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Klara e il sole
Kazuo Ishiguro
2021  (Einaudi)
LIBRI E ALTRE STORIE
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07/06/2021
Kazuo Ishiguro
Klara e il sole
Un libro apparentemente “semplice”, quasi una favola per adulti, che però tocca temi molto seri e complessi come ad esempio l’inquinamento, i rapporti tra gli esseri umani e quello tra esseri umani e intelligenza artificiale.

“Tu credi al cuore umano? Non intendo semplicemente l'organo, è ovvio. Parlo in senso poetico. Il cuore umano. Tu credi che esista? Qualcosa che rende ciascuno di noi unico e straordinario?”

 

Kazuo Ishiguro è considerato uno degli scrittori contemporanei più famosi e influenti al mondo; è nato a Nagasaki, in Giappone, nel 1954, ma vive in Inghilterra da quando aveva 6 anni.

Ha scritto 8 romanzi e una raccolta di racconti; nel 1989 ha vinto il Man Booker Prize per “Quel che resta del giorno”; nel 2008 il Times l’ha inserito fra i 50 migliori autori britannici dal 1945 ad oggi, e nel 2017 è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura, perché “nei romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”.

I suoi libri hanno anche ispirato due pellicole importanti come “Quel che resta del giorno” e “Non lasciarmi”.

Klara e il sole” è il suo nuovo romanzo, il primo dopo il Premio Nobel. Un libro apparentemente “semplice”, quasi una favola per adulti, che però tocca temi molto seri e complessi come ad esempio l’inquinamento, i rapporti tra gli esseri umani e quello tra esseri umani e intelligenza artificiale. La storia è ambientata in America, il luogo dove tutto è possibile, in un futuro indefinito, in cui la popolazione umana è divisa tra una élite di persone “potenziate”, vale a dire geneticamente migliorate e non “potenziate”. 

Tutti questi temi, però, non sono sviscerati dall’autore, non troviamo quesiti, approfondimenti e nemmeno soluzioni, ma semplici accenni capaci, grazie alla poetica di Ishiguro, di stimolare la fantasia del lettore e di aprirlo a una moltitudine di riflessioni da approfondire con sé stesso, in base alla propria sensibilità verso gli argomenti trattati o al bagaglio di esperienze personali.

Klara, la protagonista, è un robot umanoide molto sofisticato, dotato di intelligenza artificiale. Trascorre le sue giornate a guardare con grande attenzione, attraverso i riquadri in cui si fraziona il suo campo visivo, ogni singolo dettaglio di quella piccolissima porzione di mondo che le appare al di là dalla vetrina del negozio in cui abita, nell’attesa di essere “adottata” dalla famiglia giusta.

Klara, però, a differenza degli altri AA, dimostra fin da subito di possedere una grande curiosità e uno spiccato spirito di osservazione, che fanno affiorare in lei riflessioni che sorprendono, perché sono profonde e pregne di una certa sensibilità emotiva. In più momenti, infatti, si prova la sensazione che Klara non sia un robot, ma una bambina, perché proprio come i bambini possiede quel desiderio di apprendere, scoprire e conoscere che porta, giorno dopo giorno, ad accumulare esperienze e a plasmare la propria personalità.

Klara, come tutti gli altri AA, è stata progettata con l’intento di far compagnia ai piccoli umani, per evitare che si sentano soli. Così, tutti i giorni, all’interno del suo negozio, c’è un viavai di bambini accompagnati dai propri genitori, in cerca dell’amico artificiale ideale.

Quei riquadri attraverso i quali vede la realtà circostante sono i suoi occhi, ma lei non si limita a vedere, lei guarda con attenzione e più guarda e più vuole sapere: “mi sentii prima confusa e poi sempre più affascinata dalle misteriosissime emozioni che i passanti mostravano di fronte a noi. Mi rendevo conto che se non fossi riuscita a decifrare almeno alcuni di quei misteri, quando fosse arrivato il momento non avrei saputo rendermi utile al mio bambino come dovevo.”.

Osserva senza sosta Klara e distingue le emozioni, impara a riconoscerle, a classificarle e a ritrovarle dentro sé stessa, lasciandosi inondare il più possibile dai raggi del sole che per lei rappresentano vita e nutrimento: “…dopo alcune ore lontano dal sole, un AA cominciava a sentire una certa sonnolenza e a preoccuparsi di avere qualcosa che non andava”.

