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La Donna di Gilles
Madeleine Bourdouxhe
2004  (Adelphi)
LIBRI E ALTRE STORIE
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21/09/2020
Madeleine Bourdouxhe
La Donna di Gilles
La donna di Gilles è un romanzo che si divora in fretta, perché emoziona e appassiona. È ricco, profondo e mai banale. Anche dopo averlo finito, resta nella testa e sulla pelle per giorni, perché il suo sapore complesso e intenso, riaccende nella mente pensieri e riflessioni che ristagnano, in cerca di risposte.

 

“Fece come se niente le gravasse sul cuore,
fuorché quella gioia dolorosa ed estenuante che ogni amore comporta.”

 

Il mio “incontro” con Madeleine Bourdouxhe è stato del tutto casuale, penso che in un certo senso lei mi abbia chiamata a sé. Vi è mai capitato di acquistare un libro perché attratti da una copertina o da un titolo? Ecco, tra me e Madeleine è stato proprio così. In realtà, però, non si trattava de La donna di Gilles, ma del suo secondo e ultimo romanzo, Marie aspetta Marie (pubblicato per la prima volta nel 1943 da una piccola casa editrice di Bruxelles).

È un vero peccato che la sua produzione letteraria sia stata molto piccola, e mi riferisco al numero delle opere pubblicate, ma purtroppo, a quei tempi, una donna doveva conciliare come meglio poteva le sue vocazioni con quelli che erano gli impegni all’interno del nucleo familiare. E così, Madeleine, è stata soprattutto moglie e madre e solo nei ritagli di tempo, scrittrice.

A questo bisogna aggiungere che non ambiva al successo: riuscire a pubblicare i suoi lavori era cosa secondaria rispetto al piacere di scrivere. A lei bastava scrivere, farlo per sé stessa, perché era un qualcosa che le stava dentro e che le apparteneva profondamente, tant’è vero che ha continuato a farlo per tutta la sua vita, fino alla fine.

Ma ciò che ha fortemente determinato l’interruzione della sua carriera letteraria, fu lo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, con tutte quelle che furono le conseguenze del caso, compresa l’occupazione del Belgio (lei viveva a Bruxelles) e della Francia. Le case editrici finirono ben presto sotto il controllo dei nazisti e la Bourdouxhe, invece, era coinvolta attivamente nella resistenza, un motivo in più per amarla.

Il fatto è che Madeleine Bourdouxhe (Liegi, 1906 – Bruxelles, 1996) merita di essere conosciuta, sia come donna che come scrittrice, perché i suoi libri meritano di essere letti e io sono felice di poter dare un piccolo contributo in tal senso, raccontandovi qualcosa di lei.

Quando La donna di Gilles venne pubblicato per la prima volta nel 1937, fu accolto dalla critica con grande apprezzamento e con una certa incredulità, perché la maturità e l’intensità della scrittura non facevano affatto pensare che si trattasse di una prima opera.

Tra gli estimatori di Madeleine Bourdouxhe, tra l’altro, c’erano due nomi molto importanti: Jean-Paul Sartre (che al termine della guerra, pubblicò sulla sua rivista un suo racconto), e Simone de Beauvoir. I tre erano legati da una stima profonda e da una sincera amicizia che li portava a condividere, tutte le volte che potevano, chiacchiere e risate attorno a un tavolo del caffè Les Deux Magots o della Brasserie Lipp, a Parigi.

A dirla tutta, quando nel 1937 Madeleine Bourdouxhe pubblicò il suo primo romanzo, Simone de Beauvoir non era ancora una scrittrice affermata, tant’è che il suo primo libro, L’invitata, venne pubblicato solo nel 1943. Inoltre, Simone de Beauvoir, nel suo libro Secondo sesso (1949), le rende omaggio citando lei e il suo La donna di Gilles, con riferimento all’analisi impeccabile che contiene sulle differenze tra sessualità maschile e femminile.

