Il mio primo incontro con il Cinema di Yorgos Lanthimos, già fattosi apprezzare con The lobster e con Il sacrificio del cervo sacro, è stato davvero molto soddisfacente. Con La favorita Lanthimos si immerge nel period drama asciugandolo però di tutte le rigidità del caso e riportando la narrazione in costume a un approccio più moderno e moderatamente audace, costruendo un film al femminile (gli uomini sono poco più che orpelli, poco utili anche per il sesso) che pennella tre bellissimi ruoli capaci di far risplendere Rachel Weisz, Emma Stone e Olivia Colman vincitrice dell'Oscar come miglior protagonista.
Siamo agli inizi del 1700, l'Inghilterra retta dalla Regina Anna di Stuart (Olivia Colman) è impegnata in una dura guerra con la Francia sui cui territori John Churchill (Mark Gatiss) conduce l'esercito inglese in attesa di poter dare il colpo di grazia ai rivali. Le decisioni più importanti sulla guerra non è realmente la Regina a prenderle bensì Lady Marlborough (Rachel Weisz) fidata consigliera della Regina e responsabile delle finanze della casata reale, nonché moglie di John Churchill. Lady Marlborough è una donna ambiziosa che concupisce la Regina Anna blandendola, adulandola, curandola (la Regina soffre di una brutta forma di gotta), infilandosi nel suo letto, sotto le sue gonne, titillandole le parti intime e solleticandone l'amor proprio. Pur se manipolatrice e profittatrice, Lady Marlborough non manca di nutrire un affetto apparentemente sincero per la Regina anche se sedimentato in dinamiche d'opportunità e ambizione, tra le due la donna forte non è di certo Anna che dal canto suo recita la parte dell'inconsapevole, cosa che a conti fatti è più una posizione di comodo, dettata da un bisogno d'amore, che non la reale natura della regnante. A mutare gli equilibri tra le due donne e quelli di corte arriva, letteralmente coperta di merda, la bella Abigail Masham (Emma Stone), cugina di Lady Marlborough, caduta in disgrazia fin da quando il padre la perse al gioco. Abigail si introduce a corte come sguattera, ma con grande furbizia e arrivismo riuscirà a ingraziarsi prima la cugina e poi la Regina mettendosi nel mezzo a un rapporto ormai consolidato scardinandone ogni certezza.
Lanthimos dirige quella che è più che altro una commedia dai toni grotteschi, dove non manca un approccio molto terreno alla materia, le tre splendide figure di donna sono spesso immerse nel fango, nel vomito, lacerate da malattia e contusioni, non lesinano attenzioni carnali alla Regina ed essa alla sue favorite, il tutto giostrato con un equilibrio che non fa mai scadere il film nel triviale, anzi, la scelta di girare per lo più negli interni di Hatfield House e di avvalersi dei costumi di Sandy Powell ammanta il film di un'eleganza viva e carnale. Originale la scelta del regista di fare un uso pressoché continuo del grandangolo per aumentare e distorcere le dimensioni degli spazi, scelta stilistica che insieme ad altre trovate (il lancio della frutta marcia al nobile nudo ad esempio) e a un uso peculiare di suoni e musiche, carica il senso di grottesco della vicenda che non manca però di mostrare scampoli di dolore reale, afflizione, patimento. Le tre attrici sono superbe, tre ruoli meravigliosi per i quali si fa fatica a individuare una vera protagonista, nemmeno Nicholas Hoult, unico ruolo maschile di interesse, può avvicinarsi lontanamente alla bravura di Weisz, Stone e Colman.