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REVIEWSLE RECENSIONI
09/08/2019
SOUTHERN AVENUE
Keep On
Disco voluttuoso e trascinante, Keep On si tiene lontano da passatismi e stereotipi, mantenendo altissima la temperatura e rileggendo il genere con rinnovato vigore e inusitata freschezza

Sono passati due anni dall’omonimo esordio datato 2017, e finalmente i Southern Avenue sono riusciti a guadagnarsi l’attenzione del pubblico e della stampa specializzata. Già, perché il primo album, per quanto splendido, era passato, almeno alle nostre latitudini, quasi sotto silenzio. Keep On, che segna il passaggio del combo dalla Stax alla Concord Records, conferma tutte le cose buone e le aspettative che avevamo sui Southern Avenue, band che si propone come una delle realtà più interessanti in circolazione quando c’è da rileggere un suono classico con spunti di originalità.

Quale sia il piatto forte della casa è chiaro fin dal nome del gruppo: la Southern Avenue attraversa Memphis (Tennesse) da est a ovest, fino a prendere il nome di McClemore Avenue, la strada dove si trova Soulville, ovvero il palazzo della Stax Records.

Il quintetto ha voluto chiamarsi proprio così, Southern Avenue, come a voler rimarcare orgogliosamente le proprie radici e ha tracciare un’immaginaria retta che congiunge la grande tradizione nera della celebre label alla proposta musicale contenuta nei loro dischi. Soul, r’n’b, funky e gospel, declinati con un accento rock blues, sono le frecce all’arco della band capitanata dalla vigorosa vocalist Tierinni Jackson: un sound che pesca a piene mani dal passato Stax (etichetta sotto la quale è uscito l’esordio) rivisitato però in chiave moderna.

Nati come blues band fondata dal chitarrista Ori Naftaly, i Southern Avenue hanno progressivamente mutato suono, cambiando la line up originaria, con l’inserimento della sorella di Tierinni, Tikyra Jackson, alla batteria, Daniel McKee al basso e Jeremy Powell alle tastiere. E’ stato soprattutto l’influsso delle due sorelle Jackson che, come da miglior tradizione, sono cresciute cantando nel coro di una locale chiesa, a influenzare il nuovo corso del gruppo.

Sono dodici canzoni in scaletta, tutte suonate e arrangiate benissimo: sezione ritmica potente, groove micidiali, spolverate di hammond, arrangiamenti di ottoni, la chitarra di Naftaly, musicista essenziale e dalle solide radici rock blues, e soprattutto la voce di Tierinni Jackson, una che sulle note alte va a nozze e tira certi acuti da far tremare il vetro delle finestre.

Travolgenti quando spingono il piede sull’acceleratore funky (Jive, Swichup e Whiskey Love), grintosi quando imboccano la strada del rock blues (il riff hendrixiano di She Gets Me High, The Tea I Sip) classicissimi nei rimandi sixties della conclusiva We’re Gonna Make It, suono Stax millesimato.

Disco voluttuoso e trascinante, Keep On si tiene lontano da passatismi e stereotipi, mantenendo altissima la temperatura e rileggendo il genere con rinnovato vigore e inusitata freschezza.


TAGS: black | keepon | R&B | recensione | review | soul