La donna di Gilles, inoltre, ha ispirato il regista Frédéric Fonteyne, che nel 2004 ha presentato il suo film, tratto dal libro, alla mostra internazionale del cinema di Venezia.

La donna di Gilles è un libro snello, dalla struttura semplice e lineare. I personaggi sono pochi e fin dalle prime battute ci si ritrova “scaraventati” nel cuore della storia.

Élisa è una moglie e madre amorevole, trascorre le sue giornate serenamente, occupandosi della casa e delle sue bambine, nell’attesa impaziente che suo marito Gilles, “nome breve, dal suono liquido”, il centro del suo mondo, torni a casa dalla fabbrica: “Ogni giorno è così. Quando mancano pochi minuti all’arrivo di Gilles, Élisa è ridotta a un corpo privo di forze, tutto dolcezza e languore – pura attesa.”

I ritmi familiari, così come le abitudini, anche le più piccole, sono condizionati da Gilles e dal suo lavoro di operaio nell’altoforno di una fabbrica siderurgica di Liegi: “Domani è domenica e non si lavora. Il suo corpo si prepara lentamente a un lungo riposo. Al risveglio farà l’amore. È sempre così, la domenica mattina: ha tanto tempo d’avanti a sé e non è abbruttito da una giornata di lavoro.”

Il ménage è fatto di piccoli rituali irrinunciabili e per certi versi necessari, sempre uguali, metodici, in cui Élisa cerca di ritagliarsi il suo posto. Un posto che però, dal punto di vita del lettore, appare come “subito”, come conseguenza dei bisogni degli altri, ora di Gilles e ora dei bambini. Ma a lei non pesa, perché probabilmente non se ne rende nemmeno conto, perché quella è la sua quotidianità, la sola che conosce e sembra viverla serenamente, con senso di appagamento.

La lettura delle prime pagine trasmette un senso di tranquillità e lentezza tipiche di una vita semplice e ordinata e rimanda l’immagine di un quadro familiare sano e sereno, in linea con quelle che erano le abitudini del tempo e soprattutto i ruoli: l’uomo lavorava e provvedeva al sostentamento materiale della famiglia e la donna si prendeva cura di tutto il resto.

Quello che era un equilibrio stabile, fatto di amore e complicità, viene bruscamente interrotto dal tradimento di Gilles con Victorine, la sorella minore di Élisa: “Il desiderio nasce così, da un niente. Gilles vide una piccola bocca rossa che ogni tanto si apriva per lasciar passare la punta di una lingua su cui due dita posavano delicatamente un quadratino di carta, e osservava il tutto, immobile, attonito.

Victorine non si sottrae, anzi: “…la puttanella alzò la testa: era di quelle che capiscono al volo e non si lasciano sfuggire l’occasione. […] Con cinque secondi di ritardo Gilles si accorse che aveva preso la piccola bocca rossa e ne stava assaporando il lieve sentore di colla.”

Élisa, che conosce fin troppo bene il suo uomo, quell’uomo di cui si prende cura tutti i giorni e che riempie di amore e attenzioni, si accorge che in lui è cambiato qualcosa, ma cerca attenuanti, giustificazioni. È come se, con l’intento di proteggersi e di proteggere quell’unione così speciale, si rifiutasse di vedere. Cerca responsabilità altrove o meglio, le attribuisce a sé stessa, alla sua nuova gravidanza, come se fosse quella ad alterare il suo umore e le sue percezioni, ma lei già sa, lo sente dentro, come una sorta di premonizione: “dietro di lei c’era un altro mondo ingarbugliato, sconosciuto e minaccioso. Tale almeno lo sentiva, ed era certa di non sbagliarsi: ma non bisognava girarsi bruscamente e affrontarlo.”

