatta di piccole cose, di piccoli tragitti, di piccoli cambiamenti, lontana da un mondo che, si sa, è là fuori, ma è più simile a un’ipotesi o a un’intuizione che a una concreta realtà. La struttura portante di La Fine Dei Vandalismi di Tom Drury, primo romanzo di una trilogia che verrà pubblicata interamente da NNE, ricorda da vicino quella dei romanzi di Kent Haruf: la contea come stato mentale e centro dell’anima, l’ordinarietà di vite che si intrecciano raccontando il particolare di una caducità che si fa, poi, universale. Eppure, a differenza dei personaggi di Haruf, sempre costretti a fare i conti con il proprio passato, moralisti di facciata ma dilacerati da inemendabili rimorsi, l’umanità di Drury è cristallina, vive il presente e guarda al futuro. Dan, Louise, Tiny, Mary e tutti i protagonisti del libro conducono vite anonime, difficili e, per certi versi, insulse; eppure, non smettono mai di crederci, di lottare, di pensare a un domani migliore, di realizzare la propria peculiare visone del sogno americano. La prosa minimal di Drury (anche in questo vi è un’ulteriore similitudine con Haruf) racconta la storia d’amore fra Dan e Louise, intorno alla quale gravita il mondo della cittadina di Grafton. Una storia come tante altre, che si nutre di serenità, che si accende nella gioia della condivisione, che vacilla quando il dolore bussa alla porta di casa. Non c’è sentimentalismo né compassione, però: sono solo le stagioni della vita (così come lo sono per tutti), che Drury racconta con disincanto ma mai con cinismo. Lo scrittore, anzi, resta a fianco dei suoi personaggi, li osserva con ironia, certo, e li fotografa nelle loro debolezze, negli infiniti dubbi, nei tentennamenti etici. Non li giudica mai, però, e rendendoli elementari e prevedibili nelle dinamiche e nelle pulsioni, crea, al contrario, una sorta di immedesimazione fra loro e il lettore, tanto ovvia quanto lo sono le nostre vite. Li tiene per mano, insomma, perché possano sbagliare ma sappiano anche ritrovare la strada di casa, e non smette mai di poggiare su di loro uno sguardo tenero e quel carezzevole velo di malinconia che sottende all’eroismo di vivere il quotidiano. Asciutto e cadenzato come lo scorrere delle stagioni nello Iowa, La Fine Dei Vandalismi è un romanzo che all’apparenza non decolla mai e che sembra crogiolarsi in un contraddittorio immobilismo, come la macchina senza ruote di Dan o come quella casa roulotte, ripresa anche in copertina, simbolo di una precaria stanzialità, in cui confluiscono il desiderio di mettere radici ma anche lo spiraglio per una possibile fuga. Eppure, chiusa l’ultima pagina del libro, sembra di aver intrapreso, insieme a Dan e Louise, quel lungo viaggio che separa ogni uomo dal raggiungimento della consapevolezza e della felicità.