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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
09/04/2024
Live Report
Kristin Hersh, 07/04/2024, Arci Bellezza, Milano
Kristin Hersh porta la sua chitarra acustica all'Arci Bellezza per un tuffo nel mondo dei cantautori americani, non dimenticando di regalare anche i grandi successi scritti con i Throwing Muses.

La prima volta che sentii parlare di Kristin Hersh, o meglio del suo gruppo, i Throwing Muses, era circa la metà degli anni '80 quando, abbastanza incredibilmente per i parametri musicali di allora, che vedevano la musica alternativa divisa in “tribù musicali” non molto permeabili tra di loro, tre ragazze (accompagnate da un batterista che tendenzialmente non amava suonare i piatti), firmarono un contratto con la con la 4AD, mitica label del periodo post punk anglosassone, passata alla storia per essere l'etichetta del primo disco dei Bauhaus e riferimento per band come i Cocteau Twins, Dead Can Dance, Clan of Xymox, il super gruppo This Mortal Coil, ecc.

Quando il disco dei Throwing Muses venne pubblicato da 4AD, gli appassionati dell'etichetta, ivi compreso il sottoscritto, rimasero stupiti di tale approdo in quanto il gruppo americano si muoveva in un'area musicale abbastanza differente dagli stilemi tipici della label. Il gruppo era formato da due sorellastre, Kristin Hersh e Tania Donnelly; il suono del gruppo era un pastiche sonoro con elementi rock, folk, post punk, ora si direbbe una sorta di indie rock che, da questo punto di vista, condividevano con un altro gruppo dell’area di Boston che, alla pari di loro, lascerà un segno musicale: i Pixies.

Che le cose però fossero serie è rappresentato dal fatto che la 4AD, dopo la pubblicazione dei primi due album del super gruppo This Mortal Coil (dischi da avere assolutamente per ogni amante del post punk più etereo ed atmosferico) diede alle stampe una compilation, Lonely is an eyesore, il cui titolo era tratto da un brano presente in Fish delle Throwing Muses. Il disco uscì in diverse versioni: LP, CD, cassetta, VHS, e anche in una edizione limitatissima che, nelle idee iniziali, doveva essere distribuita tra i gruppi partecipanti, dove, racchiusa in una doppia cornice di legno, una sorta di scatola vuota, veniva inserita una copia di tutte le versioni sopra citate dell’album.

Ovviamente questa particolare produzione scatenò il mercato del collezionismo in quanto, per i pochi che ancora non lo sanno (ma sul punto potranno benissimo informarsi) la 4AD era famosa anche (e le malelingue dicevano ma soprattutto) per la grafica delle sue produzioni, elaborate dalla Envelope 23, partnership grafica composta da Vaughan Olivier e Nigel Grierson, uno degli esemplari di questo album è presente nella collezione del prestigioso Victoria and Albert Museum.

 

Dopo qualche vicissitudine e la pubblicazione di qualche album il gruppo si sciolse: Kristin incominciò a uscire con delle produzioni come musicista singola, in tre ammezzati in un periodo con un altro gruppo, i 50 Foot Wave, dove veniva maggiormente alla luce un sound rock fortemente screziato da influenze folk; mentre Tania Donelly formò prima un altro gruppo con Kim Deal dei Pixies, The Breeders, e dopo ancora The Belly.

Da quegli anni Kristin nel frattempo è diventata madre di quattro figli ma la passione per la musica non l'ha mai abbandonata e, dopo un burrascoso periodo dove la commpagnia discografica per cui incideva voleva farla divenire the next big thing, ha continuato a produrre album, di cui l'ultimo, Clear Pond Road, è stato pubblicato l'anno scorso.

 

Eccoci quindi all'Arci Bellezza, sold out per l’occasione, a pochi giorni dopo il concerto acustico di Steve Wynn (che potrete leggere qui), per ascoltare un altro concerto acustico in quanto, negli ultimi anni, la cantante statunitense porta in giro la sua musica in questa forma.

Da un certo punto di vista fa specie vedere questa musicisti, che negli anni Ottanta interpretavano e innovavano la tradizione musicale americana, ritornare alle proprie radici, forse, nel caso di Kristin, questo è anche legato alla propria storia familiare, essendo i genitori appartenenti ad una comunità hippy; in ogni caso, come per il precedente concerto di Steve Wynn, ho trovato che questa dimensione intima e personale permette di riscoprire una classicità che li lega indissolubilmente alla storia del rock USA.

Il concerto è stato anticipato da un reading della stessa Kristin ed iniziato puntualissimo, con la durata di circa un’ora per un set di circa 15 canzoni, ottimale per un live che comunque si basa unicamente sulla performance solista di un’artista accompagnata unicamente da una chitarra acustica amplificata.

La scaletta è quella che ultimamente la cantante statunitense esegue dal vivo, ripercorrendo tutte le tappe della sua carriera,dalle Throwing Muses ai suoi dischi da solista.

 

Il concerto inizia con "Eyeshine", primo brano del nuovo album; ho trovato ben eseguita "Missisipi Kite", ed anche il simpatico “siparietto” che introduce "Bywater" (brano delle Throwing Muses che racconta la fine di un pesciolino rosso di nome Freddy Mercury, regalato dalla musicista ad uno dei figli, non so se lo stesso che era presente al banchetto del merchandising, per farsi perdonare di essere impegnata in un tour).

La platea si scalda con "Your Ghost", brano tra i più celebri della chitarrista, e anche con un altro brano dei Throwing Muses, "City of the dead". Altra nota di merito è legata all’esecuzione di "Gazebo Tree", infine il concerto termina con due encore, di cui l’ultimo è la bellissima "Poor Wayfaring Stranger".

Un concerto solista che porta Kristin nella migliore tradizione delle folksinger americane, assieme a Joan Baez, per passare a Ricky Lee Jones, deviando per Patti Smith o pensando alla prima Suzanne Vega (provare per credere ad ascoltare il primo ed omonimo album).