Madeleine Bordouxhe, con la sua scrittura asciutta e immediata, pervasa da pensieri profondi e poetici, ci tiene per mano e “giorno dopo giorno”, ci accompagna nella vita dei suoi personaggi, ci offre il loro punto di vista e ci rende partecipi di quel groviglio di pensieri che si fanno sempre più pesanti, dell’oscillazione degli stati d’animo e dell’evoluzione dei rapporti.

La donna di Gilles è una lettura lenta, ma allo stesso tempo incalzante, la storia sembra appartenerci ed è impossibile non affezionarsi a Élisa, a questa donna così fragile e al contempo forte e determinata. Una donna che non ha mai saputo cosa significhi amarsi e vivere prima di tutto per sé stessa.

Élisa è soprattutto la donna di Gilles, di quell’uomo che ama tanto e attorno a cui ha costruito la sua intera esistenza, quell’uomo che è la sua ragione di vita e che, nel podio degli affetti, occupa il primo posto. Gilles viene prima di tutto, anche prima dei suoi 3 bambini che lei vede come un prolungamento del suo amore per lui.

Élisa vuole essere la donna di Gilles, di quell’uomo che lei cerca di proteggere, nonostante tutto. Di quell’uomo che lei desidera tenersi accanto con tutta sé stessa e che ha perdonato fin da subito, senza alcun rancore, nei confronti del quale si pone come una figura accudente: madre, sorella, confidente; come l’infermiera di un paziente malato da dover “guarire”, perché quando Gilles “guarirà”, magari, la loro vita tornerà ad essere quella di un tempo.

“E se non fosse mai guarito? Se gli fossero rimasti quello sguardo assente, quel viso angosciato, sino alla fine?... La fine di che? Ebbe paura… Élisa lottò contro quella oscurità morta, cercò di respingere quella notte, evocò con tutte le sue forze qualche immagine capace di rassicurarla.”

È impossibile non affezionarsi a Élisa: mi ritrovavo a parlare con lei, le dicevo di riprende in mano la sua vita, di non perdere di vista sé stessa e tutto l’amore che aveva dentro, le dicevo che poteva indirizzarlo altrove, verso qualcun’altro o qualcos’altro e che non doveva ostinarsi nel continuare a portare sulle spalle quel peso così grande, su cui non aveva alcun potere o controllo.

Ma anche io, probabilmente, stavo dimenticando che l’amore non è una malattia da cui si può guarire buttando giù due aspirine con un bicchiere d’acqua e soprattutto che non esistono interruttori per spegnerlo o accenderlo a proprio piacimento e che davanti alla disperazione, l’unico modo per salvarsi, è volerlo, volerlo davvero, perché è vero che ci si salva da soli.

Élisa lotta da sola, con dignità e ostinazione, per ciò che le sta più a cuore: Gilles e il suo amore per lui, perché quello che prova è un amore profondo e radicato, che fa parte di lei, le appartiene come le appartiene un braccio o una gamba. Gilles è il suo cuore: “Amore… dove sei amore? Non ci sei più. Eri dentro di me, e io non ero altro che te. Amore? Niente. Io non sono niente. Apparenze, miraggi, speranze, forme mutevoli del mondo… la vita continua… Dove sei, Élisa?... Ma chi è Élisa? Non conosco più questa donna… non sono niente. La moglie di Gilles? Oh, amore, perché mi hai abbandonata…”

La donna di Gilles è un romanzo che si divora in fretta, perché emoziona e appassiona. È ricco, profondo e mai banale. Anche dopo averlo finito, resta nella testa e sulla pelle per giorni, perché il suo sapore complesso e intenso, riaccende nella mente pensieri e riflessioni che ristagnano, in cerca di risposte.

Se siete curiosi di sapere cosa ne sarà di Élisa, di Gilles, delle loro vite e del loro amore, non vi resta altro da fare che leggere questo libro e rendere omaggio a Madeleine Bourdouxhe che, lasciatemelo dire, è una grandissima scrittrice.

 

 

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