Non passa molto tempo e Klara viene scelta da Josie, una ragazzina di circa quattordici anni, gravemente malata. Klara sente di appartenerle fin da subito e prova per lei un sentimento di forte attaccamento, assai simile all’amore.

Certo, Klara è stata progettata per questo, per “imparare” quanto più possibile dagli esseri umani, per assorbire e riflettere i loro comportamenti, per fare compagnia, accudire e assecondare, ma ciò che prova per Josie, sembra andare ben oltre, perché quella che era la sua missione iniziale, “far compagnia”, giorno dopo giorno, si trasformerà in qualcosa di molto più importante e cioè salvarle la vita e impedirle di morire.

Ed è proprio questo che, per certi versi, rende Klara “umana”. Perché è lei ad “estendere” i confini della sua missione, ad architettare un piano, seppure ingenuo e infantile, e a decidere di agire in totale autonomia per tentare di salvare Josie, e lo fa come se fosse dotata di una sorta di “libero arbitro”, quello stesso libero arbitrio che dovrebbe caratterizzare e soprattutto distinguere l’intelligenza umana da quella artificiale. Farà di tutto per portare a compimento il suo piano, e non ci penserà due volte, anche quando si ritroverà a dover sacrificare una parte di sé stessa.

Klara ha fede e speranza, anche se forse non sa bene cosa siano, crede nella forza e nel potere della luce e del sole - che all’ora del tramonto si fa gigante, nutre e riempie - a cui si rivolge senza sosta, come fosse un Dio, ed è estasiata dalla natura, si ferma a contemplarla. Si preoccupa dell’inquinamento e capisce che può fare molto male al mondo e agli esseri umani.

Il suo sguardo, ovviamente, è limitato, ed è proporzionato a quella che è la sua piccolissima esperienza di vita o meglio, al suo piccolissimo bagaglio di esperienze empiriche, e anche quando parla della morte, non sa cosa sia per davvero, che cosa comporti, ma, nonostante ciò, con la sua determinazione e positività, riesce a contagiare anche gli adulti di questa storia e a convincerli che il suo piano, nonostante possa apparire sconclusionato e bizzarro, potrebbe funzionare davvero per salvare Josie, se solo riuscisse, attraverso una serie di azioni, a convincere il sole a prestare la giusta attenzione. In fin dei conti, Klara è davvero come una bambina, vive con incanto, è pregna di speranza, quella stessa speranza a cui si aggrappano tutti gli esseri umani quando desiderano tanto qualcosa.

Klara e il sole” è un romanzo delicatissimo, di quelli che scorrono via lenti. Il suo andamento, infatti, è molto cinematografico e non mi sorprenderei se tra qualche anno diventasse un film, anzi, sarei pronta a scommetterci. La narrazione genera una certa suspense, l’interazione tra i vari personaggi dà vita a dialoghi intensi e dinamici, veri, che risucchiano e fanno sentire nella storia, come uno spettatore presente sulla scena, che guarda e ascolta, con il desiderio fortissimo di prendervi parte. Certi dialoghi sembrano il preludio di storie nuove, che stanno di lato a quella principale, come se ne fossero un’estensione appena accennata. Pagina dopo pagina le domande si accavallano, sembrano non trovare mai risposta, ma poi, all’improvviso, il racconto si apre e tutti i pezzi del puzzle trovano il loro posto.

Una storia genuina, pura, di quelle che non contengono Happy Ending forzati e tantomeno ricatti emotivi per il lettore. Un romanzo che vi consiglio di leggere, perché attraverso lo sguardo puro e amorevole di Klara sulla vita, non si può fare a meno di ritrovare un pizzico di fede, speranza e positività. E quando dico fede, non mi riferisco solo e necessariamente a quella in Dio, ma anche a quella in una qualsiasi altra forma di energia che in un modo o nell’altro governa le nostre esistenze.

“Mr Capaldi pensava che dentro Josie non ci fosse niente di tanto speciale da non poter essere proseguito. Diceva alla madre che aveva cercato dappertutto e non l’aveva mai trovato. Ma adesso credo che non cercasse nel posto giusto. C’era invece qualcosa di molto speciale, ma non era dentro Josie. Era dentro quelli che l’amavano.”

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