Spigolatura, forma derivata dal predicato verbale spigolare, ovvero la ricerca nel campo, dopo la mietitura, delle spighe non raccolte; in senso figurato: la ricerca minuziosa di cose rimaste in giro, qua e là, che meritano di essere raccolte e non disperse.
Una rubrica dove potrete trovare non dei dischi minori, ma dischi che per svariati motivi, ritardo nella scoperta, passa parola un pochino lungo, poco tempo a disposizione, formati di pubblicazione inusuali (7 o 10 pollici, formato negletto ma bellissimo), passione scoppiata in ritardo, e via dicendo, non hanno trovato lo spazio che avrebbero comunque meritato al momento della pubblicazione.
Una recensione minimale, tre, quattro, paragrafi in tutto, per, come dicono gli inglesi, racchiudere in una nutshell il mood della release e solleticare una curiosità nel lettore.
Il quarto numero potete immaginarlo come un vecchio 7 pollici, da un lato tre gruppi della scuderia Fuzz Club, tutti accomunati da un approccio kraut e/o “psichico”; dall’altro lato i due combo della piccola Iabel tedesca It’s Eleven records, ci fanno scavallare nella wave degli anni ottanta.
Skloss
The Pattern speaks
2025 (Fuzz Club Records)
La coppia (anche nella vita privata) anglo-americana Karen Skloss e Sandy Carson definiscono il loro sound come space gaze.
Definizione che rispecchia la struttura dei brani dell’album che si basano su di un crescendo di riff monolitici ricchi di effetti e di riverberi, che, giunti al culmine, risultano essere dei veri e propri assalti sonici.
Esempio paradigmatico del modus operandi degli Skloss è proprio il primo pezzo che dà il titolo all’intero album: "The Pattern Speaks", dove su di un giro iniziale di chitarra con effetto riverberato, si aggiunge la batteria e poi via via riff di chitarra sempre più distorsivi.
Tale metodo compositivo, che ricorre nei diversi pezzi del disco, ricorda Psychocandy, il primo LP dei Jesus & Mary Chain (che quest’anno festeggia 40 anni, ndt.) che sotto tonnellate di fuzz nascondeva delle melodie pop (per credere ascoltare l’incipit di "Imagine 100 Dads"); qui, però più che di wave, i territori frequentati devono molto al rock cosmico tedesco (vedasi la mini suite "Plugged Into Jupiter").
Splitterzelle
Splitterzelle
2025 (Fuzz Club Records)
Altro duo, altro disco “tremebondo”: gli Splitterzelle arrivano dalla Renania e, come molti gruppi tedeschi, risultano fortemente influenzati da quella stagione (forse irripetibile) che i critici inglesi definirono kraut rock.
Su di una base ritmica ossessiva, nello spettro sonoro della band si addizionano sonorità elettroniche e noise (vedasi "Golem" e "Resilience", di cui troverete in calce il video in cui, come da avvisi sui maggiori broadcast televisivi, sono presenti luci lampeggianti).
Nel sound della band troviamo anche la lezione della minimal-techno (vedasi "Discipline" e soprattutto "Shield") nonché l’omonima "Splitterzelle".
Personalmente, penso che il duo dovrebbe battere di più la strada intrapresa col brano più “atmosferico” del lotto, ovvero "Periphery", ma qui entra in gioco la discrezionalità.
Verstärker
Live at the Fuzz Club Festival 2024
2025 (Rubber Duck Records)
Per chiudere la trilogia, ecco il live dell’esibizione dello scorso anno al Fuzz Club Festival in quel di Eindhoven, dei Verstärker (pubblicato dalla label sussidiaria Rubber Duck).
Sarà che all’inizio dell’anno mi sono comprato il triplo LP che riproduce il concerto dei Can a Brighton nel 1975, ma il trio del Kentucky, del trittico qui recensito, mi paiono quelli più vicini ad una genuina attitudine kraut.
Come già scritto sopra, poiché sono passati oramai cinquanta anni da quella stagione, per fortuna, nel sound della band troviamo altre influenze, ma sostanzialmente per gli amanti del cosiddetto motorik beat questo è un disco, come si diceva una volta, da avere.
Tra i vari brani una nota di merito per "Ad Unum ad Astra" e la conclusiva "Mit Gluck", una cavalcata sonora della durata di oltre dieci minuti.
Nella migliore tradizione del genere, il video che segue ripercorre tutta la performance della serata.
Fotokiller
Eerie Nostalgia
2025 (It’s Eleven Records)
I Fotokiller sono nati a Berlino nel 2018 e dopo un breve scioglimento nel 2019, si sono riuniti nell'estate del 2020 pubblicando nel giorno di San Valentino del 2021, via Colossus Tapes, la loro prima tape.
Il primo album su vinile è uscito nel 2023 su Order05 Records e oggi viene ristampato dalla label It's Eleven Records.
Le coordinate della band sono quelle di una dark wave basata su di una sezione ritmica incalzante e chitarre taglienti, su cui si staglia la voce femminile della cantante: d’altra parte il titolo del disco dice già tutto “nostalgia misteriosa”.
10 brani per poco più di mezz’oretta, note di merito per "Control", "Stop the World" (sotto il link del video su You tube) e il pezzo finale "Echoes".
Mantarochen
Cut my brainhair
2025 (It’s Eleven Records)
Formatasi nel 2022, i Mantarochen trovano il loro habitus naturale in un sound che si abbevera alle fonti del post-punk e della coldwave.
Il trio - Diana (voce), Tammi (basso) e Sebi (chitarra) - combina chitarre fredde e riverberanti con linee di basso pulsanti e ritmi incalzanti che oscillano tra nostalgia malinconica ed energia grezza.
Pubblicato solo su cassetta il loro debutto - otto brani per una ventina di minuti scarsi, tutti non oltre i tre minuti di durata (a differenza del video su youtube relativo ad una precedente produzione) - intriga parecchio.
“Piccoli” goth crescono…